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Sinner re delle Atp Finals, Paolo Bertolucci: "Jannik evoluzione di Djokovic, Alcaraz? Che picchi, ma Carlos..." - L'intervista ad Affaritaliani.it

Di Giordano Brega

"Alcaraz? E' l'unico che veramente può tenergli testa. Però non regge il campionato", Paolo Bertolucci fa le carte del tennis mondiale dopo il trionfo di Sinner alle Atp Finals 2024 in finale contro Fritz. E fa il nome di 3 talenti in rampa di lancio

Sinner re delle Atp Finals 2024, Paolo Bertolucci: "Jannik evoluzione di Djokovic, Alcaraz? Che picchi, ma Carlos..." - L'intervista ad Affaritaliani.it

Dopo l'Australian e l'Open Usa, Jannik Sinner si è preso anche le Atp Finals 2024. Una settimana al limite della perfezione, senza mai perdere un set, con buona pace di Alex Deminaur, Daniil Medvedev (8-1 il parziale dei confronti diretti nell'ultimo anno o poco più), Casper Ruud e Taylor Fritz (regolato nel girone prima e in finale poi). Cosa resta della settimana magica di Torino? "Una bellissima ubriacatura, di quelle leggere, che non ti lascia stordito e capisci tutto ciò che fai", spiega ad Affaritaliani.it Paolo Bertolucci uno dei 4 leggendari moschettieri che portarono la prima storica Coppa Davis in Italia (con Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Tonino Zugarelli correva l'anno 1976) e apprezzatissimo commentatore tecnico su Sky Sport. Jannik imperatore del tennis mondiale. 

"Con lui abbiamo trovato un profeta", ha detto nel corso della finale commentata sulla pay tv di Comcast. "Alcaraz? E' l'unico che veramente può tenergli testa. Però non regge il campionato", sottolinea ora ad Affari. Qualche tennista in grado di entrare in questo duopolio? "Tra quelli di adesso no, ma..."

Leggi l'intervista a Paolo Bertolucci

Paolo cosa ti resta di questa settimana di Jannik Sinner alle ATP Finals?
"Una ubriacatura. Una bellissima ubriacatura, di quelle leggere, che non ti lascia stordito e capisci tutto ciò che fai. Ti senti come... proiettato nello spazio, ma ti rendi perfettamente conto di tutto"

Jannik stellare...
"E' come essere mano nella mano con questo ragazzo - che come ho detto ieri in telecronaca a Sky - ti porta in questo viaggio spaziale, assolutamente inatteso, ma vero e reale. Non è un sogno, è pura realtà. Nessuno poteva mai immaginare che, al di qua delle Alpi arrivasse questo marziano. Con quell'atteggiamento, comportamento ed educazione. Ogni tanto lo tocco e mi dico 'Ma è vero?'. E sì, è proprio vero. Adesso a furia di elogi, elogi e ancora elogi... è partita la caccia a trovargli un difetto. Ma dovremo impegnarci molto per trovarlo..."


 

Esatto, in quest'ottica, se proprio dobbiamo trovare, più che un difetto, magari qualcosa su cui Sinner deve ancora migliorare per raggiungere la perfezione...
"Beh a 23 anni, come esperienza. Basterebbe quello. Il massimo livello un atleta lo esprime sui 28-30. Ha sicuramente davanti a sé cinque anni di miglioramenti tecnici. Come dice lo stesso Jannik c'è spazio ancora da quel punto di vista. E un miglioramento fisico, perché lavorando tantissimo ha fatto dei progressi enormi, ma non è ancora il 100%. C'è spazio anche lì'. E, come dicevo, l'esperienza. L'unica cosa che secondo me non può migliorare...

... qual è?
"La saldezza e la forza mentale, la determinazione. Quella capacità di gestire con freddezza e maturità i momenti difficili, delicati. Anche se lui poi fa sembrare un po' tutto facile, vince 6/4, 6/4, non perde neanche un set in tutto il torneo... Visto da fuori, uno pensa 'Va beh questo gioca da solo'"

Invece...
"Non è così. E' che quei pochi momenti dove bisogna stringere i denti, fare un qualcosa in più, lui ci riesce perfettamente: mentre gli altri sono a tavoletta, Sinner ha sempre un certo margine per poter accelerare ancor di più. E questa è una cosa che possiedono solo i fenomeni. Le persone normali vanno a tutta e poi ogni tanto escono di strada quando arriva la curva..."

Dal punto di vista mentale Jannik Sinner non dà a volte la sensazione di aver già vinto prima di entrare in campo? Come facevano Novak Djokovic e Rafa Nadal nei momenti d'oro...
"È vero, nel momento buono - non si sa bene come - il punto lo fanno sempre loro. Ma questo è un marchio di fabbrica, d'altronde uno ha vinto 22 e l'altro 24 Slam. E' ovvio che non puoi essere come gli altri, che hai un qualcosa in più, qualcosa di diverso. Aggiungo una cosa..."

Prego...
"La capacità, la gestione del proprio team. Perché sembra tutto facile, ma non lo è. Metter su un'equipe di persone - allenatori, fisioterapisti, preparatori, il mental coach e tutto il resto.... - da imprenditore, che a fine mese li devi pagare tu. E girare con loro, colazione, pranzo e cena insieme, andare d'accordo, lavorare... Secondo me è una difficoltà disumana. Però per arrivare su in cima devi possedere queste qualità. Tu prima hai fatto due nomi, Nadal e Djokovic. Possiamo aggiungere il suo anche se è ancora all'inizio... sono tre o quattro in tutto, tra milioni o miliardi di persone che ci provano a diventare giocatore di tennis. Questo sta a dimostrare la difficoltà del tutto".

Proviamo a trovare un neo all'annata perfetta di Jannik Sinner, le tre sconfitte nei confronti diretti con Carlos Alcaraz?
"Lo spagnolo è l'unico che gli può tener testa e ha un bagaglio tecnico per certi versi anche superiore. Forse anche fisicamente, in quanto è dotato di un'elasticità e anche, oserei dire velocità, rapidità nei cambi di direzione. Il problema di Alcaraz risiede nella 'parte alta', lui ha dei picchi di rendimento che sono qualcosa di mostruoso, infatti in un mese ha vinto Roland Garros e Wimbledon. Poi però mi perde contro il numero 20 del mondo, mi inciampa contro il numero quattro e finisce ko con l'8. E quindi..."


 

Quindi?
"Quando vai a vedere, la distanza tra i due in termini di punti ATP è enorme. Come picco di rendimento, su una partita, un torneo, Alcaraz è l'unico che veramente può tenergli testa. Però non regge il 'campionato'. Nei punti conquistati dal primo di gennaio a oggi non riesce assolutamente a stare neppure vicino a Sinner, tanto è vero che non è neanche il numero due del ranking Atp, ma il numero tre perchè ha davanti anche Zverev. Però, ripeto, su una partita o un torneo singolo resta l'unico nome che veramente può dire di entrare in campo alla pari".

Abbiamo chiuso da poco l'epoca di Nadal, Federer e Djokovic. Nole all'inizio sembrava essere il terzo incomodo, prima di imporsi da pari a pari con Roger e Rafa. Oggi vediamo un duopolio Sinner e Alcaraz. Possiamo immaginare che entri nel medio periodo qualche altro tennista si possa imporre, entrando in questo duello come fece a suo tempo il fuoriclasse serbo?
"Tra quelli di adesso no, ma il bello del tennis è il fatto di essere sport capace di rigenerarsi come nessuno. Il prossimo potrà essere  un indonesiano piuttosto che un marocchino. Non si può sapere. Però chi segue come noi il tennis sa che ci sono due o tre nomi... Un giovane brasiliano - Joao Fonseca (classe 2006) - un 18enne ceco - Jakub Mensik - e un tedesco - Justin Engel (del 2007) - che sono ancora indietro perché hanno bisogno di almeno un paio d'anni di assestamento, ma potenzialmente hanno le carte in regola per arrivare su in alto. Poi aggiungo una cosa..."

Dica...
"Quando io ho visto Sinner quattro o cinque anni fa ho detto 'Questo nei primi dieci mesi, mi ci gioco casa senza discussione'. Poi dopo qualche tempo ho pensato 'E' da primi cinque'. L'anno scorso ho concluso 'Cavolo può diventare anche numero uno'. Perché tu non puoi sapere la 'fame' che hanno dentro, gli infortuni e mille altre cose. Bisogna avere un'ambizione smisurata, una dedizione al lavoro che non puoi capire o vedere da fuori. E quindi ci vuole un po di tempo, però non sarà corsa a due, vedrete che qualcun altro si avvicinerà. Speriamo non troppo, perché stiamo bene così..."

Recentemente hai paragonato Sinner a Djokovic tra i campioni attuali. C'è magari qualcuno del passato che può somigliare di più a Jannik?
"Andando indietro Ivan Lendl. Ma non c'entra, nel senso che la cosa migliore l'ha spiegata Casper Ruud dopo la semifinale persa contro Sinner alle Atp Finals: 'In TV sembra che giochino in maniera simile, ma Jannik tira più forte di Nole. Poi certo, lui è il migliore della storia, ma almeno con Djokovic hai la possibilità di scambiare. Jannik invece non ti lascia respirare'. Quando il numero 5 del mondo ti dice una cosa del genere, capisci che - come è sempre capitato - Sinner è l'evoluzione di Djokovic. Come Nadal è stata quella di Borg. C'è sempre questo passaggio, questa modifica..."

Jannik Sinner e Novak Djokovic (foto Lapresse)

 

Come avviene questo salto?
"Cambiano gli attrezzi, i campi, le metodologie di allenamento, l'alimentazione... Oggi questi ragazzi sono alti almeno 1,90. Ma quando mai nello sport un atleta così alto si muove così? Lo fanno come accadeva venti anni fa per giocatori di 1,70. Da Zverev a Fritz... Ecco, l'americano sfiora i due metri. Questi cambiamenti, questa evoluzione continua - che molte volte passa quasi sottotraccia - invece va guardata, osservata, ammirata. Sono passato di fianco a Taylor Fritz... è un armadio a quattro ante, due spalle così... eppure si muove bene. E quindi può essere che di qui a sei o sette anni - di solito il cambio avviene anche all'interno della stessa generazione... non è che si aspetta la prossima - ci siano dei mutamenti, dei cambiamenti. Questo è un tennis molto diverso da quello di Rafa Nadal, siamo agli antipodi da quello Bjorn Borg o Guillermo Vilas e lasciamo perdere il nostro"

Un aggettivo per le finali di Sinner..
"Come si fa quasi a rasentare la perfezione? Cosa si può dire? Te lo dico così: 'Dieci meno'. Perché c'è sempre la possibilità di..."

Arrivare dieci e lode?
"Oppure di raggiungere la perfezione assoluta. Però se ti dico '10-', siamo andati vicino"

La prossima vittoria di Sinner che vorresti commentare?
"Non commenterò la Coppa Davis, però mi auguro che rimanga in Italia. Quando tu hai il numero 1, parti già 1-0 e per arrivare a due punti non manca molto. La nostra è una buonissima squadra, sia come numero 2, a livello di valide alternative, il doppio... L'Italia parte favorita, non stra favorita. Ma quando hai un giocatore del genere in squadra... ti senti bello comodo"