Roma

Stadio Roma, nuove “bombe” in Procura: Sanvitto: ”La Raggi era stata avvisata"

Il Tavolo dell'Urbanistica non molla: si indaga sui terreni di Tor di Valle dove dovrebbe nascere lo stadio. Sanvitto-Parnasi il faccia a faccia

di Fabio Carosi

Contro lo Stadio della Roma a Tor di Valle come se fosse una crociata e, ora, anche contro Virginia Raggi denunciata per aver “aggirato il voto del Consiglio Comunale sulla variante”. Dietro i comitati, seduto sul tavolone della Libera Urbanistica, c'è sempre lui: Francesco Sanvitto, l'architetto che fa tremare lo Stadio.

 

Allora architetto Sanvitto, il prossimo atto della battaglia contro lo Stadio della Roma?
“Lo deve fare la magistratura. La denuncia che ha fatto più scalpore dell'altro giorno era la più leggera. Ce ne sono altre due molto più profonde”.

Quali?
“Una è la ripresa che ci ha chiesto di fare Ferdinando Imposimato prima di morire, che chieste a Italia Nostra di portare avanti l'inchiesta sulla bancarotta fraudolenta della Sais, la società proprietaria di Tor di Valle. Ora abbiamo trovato importati testimonianze e c'è la magistratura che sta ancora indagando. L'altra è un esposto basato sui contenuti delle osservazioni fatte alla pubblicazione della variante generale al Piano Regolatore E siamo curiosi di vedere come saranno scritte le controdeduzioni dei tecnici del Comune di Roma. E sarà bene che ci pensino due volte a interpretare la legge in modo non troppo scorretto”.

Sembra una minaccia a dirigenti e funzionari del Comune...
“Ci mancherebbe altro. La cosa preoccupante è che le leggi che hanno norme chiare vengono travisate sempre a vantaggio della struttura privata che ha fatto la proposta”.

Lei pensa che lo lo Stadio si farà?
“Spero che si faccia perché i calciatori e i loro supporter hanno diritto ad avere uno stadio che gli piaccia. Ma non deve essere fatto contro l'interesse pubblico. Che scelgano il luogo giusto”.

Sta tirando la volata a qualche costruttore, o ci sono aree pubbliche che potrebbero essere un'alternativa a Tor di Valle?
“Ci sono anche terreni pubblici. E se un costruttore ha un terreno a 'verde pubblico attrezzato' ha la possibilità di fare lo stadio. Tutte le opere in più di Tor di Valle nascono per la localizzazione sbagliata. Lì lo stadio non si può fare perché è basato su una speculazione edilizia che serve a ripagare i vecchi debiti”.

Domanda all'urbanista: da qui ai prossimi 20 anni che succederà a Roma?
“Spero che i tanti gruppi e cittadini che non si sono interessati al territorio diventino sempre più colti rispetti ai sistemi di trasformazione urbana delle città. E che non si facciamo incantare dagli slogan. Vale per Roma, vale per tutta l'Italia e vale anche per Genova. Non c'è Paese dove si decide di demolire 3 km di viadotto e 1 km quasi di campate di ponte quando basterebbe rifare la campata crollata. Nessuno ha fatto le prove statiche sul resto della struttura. Stiamo spendendo miliardi perché tutti pensano che il guadagno sia nelle grandi opere. Purtroppo Roma come tutto il nostro Paese non ha bisogno di grandi opere ma di migliaia decine di migliaia di piccole opere. Invece di soldi per le cattedrali, soldi per rifare la case di tutte le città”.

Resisterà la Raggi sino alla fine della legislatura?
“Ha una tale faccia tosta che ce la farà e probabilmente sta studiando anche come candidarsi per un secondo mandato”.

Ma chi è veramente Francesco Sanvitto?
“Un friulano trapiantato a Roma”.

Dove però ha fatto business...
“Ho sempre condiviso con chi mi stava vicino le cose che si facevano. Ho lavorato a Parigi, in Algeria e in giro per l'Italia, fuori da ogni schema politico pur avendo un cuore anarco-comunista. La tessera del Pci l'ho ridata dopo la morte di Enrico Berlinguer, quando ho capito che la questione morale non si sarebbe più risolta”.

E l'amore per il 5 Stelle come è cominciato?
“Non ho mai avuto amore, ho sempre pensato che un movimento politico per poter andare avanti doveva darsi degli ideali. All'inizio, a parte le boutade da giullare di Beppe Grillo, mi aveva affascinato l'idea che ci fossero dei giovani che volevano cambiare. Mi sembrava che solo con le nuove generazione si potesse uscire dal pantano in cui ci trovavamo, dove di fatto ogni partito era colluso con l'altro e poi diventavano tutti intercambiabili”.

Ma questo Tavolo perché si chiama della “libera“urbanistica?
“Perché indica la libertà dal sistema politico. L'urbanistica è condizionata dal sistema politico. Gli urbanisti che hanno incarichi dal sistema politico seppur si sentono indipendenti – non servono l'amministrazione ma i dettami del potere di chi gli dà l'incarico in quel momento”.

Quindi gli urbanisti sono asserviti?
“Sono in qualche modo ubbidienti. Nessuno morde la mano che gli dà da mangiare. Avete mai visto bandi pubblici per fare i Piani Regolatori Generali? Oppure a quelli che fanno i Piani qualcuno ha mai chiesto quali sono i principi e le idee con le quali vogliono realizzarli? La pianificazione è ad uso di chi governa e chi governa è sottoposto a pressioni di potentati economici e così la pianificazione sparisce”.

Senta architetto, nei locali della sua società in lungotevere Gassman, in via Tirone precisamente, c'è stata la sede del comitato elettorale di Virginia Raggi e la sede della grande festa per la sua elezione. Tutto sembra nato lì e ora è diventato la spina nel fianco del sindaco. Le sembra normale? Che è accaduto?
“Il Movimento è nato nelle piazze e nei gazebo, in rete il movimento è fluido e questo è il problema. Se avesse avuto sedi dove incontrarsi e guardarsi in faccia sarebbe stato più produttivo. Invece una sede basata sul web non può che comunicare con i suoi adepti – e noti bene che ho detto adepti - attraverso schemi semplificativi. Così a furia di semplificare non si sono accorti che la realtà è complessa e che c'è bisogno di dibattiti e analisi. E questo non c'è mai stato. Il tentativo che ho fatto di superare lo strumento effimero fa sì che l'immagine della politica che si ha diventi uno slogan”.

Lei si sente tradito dal Movimento?
“Per essere tradito bisogna in qualche modo aver aderito. Il Movimento non era un partito al quale aderire formalmente con una tessera, i principi erano principi di default: onestà, competenza, cose banali. Penso che il tradimento sia quando tu stai facendo un'azione e qualcuno te ne fa una contraria. Invece quando i portavoce hanno avuto un minimo di potere non hanno più portato la voce di nessuno. Il tradimento è stato verso quei miseri principi che portavano avanti”.

Parliamo di Stadio della Roma. E' vero che lei ha incontrato privatamente Luca Parnasi?
“Sì me lo ha fatto conoscere un giornalista”.

E di cosa avete parlato?
“Posso dire ridendo del più e del meno. Quando ho scoperto che di fronte a me era seduto l'allora responsabile della società che promuoveva lo stadio ho chiesto di parlare di tutto tranne di stadio. Con lui mai parlato”.

Posso farmi portavoce di un dubbio collettivo: non ci crederà nessuno...
“In verità ho provato a dire più volte le furberie che erano portate avanti. Gli ho detto 'mi stai simpatico'. Sì, un giovane, simpatico con voglia di fare, con idee un po' confuse sul sistema degli investimenti immobiliari. Credo che chi viene da una famiglia ricca e che ha avuto molti facilitatori possa avere un'immagine deformata.  Aveva idee confuse ma decisamente una persona garbata”.

Invece il suo rapporto con Virginia Raggi?
“Virginia Raggi non faceva parte del Tavolo, è venuta più volte e ogni volta che c'erano problemi nella parte del territorio che lei seguiva, come a Santa Maria della Pietà. Ora che potrebbe finalmente affrontarlo lo fa in maniera diversa. Insieme a Daniele Frongia e a Marcello De Vito – l'ho pure accompagnato quando venne presentato il progetto dello stadio - gli davamo sempre le prove che il progetto dello stadio era un totale imbroglio. Non rispettava le norme urbanistiche generali e quelle della Legge sugli stadi. Ciò che dicevano Frongia e Raggi all'epoca delle riunioni lo trovate ancora in Rete. E dal Tavolo li abbiamo avvertiti più volte che era pericoloso andare avanti e gli abbiamo chiesto anche di fare una denuncia. Quando l'hanno fatta e volevano il seguito degli ambientalisti, invece di fare un esposto sui 4 motivi di illegittimità ne hanno fatto uno con 50 motivi”.

L'ha più sentita la Raggi dopo l'elezione?
“No assolutamente. Anzi, poco dopo che è stata eletta ci siamo incontrati su un aereo per Torino e manco mi ha salutato”.

Architetto Sanvitto, dica la verità, col suo ghigno un po' satanico, si sente la spina nel fianco dell'amministrazione Raggi?
“Io penso che lo stadio cadrà con un tonfo sonoro. Il vero problema è la spina che abbiamo da sempre tutti e cioè che il Movimento non ha cambiato la politica rispetto alla gestione del territorio. È la spina nel fianco di Roma e dei Romani dalla fine del 1800”.

Cioè, si continua a fare affari vendendo il suolo?
“Si continua con un sistema di corruzione e il sistema corruttivo è cambiato. Si è trasformato da Tangentopoli ad oggi e in peggio. E' diventata non una corruzione di persone ma di sistema, politico e amministrativo. Buona parte dell'apparato è succube del sistema politico e il sistema politico è incrociato. Tutti si vendono per un piatto di lenticchie. Il dirigente fa carriera e diventa indifferente chi gli fa fare carriera. Lo spoil system non serve più. Con l'M5s a Roma trovi ai vertici personaggi come il vicesindaco Bergamo, l'assessore Montuori e la capa della segreteria dell'Urbanistica che vengono dal Pd. Quest'ultima era la responsabile politica della segreteria di Morassut. Con il 5 Stelle in Campidoglio i nemici di prima sono diventati i migliori collaboratori e, guarda caso, lo Stadio che è il più grande dei problemi dal punto di vista della realtà oggettiva in realtà è il più piccolo in termini di business. Gli ex Mercati Generali sono un regalo a chi investe che vale almeno 300 mln”.

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