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Welfare salute e comunicazione
Adozioni internazionali, si accende un faro a Torino

Adozioni internazionali, poco se ne parla in termini positivi, e se accade di sentirne parlare negli ultimi tempi è solo per puntare il dito sugli errori e le malefatte.
Sul tema adozioni internazionali si è svolto un focus concreto e di prospettiva Venerdì 23 Febbraio scorso a Torino nella conferenza stampa rivolta alle forze politiche piemontesi in vista delle elezioni e messo a punto da Paolo Briziobello, commercialista, che da molti anni si occupa di adozioni internazionali e di No profit, assieme ai presidenti di due importanti associazioni per le adozioni internazionali, quali CIFA Onlus, presente con Gianfranco Arnoletti, e NAAA Onlus con Maria Teresa Maccanti.
Parlare di adozioni è parlare principalmente di amore per i bambini, non oggetti di scambio, nè di rivalsa personale sulla vita, ma solo dono di se stessi, del proprio calore famigliare, agli altri. A chi di calore non ne ha, e spesso non ne ha mai avuto.
Questo significa adottare un bambino, dare la possibilità a chi è stato abbandonato di ricevere ugualmente ad altri, ciò di cui necessita in primis: l’amore. Per formare quella famiglia che naturalmente non è stato possibile avere per questi bambini. Ed invece, spesso, non è così. Tutto si traduce in alti costi e lungaggini farraginose, tendenti più a creare problematiche che azioni positive e benefiche.

CAI, la Commissione Adozione Internazionali, Organo preposto in Italia alla vigilanza in materia, è stata di recente sotto i riflettori per il caso “ Congo”, che tutti ben ricorderemo, e non solo. CAI dovrebbe essere l’ente preposto alla sicurezza ed alla garanzia delle corrette adozioni, ma tutto ovviamente dipende da chi lo dirige e chi vi opera.
Perchè si torna lì, alla meritocrazia ed alla competenza.
Più volte è stato messo l’indice su questo, durante l’evento, proprio sul termine “competenza”. Perchè questo, alla fine, è il bandolo della matassa. Non solo in questo campo, ovvio. Ma adesso parliamo di questo.
La Commissione per le Adozioni Internazionali (CAI) è un’Autorità che ha il compito di garantire che le adozioni di bambini stranieri avvengano nel rispetto dei principi stabiliti dalla Convenzione de L'Aja del 29 maggio 1993 sulla tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale.
Tutela e rispetto, appunto, per un campo delicato ed importante che necessita di molta e debita attenzione.

Paolo Briziobello, che da molti anni ormai si occupa di questo ambito, è così intervenuto:
“Sono pochi, pochissimi in Italia i soggetti che si possono definire, a buon titolo, conoscitori del settore delle adozioni internazionali: un settore di nicchia, eppure con un grande impatto di natura sociale ed economica sul sistema Italia. Un settore che richiede altissime competenze professionali per espressa norma di legge, oltrechè la conoscenza diretta e specifica della materia delle adozioni internazionali e di tutti gli attori che compongono il mondo delle adozioni. Per adempiere al compito di tutelare l’interesse superiore del minore di avere diritto ad una famiglia, occorre avere la capacità di porsi come portatori di interessi “superpartes” e per far ció  la politica ha necessariamente bisogno di affidarsi a soggetti qualificati e competenti anche esterni alla politica. Purtroppo invece i fatti anche di cronaca degli ultimi anni accaduti nel settore hanno fatto sì che si sia assistito ad un “assalto” di pseudo “esperti” mossi solamente da interessi di visibilità personale e politica ma assolutamente all’oscuro delle norme e dei meccanismi di funzionamento specifico delle adozioni internazionali”.

Torna nuovamente alla ribalta, anche attraverso queste parole, quanto sia obbligatoriamente urgente trovare risposte e soluzioni al grave problema che le adozioni internazionali stanno vivendo. Ecco perchè questo incontro- confronto a Torino, con i candidati del territorio alle prossime politiche, per far arrivare forte e chiaro il messaggio a chi sarà eletto e siederà negli scranni del Parlamento italiano, di ciò che sta vivendo il settore delle adozioni.
Un confronto ed una discussione avvenuta con i presenti, volta a sollecitare l’interesse del mondo politico a “trovare soluzioni e strade da percorrere insieme”.

Ciò che emerge, inoltre, dalle dichiarazioni dei due Presidenti oltre che da quelle di Paolo Briziobello, è che le adozioni internazionali sono oggi un settore in grave crisi. “Siamo passati da oltre tremila adozioni nel 2011, a 1250 nel 2017- dice Arnoletti- Nonostante l’impegno degli Enti autorizzati, e le richieste pervenute.”
Evidentemente c’è un blocco che rende tutto difficile e insostenibile, bene che chi andrà a governare sappia che non è assolutamente vero che non ci sono bambini in stato di adottabilità, anzi, ad oggi ancora moltissimi di loro sono negli istituti in ogni parte del mondo. E quindi, perchè non rendere tutto più semplice? Non è giusto forse favorire il diritto agli affetti?

E’ un triennio da cerchiare in rosso per il settore delle adozioni internazionali, quello da poco concluso che riguarda la gestione della Vice presidente  Silvia Della Monica (che nel periodo ha anche ricoperto a lungo il ruolo di presidente CAI), che ha visto diverse gravi problematiche ed il dimezzamento delle adozioni. Al suo posto, è recentemente subentrata il giudice minorile Laura Laera.
Della Monica, lo ricorderemo, è stata voluta e nominata dal premier Letta, poco prima del passaggio di consegne a Renzi, ed è lei che, di fatto, ha paralizzato per un triennio il mondo dell’adozione internazionale, ed ha contributo a diffondere malessere e amarezza tra le migliaia di famiglie.
Si legge su Avvenire, che il Presidente Gentiloni e l’attuale vicepresidente Laura Laera, si siano messi al lavoro per una verifica, spiacevole ma inevitabile,che è servita però a capire le "numerose irregolarità" dell’ultimo triennio, come emerso dalla documentazione fornita a tutti i commissari. «Si è rilevato tra l’altro, in diversi casi – spiega in un comunicato la stessa Cai – la mancata corrispondenza tra numeri di protocollo assegnati ai documenti e i documenti stessi, nonché l’assenza di numerosi allegati pur in presenza del numero di protocollo relativo». ‘Le irregolarità compiute e riscontrate sarebbero in realtà ben più consistenti- scrive sempre Avvenire- ma al momento è stato deciso di non divulgare altro. Tra gli aspetti più preoccupanti ci sono le modalità con cui l’ex-vicepresidente sottoscriveva gli accordi bilaterali tra l’Italia e alcuni tra i Paesi da cui provengono i bambini. Per Burundi, Cambogia, Cina e Cile, per esempio, non è stato neppure possibile reperire i documenti originali e si è preso atto che, dopo la sottoscrizione dell’accordo, non è stato dato alcun seguito effettivo’.

Nel corso dell’incontro a Torino è stato  comunicato che è in corso una iniziativa giudiziaria in atto proprio per fare chiarezza su alcuni aspetti di natura gestionale dell’allora Presidente / Vice Presidente.
La domanda, a questo punto, pare d’obbligo: la stessa agiva per perseguire gli interessi del nostro Paese, o per danneggiare l’immagine del Governo e del Premier che lei diceva ( invece) di sostenere?
Solo una riflessione, che necessariamente fa insorgere altre ed ulteriori deduzioni, sulle quali sorvoliamo perchè, in fondo, a tutti interessa solo andare avanti nella correttezza.

 

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