Roma

Stadio della Roma: la Corte dei Conti prepara la “mazzata” per il Comune

L'indagine della Corte dei Conti pronta ad abbattersi su Raggi & Co. Il Tavolo della Libera Urbanistica avvisa: “C'è una responsabilità politica del sindaco”

Stadio della Roma: tutti sapevano che il terreno di Tor di Valle era “congelato” da un pignoramento e tutti sanno che su Virginia Raggi, dirigenti e funzionari del Comune che hanno lavorato al dossier Nuovo Stadio, si potrebbe abbattere l'indagine della Corte dei Conti, aperta a gennaio di quest'anno, che sarebbe prossima alla conclusione.

Con quest'ultimo documento ufficiale sul pignoramento del terreno, l'indagine su un ipotetico danno erariale potrebbe chiudersi, ma come quantificare l'eventuale conto? A spiegare la serie di atti pubblici che potrebbero essere considerati uno “spreco” è l'architetto Francesco Sanvitto del Tavolo della Libera Urbanistica, associazione che per prima aveva denunciato il lavoro inutile che stava svolgendo il Comune di Roma sulla richiesta del proponente, Eurnova.

Sanvitto lei è stato sempre contrario allo Stadio a Tor di Valle, perché c'è l'ipotesi di danno erariale? Quale è lo spreco da parte del Comune?

“Partiamo da un principio: per un'operazione urbanistica come quella di Tor di Valle dove si fa una variante generale di Piano Regolatore, la nostra legge stabilisce che la variante non può che essere fatta dall'Amministrazione pubblica. Non può essere proposta da un privato che ha degli interessi. Così come la Variante di Prg non è mai passata perché la Legge sugli Stadi non prevedeva uno strumento per un privato, significa che tutto l'apparato del Comune, dai tempi di Caudo che ha detto per primo che lo stadio era una nuova centralità urbana, sino a tutti quelli che hanno seguito questa legge che parla di modifiche alle cubatura, hanno mandato avanti un progetto e facendo lavorare l'apparato tecnico e dirigenziale per promuovere un progetto che dal punto di vita della legittimità urbanistica era profondamente sbagliato e che prima o poi si sarebbe incagliato”.

Quindi il danno sarebbe l'utilizzo improprio delle risorse comunali?

“Esatto, l'utilizzo improprio per promuovere un progetto urbanistico generale proposta da un privato”.

Lei è stato mai sentito dalla Corte dei Conti?

“Sì sono stato sentito e ho anche fornito dei documenti. Ma c'è un altro danno che potrei immaginare, il fatto che l'apparato pubblico sia stato orientato al progetto dello Stadio ma anche ad altri progetti che sono poco legittimi ha fatto sì che la città di Roma, che è una città di 3,5 mln di abitanti, si è trovata ad avere per l'iter corrente dei progetti sì è trovata ad avere gli uffici completamente bloccati con 3 anni di ritardo sui progetti presentati per avere il permesso a costruire. Questo comporta che sono state presentate centinaia di istanze al Tar per avere un commissario ad acta e il Comune le sta perdendo tutte e i danni li paga il Comune. Siamo di fronte ad un ennesimo danno erariale, il secondo”.

Chi sarebbero i responsabili del danno?

“C'è una responsabilità politica ed è del sindaco e degli assessori e poi il Direttore del Piano Regolatore e giù a cascata”.

Secondo lei è quantificabile?

“Li farà la Corte dei Conti, ma se qualcuno gestisce gli uffici pubblici come se fossero privati i conti si fanno facilmente”.

“Come finirà la vicenda dello stadio dopo la vicenda dei terreni?

“Noi l'avevamo detto prima e la consigliera Grancio l'aveva chiesto prima di fermare la macchina. Quindi nessuna scoperta. Secondo me è una fortuna, tanto lo Stadio si sarebbe ugualmente fermato. E' una salvezza per l'amministrazione”.

Addio stadio della Roma?

“Penso di no, lo stadio della Roma verrà fatto e spero su un terreno ragionevole. Se la Roma chiede al Comune un terreno in diritto di superficie per un certo numero di anni si evitano migliaia di metri cubi di cemento per fare strade e servizi”.

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