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Chi era Matilde Lorenzi, la stella dello sci morta dopo una caduta. Il parere dell'esperto: "Il casco? Non esistono dispositivi efficaci. Per evitare traumi si devono cambiare le regole"
Dopo la caduta in Val Senales, la 20enne era stata ricoverata in prognosi riservata nel reparto di terapia intensiva nell'ospedale di Bolzano
Sci: è morta Matilde Lorenzi, era caduta in Val Senales
È morta Matilde Lorenzi, la 20enne sciatrice azzurra ricoverata in prognosi riservata nel reparto di terapia intensiva all'ospedale San Maurizio di Bolzano dopo una bruttissima caduta in Val Senales. In un post su X la Difesa e il ministro Guido Crosetto “esprimono i sentimenti del più profondo cordoglio e si stringono in un ideale abbraccio ai familiari e ai colleghi del caporale Matilde Lorenzi, atleta dell'Esercito e promessa dello sci azzurro, tragicamente scomparsa”.
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La giovane torinese, cresciuta sportivamente al Sestriere, stava scendendo lungo la pista Grawand G1 quando gli sci si sono divaricati e le lamine hanno perso contatto con il manto nevoso ed è caduta sbattendo violentemente il volto sul terreno ghiacciato. A quel punto uno degli sci si è sganciato e la sciatrice è finita fuori pista. La sciatrice era stata intubata dal personale sanitario e trasportata in elicottero in ospedale a Bolzano ma le sue condizioni erano apparse subito molto gravi.
Chi era la sciatrice azzurra
Lorenzi si era affermata come giovane promessa dello sci italiano nella scorsa stagione, conquistando il titolo assoluto e giovanile in SuperG in Val Sarentino e, superando atlete di alto livello come Laura Pirovano e Nicol Delago della Nazionale maggiore. Aveva anche ottenuto un sesto posto in discesa e un ottavo in Supergigante ai Mondiali juniores di Chatel, in Francia. Con un undicesimo posto in Coppa Europa come miglior piazzamento, era pronta a esordire in Coppa del Mondo.
La giovane atleta piemontese ha una sorella, Lucrezia, anch’essa sciatrice e con la quale appunto condivideva la stessa passione. Il suo tratto distintivo nello sport è sempre stata la velocità. Di recente, dopo un infortunio al ginocchio, si era allenata in Patagonia e, dopo una breve pausa a Ibiza con le compagne, avrebbe dovuto concentrarsi sul Gigante in Svezia, ma il caldo ha spinto lo staff a spostare le prove veloci alla Val Senales, che ogni anno attira numerose squadre per i suoi impianti ad alta quota, tra cui le nazionali di Svezia, Svizzera o Croazia.
Fuori dalla neve, Matilde coltivava altre passioni: amava cucinare dolci per la sua famiglia, leggere romanzi, e dedicarsi all'uncinetto, realizzando fascette e cappellini per amici e parenti. Grande appassionata di moda e montagna, aveva detto: "Il talento sta nel sapersi rialzare. La nostra gloria più grande è rialzarsi proprio quando si cade" – parole che oggi suonano incredibilmente profetiche.
Il parere dell'esperto
In un’intervista rilasciata a La Repubblica, Bruno Andrea Pesucci, primario di chirurgia maxillo-facciale al San Camillo e docente alla Sapienza, ha commentato l’incidente di Lorenzi, osservando quanto il casco non abbia effettivamente offerto una protezione adeguata. "Purtroppo, negli sport di velocità, non esistono dispositivi efficaci, a meno di utilizzare caschi integrali da moto".
Secondo Pesucci, il raggiungimento di una sicurezza totale nello sci è improbabile. "Gli atleti devono avere una visione perfetta in ogni istante. Il casco deve proteggere la testa dai traumi, ma non esistono alternative più sicure". Ma cosa fare per evitare eventuali rischi? "Per evitare traumi non c'è una soluzione sicura. Non si può dire a uno sciatore professionista di rallentare o a un giocatore di rugby di evitare la mischia. Si devono cambiare le regole."