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Roma
Smog, inquinamento record. Greenpeace diffida la Regione: “È crisi sanitaria”

Allarme smog: biossido d'azoto e polveri sottile schizzano alle stelle e la Capitale soffoca. Greenpeace e ClientEarth diffidano la Regione e lanciano l'allerta: “Nel Lazio è crisi ambientale e sanitaria".

 

 

Le due organizzazioni ambientaliste chiedono a gran voce, attraverso una lettera, un nuovo "Piano di Risanamento per la Qualità dell'Aria", sottolineando la gravità della situazione e l'urgenza del provvedimento. La normativa seguita dalla Regione in materia sarebbe infatti datata 1999, obsoleta e carente rispetto alle esigente più recenti della Capitale e non solo. Un'arretratezza legislativa che ha colloca il Lazio oltre i limiti inquinanti consentiti, mettendo gravemente in pericolo i propri residenti: "Le omissioni delle istituzioni hanno, purtroppo, conseguenze gravi per la qualità dell’aria e la salute dei cittadini nel Lazio - si legge nella nota di Greenpeace e ClientEarth - con livelli di inquinanti costantemente fuorilegge. A sette anni dalla data di entrata in vigore dei valori massimi di concentrazione annuale di NO2, a Roma le soglie legali sono superate anche del 50%. La serie storica dei rilevamenti di ARPA Lazio rivela che la capitale ha livelli di inquinamento da NO2 minori, di pochissimo, solo a quelli di Torino, e spesso più alti di quelli di Milano - si legge nel comunicato - Non va meglio con il PM10 nel frusinate, e in particolare nella Valle del Sacco: in dodici anni di vita della normativa su questo inquinante, i valori limite giornalieri sono stati superati puntualmente, anno dopo anno, fin quasi tre volte il numero consentito (fino a 93 giorni di sforamento nel 2017). Insomma, una 'piccola Pianura Padana' nel centro Italia e una qualità dell’aria tra le peggiori in Europa".

Non una semplice lettera di denuncia, bensì una vera e propria diffida diretta alla Regione, messa spalle al muro dalle due associazioni. "La Regione Lazio ha ora un massimo di 60 giorni per mettere mano al Piano per la Qualità dell’aria e introdurre misure efficaci ed idonee ad assicurare, al più presto, il rispetto dei valori limite previsti dalla normativa vigente. In caso di ulteriore inerzia, Greenpeace Italia e ClientEarth non esiteranno a rivolgersi al Tar del Lazio - continua la nota - Un'azione simile contro Regione Lombardia ha già dato risultati lo scorso anno. Il ricorso al TAR della Lombardia, fatto da Cittadini per l’Aria Onlus con il sostegno di ClientEarth nel febbraio 2017, ha spinto la Giunta regionale a dare il via in aprile all’aggiornamento del PRIA, il Piano Regionale degli Interventi per la qualità dell’Aria. Greenpeace e ClientEarth ricordano che secondo l’ultimo report dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA), a livello europeo, l’Italia è il Paese con il più alto numero assoluto di morti premature stimate in relazione al NO2, con oltre 17 mila casi. A preoccupare, oltre ai valori assoluti, è l’incidenza sanitaria media di questo inquinante – tipico delle emissioni dei motori diesel - sulla popolazione, che mostra valori quasi doppi (0,28 casi ogni 1000 abitanti) rispetto alla media Ue".

Insomma, una situazione non più tollerabile, che porta Andrea Boraschi, responsabile della campagna Trasporti di Greenpeace Italia, a dettare un ultimatum e lanciare un appello al futuro presidente della Regione Lazio: "Mentre l’Italia è sotto procedura d’infrazione in Europa, a un passo dal deferimento alla Corte di Giustizia per la sua inazione contro l’inquinamento atmosferico, la Regione Lazio manca persino di tenersi al passo con la legge; e abbandona la Capitale e ampie porzioni del suo territorio a una situazione ambientale gravissima, con conseguenze sanitarie per la popolazione inaccettabili. Chiediamo a chiunque si candidi a governare la Regione di approntare presto un nuovo Piano di Risanamento per la Qualità dell’Aria e chiediamo sia un impegno comune a tutti i candidati, per recuperare quanto sin qui colpevolmente non è stato fatto".


 

 

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