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Welfare salute e comunicazione
Resilienza, la nostra vera ed unica forza

‘Resistere‘ questa è la radice, quasi divenuta parola d’ordine nelle nostre vite. Quante volte abbiamo sentito dire " Devi farcela? Sei forte" e quante volte ci siamo detti " Non posso mollare, devo crederci!". Molte. Resistere a cosa ? Agli attacchi delle persone, fin da piccoli alle ramanzine dei genitori, magari indifferenti ai nostri bisogni, alla fatica della vita, alle vicende personali negative ed ai pericoli esterni.

Ecco che il panorama, vasto di scherni, vessazioni e umiliazioni continue, può diventare palestra per allenare la nostra mente. Magari più facile farlo trovando un punto di riferimento, una guida in-teriore od esteriore, un teacher, un leader che possa racchiudere l'immagine di forza.

La presenza di una figura di attaccamento “sufficientemente buona” può divenire un elemento essenziale per sviluppare la forza, la tenacia e la perseveranza.

In psicologia si parla di resilienza come "la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità."

Vengono definite persone resilienti quelle persone che, attraverso circostanze avverse, riescono, nonostante tutto e talvolta stupendo persino le persone loro vicine, a far fronte alle contrarietà, così da poter ripartire con un nuovo slancio per la  propria esistenza, riuscendo perfino a raggiungere mete importanti ed inaspettate. Una resilienza adeguata è il risultato dell'integrazione di elementi libidico-istintivi, affettivi, emotivi e cognitivi.
La persona "resiliente" può essere considerata quella persona che ha avuto uno sviluppo psicoaf-fettivo e psicocognitivo sufficientemente integrati, ciò avviene quando l'esperienza, le capacità mentali, la capacità di discernere non solo i benefici, ma anche le interferenze emotivo-affettive che si realizzano nel rapporto con gli altri, sono tali da permettere un processo per l'integrazione.
Essere resilienti, comunque, non significa solo sapersi porre contro tutte le eventuali pressioni dell’ambiente a prescindere, ma implica di fatto la capacità di andare avanti, nonostante tutto e tutti. Ciò ovviamente non deve far pensare di essere invincibili, e non è neppure sempre possibile porlo in atto. Si possono verificare momenti della vita in cui, magari, si vengono a creare situazioni troppo pesanti da dover sopportare, così da destabilizzare. Indubbiamente chi ha già superato battaglie sarà predisposto a superarne altre con maggiore  consapevolezza.
Gli individui resilienti hanno, insomma, trovato in se stessi, nelle relazioni umane, e nei contesti di vita, tutti quegli elementi di forza per superare le avversità, i cosiddetti -fattori di protezione con-trapposti ai fattori di rischio- che di fatto portano a diminuire  la capacità di sopportare il dolore, paura e quanto altro.

Sabrina Ulivi, psicoterapeuta e Psiconeuroimmunologa,  definisce bene la resilienza come:
 "la capacità di autoripararsi dopo un danno, di far fronte, quindi di “saper andare oltre", ma non solo. Anche costruire e ri- costruire, riuscire a riorganizzare  la propria vita in modo proattivo nono-stante le situazioni difficili che fanno pensare unicamente ad un esito negativo.
Quindi, la capacità non tanto di resistere alle deformazioni, quanto quella più importante che per-mette di capire come possiamo ripristinare le nostre condizioni di massima conoscenza, scoprendo che esiste uno spazio al di là di quello delle invasioni,e scoprendo una dimensione tale che renda possibile la propria ristrutturazione. La Psiconeuroimmunologia insegna molto su questo: la grande capacità di autoriparazione che può avvenire dall’esterno all'interno anche nel corpo. Com'è possibile curare la mente attraverso il corpo? Si può fare. Basta capire il meccanismo im-munologico e biologico e si riesce a comprendere come il nostro cervello non sia altro che il pro-dotto di una consilienza di agenti che, intersecati tra loro, danno un risultato. Esempi? A migliaia. Basti pensare che l'attività fisica serve a rinforzare non solo la massa muscolare ma anche, e so-pratutto, la mente. Perché avvengono una serie di dinamiche complesse che permettono addirittura di invertire fenomeni anche di depressione, che sappiamo essere uno stato infiammatorio."
Esistono ovviamente i fattori di rischio, i quali pongono l'individuo ad una maggiore vulnerabilità agli eventi stressanti, diminuendo quindi la resilienza. A detta di Werner e Smith (1982), si annoverano qui e sono i fattori emozionali (abuso, bassa autostima, scarso controllo emozionale), interpersonali (rifiuto dei pari, isolamento, chiusura), familiari (bassa classe sociale, conflitti, scarso legame con i genitori, disturbi nella comunicazione), e di sviluppo (ritardo mentale, disabilità nella lettura, deficit attentivi, incompetenza sociale).
Mentre tra i fattori protettivi, invece, gli autori li individuano essere tra quelli individuali e familiari, l’essere primogenito, l'avere un buon temperamento, sensibilità, autonomia unita alla competenza sociale e comunicativa, autocontrollo, consapevolezza e fiducia che le proprie conquiste dipendono unicamente dai propri sforzi (locus of control interno). A questi fattori possiamo sicuramente aggiungere una grande ed importante risorsa: la seduttività. Qualità personale che sicuramente permette, a differenza di altri, di essere benvoluti, di riconoscere ed accettare anche gli aiuti che vengono offerti, così da sentirsi più forti.
Della serie: ciò che non mi uccide mi fortifica.

 

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