Roma

Talpa in Procura Roma, processo Marianera: l'ora della verità. Tutte le accuse

La praticante avvocato, in carcere dal 14 febbraio assieme al fidanzato Jacopo De Vivo, martedì 10 ottobre dovrà difendersi davanti ai giudici

Camilla Marianera torna a piazzale Clodio. Non da praticante avvocato ma da imputata per corruzione in atti giudiziari. Un'accusa da cui domani mattina, martedì 10 ottobre, dovrà difendersi davanti ai giudici. Secondo l'accusa, infatti, la ragazza - già collaboratrice dell'assessore alla Sicurezza Monica Lucarelli - avrebbe venduto informazioni riservate su intercettazioni, pedinamenti o dispositivi applicati per conto della Procura a persone sotto indagine. 

Con lei in aula ci sarà anche il fidanzato Jacopo De Vivo - recluso a Regina Coeli - da cui il destino e la giustizia l'hanno divisa nel giorno di San Valentino. Da otto mesi i due fidanzati sono in carcere.

Rigettate tutte le richieste di scarcerazione

L'ultima notizia che ha portato Camilla Marinanera sui giornali è stata la bocciatura della richiesta di scarcerazione avanzata dalla difesa della praticante avvocata finita in carcere a Roma e accusata insieme al suo compagno Jacopo De Vivo di corruzione in atti giudiziari. Il tribunale del Riesame di Roma ha confermato la precedente ordinanza non accogliendo la richiesta della difesa di arresti domiciliari.

Carcere duro

Già lo scorso marzo il tribunale del Riesame aveva ribadito il carcere per la ragazza. Marianera e De Vivo sono accusati dai pm capitolini Giulia Guccione e Francesco Cascini, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, che hanno chiesto e ottenuto il giudizio immediato, di avere venduto in cambio di mazzette, notizie coperte dal segreto istruttorio. Tra i vari clienti anche un membro del clan Casamonica.

Atto d'accusa

Secondo l'atto d'accusa dei pm, dal 2021 al dicembre 2022, i due fidanzati "erogavano utilità economiche a un pubblico ufficiale allo stato ignoto, appartenente agli uffici giudiziari di Roma e addetto all'ufficio intercettazioni, perché ponesse in essere atti contrari ai doveri del suo ufficio, consistenti nel rilevare l'esistenza di procedimenti penali coperti dal segreto, l'esistenza di intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, atti remunerati mediamente nella misura di 300 euro a richiesta". Per Marianera lo scorso giugno si è aperto il processo davanti ai giudici dell'ottava sezione penale che vede tra le parti civili la Presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero di giudizio mentre De Vivo ha optato per il rito ordinario.

La prima udienza

Nella prima udienza, durata appena 15 minuti, è stata accolta la lista dei testi e ascoltato il responsabile dell'ufficio intercettazioni che ha spiegato il modus operandi e i codici utilizzati in sala ascolto. 

Quanto rischiano De Vivo e Marianera

Sicuramente chi rischia di più è proprio Camilla Marianera: la corruzione in atti giudiziari prevede una pena edittale di 12 anni. A queste vanno aggiunte altre accuse minori che porterebbero la bella aspirante avvocato - in caso di condanna - a circa 15 anni di reclusione. De vivo rischia meno: ha scelto la strada del rito abbreviato che comporta uno sconto di un terzo della pena e quindi potrebbe cavarsela con 10 anni. 

 

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