Roma
Usura all'interno del patronato, soldi prestati a strozzo con tassi del 300%
All'interno del patronato un sistema di prestiti a strozzo, con tassi del 300% all'anno
Usura all'interno di una patronato, soldi prestati a strozzo a famiglie in difficoltà con tassi d'interesse folli. Anche tra il 20% e il 25% al mese, circa 300% l'anno.
L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica – Gruppo di lavoro reati gravi contro il patrimonio e stupefacenti, nasce dalla denuncia presentata nel novembre 2017 da una donna che, dopo essersi rivolta a un patronato del quartiere di Centocelle per una pratica di finanziamento, per far fronte a impellenti spese mediche, era rimasta vittima di veri e propri usurai. Non essendo riuscita ad ottenere il prestito, la donna era stata costretta ad accettare le condizioni capestro imposte dagli indagati, che si erano offerti di concederele direttamente il denaro richiesto ma con l’applicazione di tassi di interesse mensili oscillanti tra il 20% e il 25%, corrispondenti a circa il 300% annuo.
Gli approfondimenti del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno portato alla luce un più ampio sistema ai danni di diverse persone, le quali, a cusa del mancato accesso al credito legale, erano cadute nella “trappola” dell’usura, orchestrata dalla titolare dell’ente associativo, dai suoi due figli e da un quarto soggetto nel ruolo di “finanziatore”. L’erogazione delle somme era “schermata” dalle finalità del patronato, ovvero quelle di offrire assistenza agli utenti per l’espletamento delle varie pratiche amministrative. Nel corso di perquisizioni, i Finanzieri hanno rinvenuto, tra l’altro, un vero e proprio “libro mastro” in cui venivano annotate, con certosina precisione contabile, le somme prestate e le relative restituzioni, comprensive degli esosi interessi applicati.
Le intercettazioni hanno inoltre fatto emergere la “professionalità” dell’attività criminosa, evidenziando l’assoluta prudenza utilizzata dai protagonisti della vicenda nelle reciproche interlocuzioni, caratterizzate dall’uso di un gergo “cifrato”, secondo il quale i prestiti erano “torte” o “feste” o “compleanni” o “album”, le rate “regali” e gli interessi “candeline” o “figurine”.