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Roma
Rifiuti, sigilli al tesoro di Spagnoli, uomo chiave di Cerroni, morto nel 2012

A quattro anni dalla morte di Arcangelo Spagnoli, considerato il perno del sistema creato da Cerroni per gestione dei rifiuti nel Lazio, “scampato” al processo, ancora in corso per associazione per delinquere perché deceduto, arriva il sequestro del suo tesoretto di quadri.

I militari appartenenti al Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma ed al Reparto Operativo Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri, hanno dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Roma nei confronti dei suoi eredi.
Spagnoli aveva a lungo rivestito la carica di Responsabile Unico del Procedimento in seno all’Ufficio del Commissario Straordinario per l’Emergenza Ambientale della Regione Lazio e in tale ruolo, come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. di Roma il 2 gennaio 2014 nei confronti, tra gli altri, di Cerroni, aveva operato come “vera e propria quinta colonna dell’organizzazione”, una volta “deposta l’imparzialità del pubblico dipendente”. In quel periodo Spagnoli aveva illecitamente accumulato un cospicuo patrimonio, nettamente sproporzionato rispetto ai redditi percepiti, che la normativa antimafia ha consentito di aggredire, anche se nella disponibilità degli eredi.

Le opere sequestrate sono 24, di arte moderna e contemporanea, del valore stimato di oltre mezzo milione di euro, che comprendono quadri, stampe e sculture di noti autori, tra i quali Salvador Dalì, Renato Guttuso, Mario Schifano, Franco Angeli, Marcello Avenali e Pericle Fazzini.
Tali sequestri si sommano ai beni mobili ed immobili, tra cui sette appartamenti situati tra Roma e Siena e Lugano, un capannone industriale, un immobile ad uso commerciale, un impianto fotovoltaico nella provincia di Macerata, conti correnti e quote sociali di diverse società, già sequestrati dalla Guardia di Finanza nell’ambito della medesima Misura di Prevenzione (l’originario decreto di sequestro è stato emesso dal Tribunale di Roma il 14 luglio 2015) nei confronti degli eredi di Spagnoli, per un valore complessivo di circa 8 milioni di euro.

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