Scontrino gate, Marino in tribunale. Il pg chiede condanna di 2 anni e 6 mesi
Marino: "Se sono un ladro, sono un ladro scemo e incapace di intendere e di volere"
Lo scontrino gate pende sopra la testa dell'ex sindaco di Roma Ignazio Marino. Il procuratore generale chiede una condanna di 2 anni e 6 mesi per il presunto utilizzo di soldi pubblici per scopi personali.
Il magistrato ha sollecitato la condanna dell'ex primo cittadino davanti ai giudici della Corte d'Appello di Roma che si è riunita per discutere del caso datato 2013-2015. Marino, finito a processo per peculato, falso e truffa era stato affrancato da tutte le accuse all'esito del processo con rito abbreviato conclusosi nell'ottobre del 2016.
Le contestazioni per le quali la procura generale ha sollecitato la condanna riguardano decine di cene che l'ex sindaco avrebbe pagato con la carta di credito del Campidoglio pur non trattandosi di occasioni istituzionali.
Ma Marino ribadisce la propria innocenza: “Voglio affermare con grande chiarezza che mai nella mia vita e nelle funzioni di sindaco ho utilizzato denaro pubblico per motivi personali", dichiara davanti ai giudici della terza corte d'appello di Roma.
Secondo l'accusa, tra il luglio del 2013 e il giugno del 2015, Marino, avrebbe pagato 56 cene, "nell'interesse suo, dei suoi congiunti e di altre persone non identificate; in particolare, tramite l'indebito utilizzo del suddetto strumento di pagamento".
Per quanto riguarda l'accusa di truffa, legata alla onlus Imaginie di cui Marino era stato tra i fondatori, il pg ha invece chiesto la conferma della sentenza di primo grado, che aveva visto il politico assolto.
Riguardo alla onlus, fondata nel 2005 per portare aiuti sanitari in Honduras e in Congo, il chirurgo dem era accusato di aver procurato un ingiusto profitto di 6 milioni di euro tra il 2012 e il 2013 dichiarando il falso con amministrazione finanziaria e Inps.
Marino ha spiegato di "aver donato nel 2014 10mila euro del proprio salario alla città di Roma e di non aver chiesto alcun rimborso al Campidoglio", portando ad esempio gli incontri con il presidente della Roma James e con il sindaco di New York De Blasio quando cancellò una vacanza privata negli Usa, trasformandola in appuntamenti di lavoro. Marino ha anche ricordato ai giudici di essersi presentato spontaneamente in Procura, quando scoppiò la vicenda giudiziaria che lo riguardava, per chiarire subito ogni questione offrendo "a chi indagava le chiavi della mia agenda elettronica". L'ex sindaco ha infine concluso sottolineando di aver rinunciato al suo stipendio di senatore ancora prima della sua nomina a primo cittadino di Roma lasciando oltre 80mila euro nelle casse pubbliche.
"Se sono un ladro - ha detto - sono un ladro scemo e incapace di intendere e di volere".