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Cairo sul suo Corriere attacca la SuperLega: "Marotta e Scaroni? Dimissioni"
Il presidente del Torino non usa mezzi termini: "Sono indignato. Questa è malafede e concorrenza sleale. Devono fare un passo indietro da consiglieri di Lega"
Cairo sul suo Corriere attacca la SuperLega: "Marotta e Scaroni? Dimissioni"
Urbano Cairo usa il suo giornale, il Corriere della Sera, per esprimere tutto il suo dissenso verso la SuperLega, il progetto segreto tra 12 top club d'Europa di fondare un nuovo torneo riservato solo alle società con più blasone. Ipotesi quasi naufragata dopo una riunione notturna tra i club fondatori, in seguito alle tante pressioni ricevute dal mondo del calcio e soprattutto della politica. "Si viene a sapere - spiega Cairo - di trattative tra questi 12 club europei, quasi tutti indebitati, di incontri segreti tra Agnelli e Perez. Questa è malafede, concorrenza sleale. Hai una delega della serie A e intanto tratti su un altro fronte, per superare i tuoi gravi problemi economici, i tuoi bilanci in sofferenza, danneggiando le società che ti hanno dato un mandato ben preciso. Marotta è consigliere federale, con la delega della serie A: si deve dimettere. Agnelli ha lasciato l’Eca. Mi aspetto da Marotta un atto analogo per la Figc. Così anche Scaroni, presidente del Milan, coerente però sul versante fondi, perché ha continuato ad appoggiarli, deve dimettersi da consigliere di Lega. Stimo Scaroni, ma occorre un passo indietro".
"Questa Superlega - prosegue Cairo al Corriere - è un attentato alla salute, all’interesse collettivo. Tre società, Juve, Inter e Milan, hanno pensato esclusivamente alla loro salute economica, ai loro interessi. Non si preoccupano minimamente degli altri club, delle loro esigenze, dei loro problemi. Attenzione, società che pagano regolarmente gli stipendi, che faticano, lavorano, programmano con coscienza l’attività. E non mi pare proprio che in quel gruppo di 12 club, destinati a diventare magari 15, che promuovono la Superlega si rispettino certe regole virtuose, di sana gestione finanziaria, anzi tutt’altro».