Un esercito comunista marcia su Roma. Falce e martello, il ritorno del PC (senza la i) - Affaritaliani.it

Roma

Un esercito comunista marcia su Roma. Falce e martello, il ritorno del PC (senza la i)

di Alberto Berlini

Alessandro Mustillo ha 26 anni, è ad un passo dalla laurea in giurisprudenza ma ha avvisato il relatore della tesi che alla discussione non sarà presente: sarà impegnato nella corsa al Campidoglio. Sul petto una importante bandiera, un nome di un partito che porta indietro nel tempo. “Quando la politica era una cosa serie e non un tavolo dove si discutono affari”. I romani a giugno nei seggi troveranno il simbolo della falce e martello e la sigla del partito comunista italiano. “Non solo per il comune ma anche per i municipi. E molti avranno una sorpresa” promette Alessandro al telefono con il cronista di Affaritaliani.it
Mangiate ancora bambini?
“Mi permetta una battuta, non solo non li mangiamo ma non li compriamo neppure”.
Non mi dica che è tornata la sinistra in blue jeans e mani sporche di grasso?
“Alle liste rosé preferiamo la falce e martello”.
Niente alleanza a sinistra del Pd e niente listone con Marino, Fassina e Bray?
“Marino è stato senatore del PD, ha partecipato alle primarie per la segreteria nazionale di quel partito, da sindaco ha portato avanti le politiche di attacco ai diritti dei lavoratori, la riduzione dei servizi pubblici. Sì, è stato capace di opporsi a alcuni meccanismi di corruzione che coinvolgevano il suo stesso partito e gliene rendiamo merito, ma non basta per farne un candidato alternativo.
Fassina ha fatto parte del governo Letta, quello delle larghe intese con Berlusconi che lo sosteneva e ha lavorato per anni come economista per il Fondo Monetario Internazionale, è stato nella segreteria nazionale del PD come responsabile delle politiche economiche e del lavoro”.

Il Partito Comunista correrà con la propria lista in autonomia rischiando di essere marginali
“Diciamo no alla scelta tra Renzi e D'Alema, la nostra è una logica diversa anche da quella che era la segreteria di Bersani: la vera sinistra a Roma è il Partito Comunista. Nelle nostre liste saranno candidati lavoratori, studenti, disoccupati, pensionati. E con un impegno: il 50% dei nostri candidati avranno meno di 30 anni”.
Con quanti voti considererete la vostra attività un successo?
“Fare quanto ha fatto nel 2013 la federazione delle sinistre, l'1% sarebbe una buona base di partenza. Ma il nostro è solo l'inizio di un percorso. Intanto ritornerà un simbolo che in troppi rischiavano di dimenticare, ripartiamo forti di un consenso importante nelle scuole. Sono ventimila i voti raccogli dal fronte della gioventù: è vero molti a giugno non potranno votare ma lo faranno tra 5 anni. Stiamo crescendo perchè riportiamo la politica dove deve stare. Il nostro obiettivo è ricostruire il partito e radicarci nelle periferie, lontano dai palazzi ma in mezzo al popolo, nei quartieri e negli istituti tecnici che stanno formando la classe operai di domani. E' un esercito di nuovi comunisti che farà vedere una nuova strada e che ricostruirà questa città”.
Quali temi portabandiera?
“A Roma ci sono 200mila immobili sfitti appartenenti a banche e grandi società che hanno costruito solo per speculare. Esiste una norma che permette la possibilità di espropriare quelli di proprietà di grandi gruppi ed aziende. L'emergenza casa può essere risolta in un attimo”.
Leggendo il vostro programma vi muovete in un terreno battuto da molti movimenti come quello per i diritti della casa, penso ad Action
“I movimenti devono uscire dall'ambiguità che li contraddistingue, con molti leader legati alla Sinistra Italiana e Sel”.
Sel, una sinistra che si è contraddistinta nell'ultima consiliatura per aver portato a casa il successo sui diritti civili. Ricordo in sezione quando un vecchio comunista sbraitava contro quest'eccessiva attenzione ai diritti degli omossessuali
“Se solo avessero fatto la stessa battaglia per i diritti sociali. Diamo per assodati i diritti civili, ma non dimentichiamoci che quello che conta di più è la fine della precarietà. Noi vogliamo una sinistra che non sia il liquidatore fallimentare dei diritti dei cittadini romani. Nel nostro programma vogliamo assumere le 50mila persone che vivono in un limbo di diritti tra Campidoglio e municipalizzate”.
Quella del liquidatore fallimentare è uno slogan che avete rubato ai 5 Stelle?
“Ma il loro è davvero solo uno slogan. Il Movimento 5 Stelle non ha la cultura del mondo del lavoro ma del cittadino consumatore, manca una idea di società come si è visto dalle esperienza fallimentare delle città in cui stanno amministrando”.

La bandiera la conosciamo, lo slogan?
“A Roma non basta un nuovo singolo, serve la rivoluzione”
Più massimalista di così...
“Vogliamo dare protagonismo alle lotte dei lavoratori, alle richieste che vengono dai quartieri delle periferie romane. Ci riallacciamo alla migliore esperienza del PCI tradita negli ultimi anni. Non siamo animati da nostalgia, ma dalla convinzione che le nostre idee sono assolutamente attuali e necessarie per Roma. Alle liste rosé preferiamo la falce e martello”.