Terrorismo, arrestato un affiliato dell'Isis. Reclutava adepti per la guerra
L'uomo è stato indottrinato all'Islam durante una detenzione del carcere di Velletri
“Apostolo” dell'Isis, reclutava adepti per le zone di combattimento del terrorismo islamico nelle carceri del Lazio. Un tunisino di 34 anni sospettato di essere un affiliato a Ansar Al- Sharia, un'organizzazione libica ritenuta legata ad al Qaida, è stato arrestato. L'uomo è stato indottrinato durante la detenzione del carcere di Velletri.
L'uomo possedeva una bandiera del gruppo terroristico Ansar al-Sharia del tutto simile a quelle del califfato dell’Isis. Sulla bandiera sono presenti delle scritte in arabo nella parte superiore che individua la “Shaada” ossia la professione di fede “non vi è altro Dio oltre Dio”; al centro compare il cd. sigillo di Maometto che si traduce in : “Mohamed è il messaggero di Allah”; sotto il logo centrale la scritta “Ansar al Shari-a”, simbolo dell’organizzazione terroristica operativa in Tunisia e Libia.
Dalle indagini è stato ricostruito il percorso di “radicalizzazione religiosa” dell'uomo iniziato durante la prima detenzione nel carcere di Velletri nel 2011. Da tale istituto di pena, ove era ristretto per violazione della legge sugli stupefacenti, era uscito profondamente cambiato, iniziando a praticare l’Islam con assiduità nelle moschee della città. Proprio in questo periodo, lo stesso viene in contatto con i fratelli tunisini della Shari-a dell’organizzazione terroristica operativa in Tunisia e Libia.
Territori questi ultimi da cui Hmidi sembra particolarmente attratto, considerate le molte ore di filmati da lui guardate, sul web, inerenti l’ISIS e la sua volontà di trasferirsi in Siria per combattere per il Califfato.
Il N.I.C. ha raccolto e analizzato importanti elementi investigativi che hanno dimostrato non solo la pericolosità di Hmidi Saber ma anche riscontrato, nei diversi istituti penitenziari in cui è stato ristretto, la sua particolare capacità di indottrinamento dei compagni di detenzione.
L’indagine ha dimostrato l’appartenenza di Hmidi Saber all’organizzazione terroristica Ansar Al Shari’a e con l’operazione odierna è stata interrotta la sua azione di proselitismo e di reclutamento di adepti da inviare, allo loro scarcerazione, nei teatri di combattimento per il compimento di atti terroristici.
L’attività di monitoraggio ha, infatti, permesso di rilevare che, nel febbraio 2015, Hmidi Saber si è posto a capo di un gruppo di preghiera con la finalità di creare problemi di natura gestionale e di adattamento con gli altri detenuti.
Il suo modus operandi ha assunto un carattere violento a partire da giugno 2015, quando presso il carcere di Civitavecchia è stato il mandante di una vera e propria spedizione punitiva, con bastoni e sgabelli, nei confronti di un detenuto che si era lamentato delle preghiere notturne che il gruppo, guidato dall’indagato, imponeva all’interno della sezione di appartenenza.
Anche presso la Casa Circondariale di Frosinone, dove era stato trasferito per motivi di sicurezza, nel mese di luglio 2015, si è reso nuovamente protagonista di una violenta aggressione nei confronti di un detenuto italiano che aveva contestato i continui ed insistenti discorsi inneggianti all’Islam. La vittima è stata dapprima circondata da diversi detenuti di fede musulmana facenti parte del gruppo di preghiera e poi malmenato con calci, pugni e con oggetti contundenti che gli hanno procurato tagli profondi al collo ed alla schiena.
Il NIC in tale frangente ha raccolto ulteriori elementi investigativi in ordine all’opera di radicalizzazione ed indottrinamento dell’HMIDI tanto che nell’agosto 2015, anche un suo compagno di preghiera ha denunciato alla Polizia Penitenziaria di aver subito dall’ HMIDI soprusi e imposizioni.
Nel corso delle attività tecniche di intercettazione delle telefonate tra l’Hmidi e il padre, il N.I.C. ha raccolto non solo la preoccupazione del genitore per le scelte del figlio ma anche elementi che confermano la conoscenza diretta dell’indagato con un leader di Ansar Al Shari’a, tale Zarrouk Kamal, morto in Siria nella città di Raqqa, nota roccaforte del DAESH.
Trasferito presso l’Istituto penitenziario di Napoli Secondigliano, per motivi di ordine e sicurezza, l’HMIDI si è reso responsabile, nel maggio 2016, di una violenta aggressione ai danni di un detenuto nigeriano di fede cristiana.
Assegnato al carcere di Salerno, per motivi di sicurezza, l’HMIDI è stato protagonista di numerose violazioni penali e disciplinari tra le quali anche quelle di minaccia nei confronti degli operatori di Polizia Penitenziaria intervenuti per la risoluzione delle diverse criticità dallo stesso create. In un caso specifico HMDI urlò agli agenti che gli avrebbe tagliato la testa se non lo avessero accontentato nelle sue richieste, cercando nel contempo di coinvolgere i compagni di detenzione nelle azioni turbative.
Nel settembre 2016, trasferito, sempre per motivi di sicurezza, alla C.C. di Viterbo, si è reso anche protagonista di un evento di grave nocumento per l’incolumità del personale di Polizia penitenziaria e degli altri detenuti, allorquando ha appiccato un incendio doloso nella sua camera. Nell’occasione, all’atto dell’intervento del personale di Polizia penitenziaria, teso alla messa in salvo di tutti i detenuti del reparto, Hmdi ha aggredito gli agenti.