Roma
Roma, per il Campidoglio 2020 sarà corsa a tre: Meloni, Alfonsi e Di Battista
A Roma è già tensione pre-elettorale, i protagonisti delle Comunali 2020 secondo i rumors. Mentre Salvini bombarda la Raggi
di Fabio Carosi
Giorgia Meloni per Fdi e Lega; Sabrina Alfonsi per il Pd dopo le primarie inevitabili e, a sorpresa, Alessandro Di Battista per il Movimento Cinque Stelle. E' già partito il conto alla rovescia per le elezioni comunali a Roma con tanto di scommesse sulla data delle consultazioni: maggio 2020, un anno prima della scadenza naturale del mandato di Virginia Raggi, ormai costretta all'angolo.
Ad accelerare il processo di cambiamento e convincere i partiti ad una veloce riorganizzazione come se si dovesse votare domani, è il cocktail micidiale tra debolezza politica del sindaco, unita alla serie di flop amministrativi che hanno reso “ridicola” l'immagine di Roma nel mondo: dalle Olimpiadi negate, alla bufera sullo stadio, transitando per arresti eccellenti (De Vito) e per i servizi ridotti ormai al lumicino, oltre all'assenza cronica di un piano di rilancio per la città, a partire dall'economia e dall'occupazione. Se poi aggiungiamo il bombardamento mediatico bi-settimanale del ministro Salvini, è chiaro che la Raggi è destinata a capitolare anzitempo.
Il quadro politico è ormai chiaro e diventerà definitivo il giorno successivo alla proclamazioni degli aletti al Parlamento Europeo. A sinistra lo scenario è completo: saranno in tre a concorrere per le primarie dalle quali il Pd estrarrà giocoforza il candidato donna: Sabrina Alfonsi, attuale presidente del Municipio Roma I, quello del centro storico martoriato dalla scarsa attenzione del Movimento e ormai terreno di scontro su decoro, commercio e vivibilità. A rendere il percorso difficile ma non impossibile, i colleghi del Terzo Municipio, Giovanni Caudo e Amedeo Ciaccheri del Municipio Roma VIII. Perché il Pd di Zingaretti una certezza post Marino e Giachetti l'ha capita: per riconquistare il Comune di Roma occorre ricominciare dal territorio e dalle gente, oppure puntare sulle liste civiche. E chi meglio dei tre presidenti può concorrere al governo della città? Così il tris è completo con la Alfonsi in vantaggio perché rotto l'incantesimo che non voleva una donna alla guida del Campidoglio, l'esperienza Raggi ha insegnato che si può fare, soprattutto se dall'altra parte sarà inevitabilmente in corsa Giorgia Meloni alla quale la presidenza di un partito nazionale come Fratelli d'Italia non basta per compensare l'ultima tornata elettorale romana, quando Forza Italia ha preferito perdere con Alfio Marchini. E per Giorgia il Campidoglio è un chiodo fisso, soprattutto da quando l'asse con Salvini le ha fornito la certezza di interpretare il “pensiero destro” di Roma meglio delle briciole di Forza Italia.
E il Cinque Stelle? Scontata l'impossibilità tecnica di ricandidare la Raggi, la vera sorpresa ma neanche troppo sarà Alessandro Di Battista, aspirante falegname provetto e “ricoverato” nella panchina di Viterbo in attesa che la Raggi finisca di farsi male da sola. Salvo rivoluzioni all'interno dei fan della piattaforma Rousseau e candidature improbabili è l'unico nome che potrebbe concedere una seconda possibilità al Movimento, stavolta guardando di voti di quello che una volta era il centrodestra.
Con i tre presidenti di Municipio targati pd è davvero difficile che stavolta l'M5S possa ancora attingere ai voti del centrosinistra. La prossima battaglia dunque, si gioca in quella Roma che ha sempre guardato a destra. Da quando poi c'è Salvini che impazza parlando della Capitale, quel pezzo di città ha ripreso vigore.