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Covid, Pancalli ad affaritaliani.it: “Sprint per vaccinare tutti i disabili”

di Alessandro Grandi

Il presidente del Comitato Paralimpico lancia un appello a favore della vaccinazione delle persone più fragili

Non manca poi molto ai Giochi Paralimpici che si terranno a Tokio dal 24 agosto al 5 settembre, ma i nostri atleti sono pronti? Probabilmente per affrontare le gare sì, e abbiamo grande fiducia in loro, ma dal punto di vista vaccinale le cose stanno andando come dovrebbero? Ecco, forse in questo caso la situazione non è delle più rosee.

Affaritaliani.it ha intervistato Luca Pancalli, Presidente Nazionale del Comitato Italiano Paralimpico, per capire come è davvero la situazione.

Presidente Pancalli, qual è la situazione dei nostri atleti? 
Il problema nasce da una considerazione di partenza. Stiamo assistendo ad una confusione, ad un disallineamento totale nei percorsi di vaccinazione delle persone disabili nel Paese a cominciare da quelle gravi e gravissime e via via scendendo. Naturalmente, tra tutte le persone disabili del Paese ci sono anche gli atleti. Per cui questa confusione sta producendo preoccupazioni anche nel mondo sportivo, perché gli atleti si trovano, ciascuno in virtù della propria provenienza regionale, ad essere trattati in maniera differente, quando invece in una nazione come la nostra dovrebbe essere garantita uniformità in termini di diritto alla salute. Infatti, succede che chi ha la fortuna di vivere in una regione più veloce, più virtuosa, che è stata più attenta, si trova a poter godere del vaccino e tanti altri no. Per cui il grido di allarme, la preoccupazione che io ho manifestato, è legata a tutti gli atleti paralimpici, naturalmente ai tanti a maggior fragilità, che, oltre a vivere questo stato confusionale nei percorsi di vaccinazione, devono anche anche partecipare a percorsi di qualificazione e gare all'estero che li espone a rischi maggiori. In questo modo si rischia di compromettere il loro status fisico, che è la cosa più importante in assoluto, ma anche il percorso che stanno facendo in vista di Tokio.

Ci sono situazioni a rischio in questo momento?
Sì, abbiamo un atleta, Donato Telesca, in Colombia per la pesistica. Qualora succedesse che si contagiasse col Covid, dovrebbe rimanere in Sudamerica, lontano dalla famiglia, senza assistenza e così via. Mi sembra un allarme giustificato. Lo dico da buon padre di famiglia. Insomma, bisogna considerare che tutte le persone disabili sono fragili. Però, mi preme sottolineare una cosa: non vogliamo in nessun modo saltare la fila. In nessun modo, lo ribadisco. Detto questo, ci sono delle considerazioni di merito da fare.

Quanti sono i nostri atleti all'estero in questo momento?
Oltre a Donato Telesca che come detto si trova in Colombia, fra un mese circa partirà per il Portogallo la squadra di nuoto.

E per gli allenamenti come fanno in questo periodo?
Il percorso degli agonisti sia pur con le difficoltà del periodo non si è interrotto. Ha trovato degli ostacoli ma sta proseguendo. La cosa grave riguarda tutti gli altri atleti, quelli non agonisti e quelli che non sono impegnati in vista di Tokio per i quali è venuta meno la somministrazione di quella medicina sociale che è lo sport, mettendo a rischio sia i loro percorsi di quotidianità, di vita, di inclusione, sia la vita delle associazioni sportive a cui fanno riferimento.

Dunque, il Comitato come si sta organizzando?
Il comitato attraverso le federazioni sportive di ogni disciplina, che stanno facendo un lavoro straordinario, sta monitorando e seguendo tutto il percorso di preparazione degli atleti. Naturalmente ci affidiamo alle loro competenze. Dal canto nostro diamo tutto il supporto possibile attraverso il nostro ufficio di preparazione paralimpica.

Riusciremo a vaccinare tutti gli atleti per la data di inizio della Paralimpiade?
Io mi auguro di si. Mi auguro soprattutto che avvenga senza 'saltare la fila', che ci sia un sussulto di attenzione per la vaccinazione nei confronti di tutte le persone disabili a prescindere che siano atleti o meno. Ricordiamoci che gli effetti collaterali del contagio di una persona disabile, sono ben peggiori degli effetti su una persona 'normale'.

C'è un qualche rischio che le Paralimpiadi possano slittare?
Che si possano rimandare lo escludo. Non c'è alcun segnale che va in questa direzione. Ovviamente non saranno le Paralimpiadi a cui siamo abituati a causa dell'assenza di pubblico straniero, della creazione della 'bolla' del villaggio paralimpico e dell'impossibilità di arrivare prima di cinque giorni dall'inizio della cerimonia di apertura. Insomma, a causa di tutta una serie di limiti non saranno le Paralimpiadi a cui siamo abituati.