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Roma
Roma, bullismo: 2 anni di insulti e minacce e la scuola minimizza. La denuncia

di Valentina Renzopaoli

Bullismo, insulti e minacce per due anni, tra le mura scolastiche, alla presenza indifferente dei compagni e nel quasi totale silenzio di professori e preside. “Ciccione de m... ti spacco la faccia, se non consegni la verifica in bianco te ammazzo de botte, te spacco la testa”.

 


La denuncia ad Affaritaliani.it arriva da una mamma disperata che dopo aver sporto denuncia ai Carabinieri, ha deciso di raccontare la sua storia affinché “tutti sappiano, si spazzi via il velo dell'omertà e i genitori si decidano a denunciare episodi che possono segnare per sempre i loro figli”.

Il racconto della mamma
Luca (il nome è di fantasia) ha 15 anni e frequenta il secondo anno dell'istituto alberghiero Domizia Lucilla di via Cesaro Lombroso a Roma. Da oltre venti giorni il ragazzo ha smesso di frequentare la scuola: “Mio figlio ha paura di tornare in classe, ora che gli episodi sono venuti alla luce, lui è terrorizzato”, racconta la mamma.
La signora K. e suo marito hanno scoperto solo di recente quanto avveniva da almeno due anni: in tutto questo tempo Luca è rimasto in silenzio a subire per timore o vergogna. Ma l'ultimo episodio di violenza, accaduto all'inizio di marzo, ha scoperchiato il vaso e svelato il quadro desolante della situazione.
I bulli sarebbero tre, due maschi di origine straniera, e una ragazza italiana. Nella denuncia presentata alla stazione dei Carabinieri di Montespaccato si legge: “Le violenze da parte dei due adolescenti su mio figlio sono iniziate nell'ottobre/novembre 2015. Spesso questi due ragazzi senza apparente motivo, approfittando dell'orario di ricreazione, hanno in diverse occasioni percosso mio figlio con schiaffi, calci e pugni e a parole del tipo “testa de cazzo, ciccione de merda, cojone”.

Le violenze di una compagna di classe
Ma a sconvolgere di più è la testimonianza che riguarda la violenza verbale e psicologica da parte di una compagna di classe: “Devi consegnare in bianco la verifica di ricevimento, se te azzardi a falla mortacci tua, te ammazzo de botte, te spacco la testa”. Parole agghiaccianti ripetute anche in altre occasioni, come quando la ragazzina voleva impedire a Luca di entrare a scuola in occasione di uno sciopero sindacale: “Non devi entrà a scuola, se entri te meno, te faccio menà...hai rotto er cazzo de entrà sempre”, si legge sempre nell'esposto.
Il ragazzo sarebbe stato preso di mira, in particolare, per la sua attività di volontariato presso la Protezione civile e preso in giro per essersi preso una cotta per una compagna di classe. Luca è stato isolato, bloccato dalla chat di gruppo di WhatsApp, relegato in un banco da solo, nel silenzio e nell'indifferenza assordante degli altri ragazzi e dello stesso istituto scolastico, secondo quanto racconta ancora la signora K.

L'appello
“Non ci siamo sentiti tutelati dalla scuola, che non ha preso alcun provvedimento né ha voluto convocare alcun consiglio di classe sui fatti accaduti e confermati da più persone. Mi sono sentita dire: “Più che sgridare gli alunni, non possiamo fare nulla”, le sembra possibile?” si sfoga. “Combatterò contro i mulini a vento ma non mi voglio fermare qui. I professori sapevano e non hanno fatto nulla, bisogna che i ragazzi imparino a confidarsi e i genitori a denunciare”.

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alberghiero romabullismocarabinierilucilla domizia

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