Roma
Visa, Mastercard, American Express, PagoBancomat: ecco chi guadagna e chi perde con le commissioni sulle transazioni. All'orizzonte piattaforme low cost
L'economista indignato. Il professor Alberto Frau analizza la vicenda delle commissione sui pagamenti. Le soluzioni per un sistema più sostenibile e inclusivo. Criticità e vie d'uscita
A prescindere da quanto accaduto in questi giorni, con il blocco del "sistema dei pagamenti elettronici", resta il fatto che, per i commercianti, accettare i "pagamenti elettronici" comporta un onere. Dall’altro lato, però, è pur vero che tali pagamenti sono un servizio e la loro graduale imposizione si collega, anche, ad un giro d'affari enorme che interessa banche e altri prestatori del servizio di pagamento, i cosiddetti "circuiti".
I pagamenti elettronici sono diventati una componente fondamentale dell’economia moderna, agevolando transazioni rapide e sicure. Tuttavia, l'obbligatorietà del loro utilizzo e i costi associati hanno alimentato un dibattito acceso tra consumatori, commercianti e operatori finanziari. La questione delle commissioni rappresenta il cuore del problema.
Come funzionano le commissioni
A ben vedere, essere consapevoli di cosa si nasconda dietro un "pagamento elettronico" è alla base di ogni apprezzamento a riguardo. Quando si acquista un bene o un servizio con una carta di debito o credito, il prestatore dei servizi di pagamento (l’"aquirer"), che ha convenzionato l’esercente (il "merchant"), addebita a quest’ultimo una commissione: la "Merchant Services Charge-MSC", che include varie componenti.
Cosa c'è dietro gli acronimi
Anzitutto, la "Merchant Interchenge Fee-MIF" relativa alla remunerazione dell’emittente la carta (l’"issuer") con cui il consumatore effettua il pagamento: la banca dell’esercente, una volta ricevuto il pagamento, trattiene, infatti, una parte dell’importo che dovrà spartirsi con il soggetto che ha emesso la carta. Queste sono le uniche commissioni che è facile da quantificare perché regolate da una legge che ne ha stabilito un tetto massimo: 0,2% della transazione per i bancomat o le carte di debito e 0,3% per le carte di credito.
"Payment scheme fee": Paese che vai, percentuale che trovi
Ma la "MSC" comprende altre componenti, il cui valore massimo non è soggetto a limiti. Trattasi delle commissioni a beneficio del "circuito" (le "payment scheme fee"), pari a una percentuale della transazione. Escludendo la maggiorazione applicata alle transazioni effettuate con una carta emessa da un prestatore di servizi di pagamento situato in un Paese non facente parte dell'area-euro, tali componenti variano dallo 0,2% per la carta di debito o bancomat (in questo caso il circuito deve verificare che quei soldi sul conto ci siano e che non sia stato superato il plafond) fino al 4% per le carte di credito (perché il circuito si assume il rischio che a tempo debito i soldi sul conto non ci siano). Infine, non bisogna dimenticare la trattenuta per il "processing della transazione" (in Italia, il costo del "Gestore Terminali").
Vantaggi dei pagamenti elettronici
I pagamenti elettronici offrono numerosi vantaggi che migliorano sia l’esperienza del consumatore sia l’efficienza operativa dei commercianti. Innanzitutto, riducono significativamente il rischio legato al contante, diminuendo la possibilità di furti e abbattendo i costi di gestione associati al deposito e al trasporto del denaro fisico. Inoltre, aumentano l’efficienza operativa poiché velocizzano le transazioni, riducendo tempi di attesa e minimizzando gli errori umani. La tracciabilità e la trasparenza dei pagamenti elettronici favoriscono il contrasto all’evasione fiscale e incrementano la sicurezza delle transazioni, garantendo che ogni movimento finanziario sia monitorato e registrato in modo accurato. Infine, offrono una maggiore convenienza per i consumatori, eliminando la necessità di portare contante e permettendo di effettuare pagamenti a distanza in modo rapido e sicuro. Questi vantaggi contribuiscono a rendere i pagamenti elettronici una componente essenziale dell’economia moderna, facilitando transazioni più sicure, veloci e trasparenti per tutti gli attori coinvolti.
Svantaggi per commercianti e consumatori
I pagamenti elettronici presentano alcune criticità che si riflettono sia sui commercianti che sui consumatori. Un primo svantaggio significativo riguarda il costo delle commissioni: l'onere delle Merchant Services Charge (MSC) riduce i margini di profitto, in particolare per i piccoli esercenti che, avendo un minor potere contrattuale, subiscono condizioni meno favorevoli dai fornitori di servizi di pagamento. Inoltre, vi è una diffusa mancanza di trasparenza, in quanto i consumatori non sono consapevoli che tali costi vengono spesso trasferiti sui prezzi finali dei beni e servizi.
Un'altra problematica è l'asimmetria di regolamentazione: mentre alcune componenti delle commissioni, come le Merchant Interchange Fee (MIF), sono soggette a limiti normativi, altre, come le payment scheme fee, non hanno tetti definiti, avvantaggiando circuiti e banche. Infine, l’imposizione normativa di accettare pagamenti elettronici penalizza quei commercianti che operano in contesti a basso margine o con un elevato volume di microtransazioni, rendendo meno sostenibile la loro attività. Questi aspetti evidenziano la necessità di un equilibrio più equo tra gli attori coinvolti nel sistema dei pagamenti digitali.
Dinamiche economiche e riflessioni
A ben vedere, le scelte normative, come i limiti all’uso del contante e gli incentivi all'adozione dei POS, hanno spinto la transizione verso i pagamenti elettronici. Questo ha generato un giro d'affari enorme per banche e circuiti, che beneficiano di ricavi crescenti senza subire un’effettiva concorrenza. Ne consegue che, il processo descritto quasi sempre invisibile all’acquirente, fa gola a tutti e va dunque "difeso a ogni costo", con buona pace del consumatore finale che, quasi sempre, subisce inconsapevolmente il ricarico di tutto ciò nel prezzo finale ("end user price") della transazione. Inoltre, qualsiasi sistema economico che si rispetti cercherà sempre di agevolare i prestatori del servizio di pagamento, cui si collegano ingenti ricavi prodotti dal cambiamento delle abitudini di utilizzo della moneta, spesso indotte da scelte dell’ordinamento giuridico (sic).
Quali commissioni per una corretta transizione digitale
Il dibattito sulle commissioni è tutt'altro che privo di senso: rappresenta una questione cruciale per garantire un’equa transizione verso l’economia digitale. Se da un lato i pagamenti elettronici offrono vantaggi significativi, dall’altro è essenziale che i costi non ricadano esclusivamente su commercianti e consumatori. Un sistema ben regolato, trasparente e bilanciato tra innovazione e giustizia economica è l’unica strada per evitare distorsioni e garantire sostenibilità nel lungo periodo. Le possibili soluzioni per affrontare le problematiche legate alle commissioni nei sistemi di pagamento elettronico possono essere articolate come segue:
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Regolamentazione più stringente. Una delle opzioni potrebbe consistere nell’estendere i tetti massimi previsti per le commissioni anche alle cosiddette payment scheme fee e ai costi di gestione associati. Questo intervento normativo avrebbe lo scopo di limitare ulteriormente gli oneri gravanti su commercianti e consumatori, rendendo il sistema più equo e trasparente.
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Trasparenza obbligatoria. È essenziale che i costi delle transazioni siano chiaramente esposti, sia per i commercianti che per i consumatori. Introdurre obblighi di trasparenza su queste voci di spesa permetterebbe di migliorare la consapevolezza degli utenti e incentivare una maggiore competizione tra i fornitori di servizi.
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Sgravi per i piccoli commercianti. Una misura utile potrebbe essere l’introduzione di incentivi fiscali o detassazioni mirate, con l’obiettivo di alleggerire il peso delle commissioni per i piccoli commercianti, spesso penalizzati da margini ridotti. Tale politica contribuirebbe a sostenere il tessuto imprenditoriale locale e a incentivare l’adozione di pagamenti elettronici.
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Promozione di circuiti alternativi. Infine, un altro intervento strategico consisterebbe nel supportare lo sviluppo di piattaforme di pagamento a basso costo o l’introduzione di sistemi basati su tecnologie locali. Questi circuiti alternativi rappresenterebbero un’opzione più economica e, potenzialmente, più accessibile per molti operatori economici.
Questi interventi, combinati o applicati in modo mirato, potrebbero contribuire a rendere il panorama dei pagamenti elettronici più sostenibile e inclusivo.
Alberto Frau è professore di Economia e gestione aziendale - Revisore legale e analista indipendente - Scrittore e saggista. Ricercatore universitario nell'Università di Roma "Foro Italico" è altresì professore a contratto in differenti master post laurea presso la Luiss Business School.
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