Superbatteri resistenti agli antibiotici: paura negli ospedali. Le cause
Il ministero della Salute vara il piano per combattere le 12 famiglie di germi ad altissima pericolosità
I superbatteri resistenti agli antibiotici stanno diventando sempre più temibili e inarrestabili e si diffondono soprattutto nei reparti degli ospedali fino a diventare un problema drammatico.
"Per quanto riguarda l'antibioticoresistenza - afferma Walter Ricciardi, presidente Istituto Superiore di Sanità (ISS) - l’Italia è maglia nera in Europa ma il fenomeno è mondiale. Se non si interviene, entro il 2050, i germi multiresistenti potrebbero causare 10 milioni di decessi l'anno”.
Dalla Klebisella all'Escherichia coli, dallo Stafilococco aureo alla Tubercolosi: le infezioni batteriche contratte in ospedale colpiscono ogni anno in Italia circa 284.100 pazienti causando da 5.000 a 7000 decessi. Ma per fronteggiare il pericolo, è imminente il varo del primo Piano contro la resistenza agli antibiotici, annunciato nei giorni scorsi dal Ministero della Salute.
Questo uno dei temi affrontati nel corso dell'evento AHEAD - Achieving HEalth through Anti-infective Defense, promosso da MSD Italia e che si è tenuto lunedì presso l'Acquario di Roma. Hanno partecipato, fra gli altri, Walter Ricciardi, presidente dell'Istituto superiore di Sanità, Nicoletta Luppi, presidente e amministratore delegato Msd Italia, azienda leader nella ricerca di nuovi antibiotici antiresistenti e Federico Gelli, membro della XII commissione Affari sociali della Camera dei deputati.
Le colpe delle industrie farmceutiche
La minaccia è planetaria, ed ha cause biecamente mercantili: per anni le aziende farmaceutiche non hanno investito in questo settore e preferito ambiti più remunerativi. Le infezioni intra-ospedaliere riguardano oggi l'8-12% dei pazienti ricoverati. In Europa si verificano annualmente 4 milioni di infezioni da germi antibiotico-resistenti che causano oltre 37mila decessi con un costo stimato di circa 1,5 miliardi all'anno; negli Stati Uniti sono 2 milioni i soggetti colpiti da un'infezione resistente agli antibiotici con circa 50mila morti e una spesa che supera i 20 milioni di euro. In Italia la resistenza agli antibiotici si mantiene tra le piu' elevate in Europa e quasi sempre al di sopra della media europea. Nel nostro Paese ogni anno dal 7% al 10% dei pazienti va incontro a una infezione batterica multiresistente con migliaia di decessi.
L’Oms (organizzazione mondiale sanità) ha stilato una prima lista di 'ricercati' speciali : sono le 12 famiglie di batteri più pericolosi al mondo, resistenti agli antibiotici attualmente utilizzati e che, dunque, rappresentano la più grande minaccia per la salute pubblica globale. L'elenco - il primo del genere - dei patogeni 'prioritari', nasce con con l'obiettivo di guidare e promuovere la ricerca e lo sviluppo di nuovi farmaci mirati. A preoccupare sempre di più sono batteri gram-negativi, contro i quali diversi antibiotici sono ormai armi spuntate. La lista dell'Oms è divisa in 3 categorie, a seconda dell'urgenza del bisogno di avere a disposizione nuovi farmaci.
Il "pericolo" negli ospedali
Il gruppo più critico è rappresentato da batteri multi-resistenti, che costituiscono un pericolo in ospedali, case di cura e per quei pazienti che hanno bisogno di device come ventilatori meccanici e cateteri: fra questi 'super bug', Acinetobacter, Pseudomonas e diverse Enterobatteriacee (Klebsiella, E. coli, Serratia e Proteus), che possono causare varie infezioni del sangue e polmoniti. Sono ormai resistenti a un gran numero di antibiotici, inclusi i carbapenemi e le cefalosporine di terza generazione. Del secondo e del terzo gruppo fanno parte batteri resistenti che causano malattie più diffuse come gonorrea e intossicazioni alimentari. "Con questa lista cerchiamo di assicurare che ricerca e sviluppo rispondano ai bisogni prioritari di salute pubblica - sottolinea Marie-Paule Kieny, responsabile Oms per i sistemi sanitari e l'innovazione - Se lasciamo tutto al solo mercato, gli antibiotici di cui abbiamo più bisogno non arriveranno in tempo".