Roma
Roma: assedio Kebab e fast food in Centro, Comune: “Solo imprese di qualità”
Il presidente della Commissione Commercio Alemanni spiega perché è saltato il divieto ai laboratori artigianali nella città storica: “Nuove regole per imprese"
Il Centro Storico di Roma invaso da kebabari e hamburgerie. Questo è ciò che temono comitati e associazioni con il nuovo regolamento sul commercio. Ma Andrea Alemanni, il presidente della Commissione Commercio, assicura: “Con le nuove regole apriamo le porte, ma solo a imprenditori di qualità”.
Le nuove regole, discusse con i cittadini, e poi approvate in una riunione congiunta tra le Commissioni Commercio, Cultura e Regolamenti, confermano il divieto di aprire nuovi negozi di souvenir e nuovi minimarket. Per questi ultimi ci saranno anche limiti ai trasferimenti. Ma tra le altre cose abolisce il divieto di aprire nuovi “laboratori artigianali alimentari”, ovvero paninerie, hamburgerie, pizzerie a taglio, paninerie.
“Con le nuove regole e condizioni - spiega il presidente della Commissione Commercio - non sarà più possibile per il primo improvvisato aprire il suo locale. Ci vorranno investimenti importanti, da parte imprenditori seri e di alto livello”.
Il nuovo regolamento come incide sul problema della malamovida?
“Sulla malamovida c'è già l'ordinanza che limita la somministrazione di alcool, con la chiusura delle attività alle 22. La nostra delibera incide anzitutto con il divieto di aprire nuovi minimarket nella zona Unesco”.
Parliamo allora dei minimarket. Quali sono queste nuove regole?
“Ovviamente non possiamo far chiudere i minimarket preesistenti, ma vietiamo l'apertura di nuovi minimarket. Il trasferimento è ancora consentito ma a certe condizioni. Le regole precedenti permettevano i trasferimenti senza limiti e ciò ha creato una concentrazione di minimarket in certe aree della zona Unesco rispetto ad altre. Per evitare che questo accada ancora, le nuove regole prevedono che chi vuole trasferire il minimarket lo potrà fare solo in un locale di minimo 100 metri quadri. La corsa verso i luoghi commercialmente più appetibili sarà quindi molto più difficile. Affittare un locale da 15 metri quadri a Castro Pretorio è molto meno costoso che affittarne uno da 100 metri quadri a Monti o a Trastevere. Quel tipo di commercio quindi finisce”.
E per quanto riguarda i laboratori alimentari artigianali e quindi hamburgerie, paninerie e simili. Come si cambia?
“Questo tipo di attività potrà aprire, abbiamo tolto il divieto. Tuttavia abbiamo posto delle condizioni: per prima cosa il locale dovrà essere di almeno 80 metri quadri. Poi se si vuole permettere la consumazione sul posto, il locale dovrà necessariamente avere il bagno, cosa che prima non era richiesta. Con consumazione sul posto intendo non il servizio al tavolo e occupazione di suolo pubblico, bensì i clienti che consumano al bancone. L'obiettivo è far arrivare in zona Unesco un'imprenditoria forte. Infatti per rispettare queste nuove prescrizioni bisogna essere degli imprenditori seri, non il primo improvvisato che prende e apre una panineria. Serve un investimento importante”.
L'intento di questa nuova delibera è quella di portare un commercio di più alta qualità nella città storica. Ci si potrebbe chiedere: come si può conciliare questo tipo di attività con un commercio di più alta qualità?
“Si concilia grazie a queste regole e questi paletti che abbiamo messo. Tutti questi requisiti mettono il Centro Storico al riparo dall'avventura di chiunque voglia prendersi un locale di 15 metri quadri per mettersi a vendere panini. Questo ti porta verso un'imprenditoria di più alto livello che genera prodotti di alto livello. È l'unico modo. Il divieto assoluto degli scorsi anni non ha funzionato”.
E come risponde alle critiche dei comitati che temono che nel Centro Storico spunteranno come funghi pizzettari, hamburgerie, kebabbari ecc.?
“Innanzi tutto è impossibile che ne aprano così tanti, perché mancano proprio i locali. Senza contare che queste attività negli ultimi quattro anni sono diminuite del 40%. Il che significa che è un business in decrescita. Se vogliamo riportarlo a Roma, dobbiamo necessariamente consentirgli la possibilità di aprire e fare impresa, ma a condizioni serie e complesse. Vogliamo consentire a imprenditori seri di fare impresa. Non ci sarà più posto per improvvisati e avventurieri”.
Roma si appresta a ospitare il Giubileo del 2025. Che succederà?
“Con queste nuove clausole e vincoli, il commercio offerto ai turisti che arriveranno sarà di più alta qualità. Inoltre nei prossimi mesi potremo apportare ulteriori correttivi”.
L'intento di questa delibera è portare a Roma un commercio e anche un turismo di più alta qualità. In che modo, secondo lei, riuscirà a farlo?
“Ci riuscirà attirando imprenditori di alto livello. Consentiamo agli imprenditori di investire ma solo se rispettano i nuovi vincoli, clausole e paletti. Il divieto assoluto non solo è poco efficace, ma ha anche l'effetto di desertificare il commercio, producendo bassa qualità e rendite di posizione. Se non consento nuove aperture e non potendo chiudere quelli che c'erano già da prima, il risultato è che quelli che ci sono già rivendono le licenze a prezzi assurdi. E così si creano rendite di posizione. Consentendo invece queste aperture con queste condizioni complesse, impediamo le rendite di posizione e apriamo il mercato a imprenditori seri”.