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Giovinazzi alla Ferrari. Cesare Fiorio: “Ha il fuoco dentro come Schumacher"
Antonio Giovinazzi alla Ferrari: Cesare Fiorio racconta il talento pugliese ad Affaritaliani.it. L'intervista
CESARIO FIORIO, ECCO L'AUDIO DELL'INTERVISTA
Cesare Fiorio ora si è trasferito a Ceglie Messapica, in provincia di Brindisi, dove gestisce un meraviglioso B&B ricavato da una masseria e dove produce olio e grano. Lì ha una stanza che è un vero e proprio museo Ferrari con tutti i suoi cimeli e ricordi. C'è perfino una Ferrari appesa al muro. Ceglie dista da Martina, paese di Giovinazzi, solo dieci chilometri Dalla Ferrari alla masseria Camarda di Ceglie Messapica... La seconda vita di Fiorio. La VIDEOINTERVISTA del direttore di Affaritaliani.it Angelo Maria Perrino |
Antonio Giovinazzi terzo pilota della Ferrari. La decisione di Marchionne apre una nuova era per i piloti italiani in Formula 1. “Per arrivare in in F1 bisogna compiere un percorso formativo molto selettivo che parte dal Go kart a 6-7 anni. Tutti sono passati da lì. E Giovinazzi vinceva tutto quanto c’era da vincere. Poi è passato a fare un campionato asiatico che ha vinto. Quindi ha conquistato anche il Master europeo di Formula 3. Sino alla GP2 quest’anno, l’anticamera della F1. Sono due campionati molti simili, ci sono solo 200 cavalli di meno. E lui - da debuttante in questa categoria così difficile - ha vinto 5 gare, è arrivato secondo in campionato e ha impressionato veramente tutti. Giustamente avrà un suo posto in F1. E non è stato preso perché italiano, ma perché è bravo”.
Lo racconta ad Affaritaliani.it Cesare Fiorio. L’ex direttore sportivo della Ferrari conosce molto bene e da molto tempo il 23enne pugliese di Martina Franca. .. “Di Giovinazzi sono amico e vicino di casa. Lui ha il suo manager e una sua struttura che lo segue. Diciamo che quando aveva iniziato, venne da me con suo padre – dato che abitano a pochi chilometri da casa mia – a chiedermi un po’ di consigli. Da allora abbiamo continuato a frequentarci e ho continuato a dargli qualche buon consiglio. Ma da un punto di vista amichevole”
Con Giovinazzi torna un pilota italiano a Maranello. Si tratta di una svolta, un ritorno al passato…
“Di piloti italiani alla Ferrari ce ne sono stati pochi nel tempo. Non solo al Cavallino. Da 4-5 anni non ce n’è più nessuno in F1. E non certo per demerito dei nostri ragazzi. Questo accade perché in ogni nazione vengono sostenuti i propri piloti. In tutti i modi. Ognuno porta avanti i suoi, mentre in Italia nessuno muove un dito per i nostri talenti. E quindi per emergere hanno bisogno di essere veramente dei fuoriclasse…”
Anche perché - seguendo questo ragionamento - negli altri Paesi, piloti meno competitivi dei nostri hanno avuto l’appoggio di grandi brand che li hanno aiutati a raggiungere la Formula 1. E’ questo il vero grande problema per l’Italia?
“Esattamente. In molti Paesi i grandi sponsor investono nella Formula 1, ma promuovendo il pilota di quella nazione. Da noi non accade. Le faccio un esempio…”
Dica…
“Io ad un certo punto dirigevo la Ligier. Guardai i finanziamenti della scuderia e trovai i contratti con 3 main sponsor transalpini. Ma negli accordi di sponsorizzazione c’era scritto - al primo articolo - che il finanziamento sarebbe stato dato se la macchina fosse stata guidata da un pilota francese. In pratica: niente piloti francesi, niente soldi e niente squadra. Passa un anno e riuscii ad ottenere i motori Honda, uno dei top in circolazione all’epoca. Mi recai in Giappone, firmai il contratto, ma anche loro volevano almeno uno dei due piloti nipponici. Sono stato per quasi 45 anni nel mondo dei motori: un discorso di questo tipo dall’Italia non me l’ha mai fatto nessuno. A nessuno viene neppure in mente. I nostri ragazzi vengono visti pure con un po’ di sufficienza, sospetto, snobismo. Abbiamo questa mentalità che mai nessuno è profeta in patria”
E invece Giovinazzi è riuscito a sbarcare in Formula 1 e nella Ferrari. Con che prospettive?
“La Ferrari l’ha assunto e gli ha dato questo ruolo che va ben oltre il programma giovani dell’Academy. Lui è il terzo pilota, una posizione molto importante. Anche perché i due titolari non si sa per quanto continueranno la loro carriera in Ferrari. Raikkonen alla fine del 2017 avrà quasi 40 anni. Vettel in questo momento mostra insoddisfazione per i risultati e forse, se avesse potuto, sarebbe andato in Mercedes. Per cui una prospettiva di sedersi un giorno al volante della Ferrari è molto concreta. Non so in quali tempi, ma è concreta. Però adesso è importante una cosa…”
Quale?
“Che non stia fermo in naftalina ad aspettare che succeda qualcosa, ma che gli diano l’opportunità di guidare la Formula 1. Magari appoggiandolo in un team minore dove possa completare e maturare un’esperienza in questo campionato. Perché il pilota ha sempre bisogno di correre, stare in contatto con la pista, prendere il via ai GP. Deve avere l’abitudine al contatto con gli avversari…”
Secondo lei nel 2017 potremmo dunque vederlo in qualche altra scuderia di F1 a fare esperienza?
“Io mi auguro che la Ferrari riesca a metterlo in qualche squadra. So che anche la Mercedes ha questo stesso problema è sta cercando di piazzare i suoi giovani per fargli fare esperienza. Tra l’altro Giovinazzi era anche stato contattato dalla scuderia tedesca. Ma il cuore italiano batteva più per la Ferrari”
Ferrari dunque come scelta di cuore…
“Assolutamente”
Per i tifosi italiani che non lo conoscono, che tipo di pilota è?
“Giovinazzi, come tutti i grandi campioni che ho conosciuto e con cui ho lavorato, è totalmente e mentalmente dedicato a correre in automobile, ad affermarsi e a vincere. E’ cosa comune ai campioni. Uno come Rosberg, ad esempio, non aveva questo fuoco dentro. Nico aveva l’ambizione di diventare campione del mondo, ma una volta che l’ha vinto…. non gliene fregava più niente di correre in auto. Prenda invece Michael Schumacher: anche quando non correva più in F1, scendeva in pista con le moto o i kart. O lo si vedeva alle kermesse dei campioni con macchine strane. Questi sono piloti con il fuoco dentro, la voglia di competere e migliorarsi sempre. Giovinazzi è così. E cura in modo maniacale la sua preparazione fisica, cosa indispensabile al giorno d’oggi per essere competitivi in Formula 1: fa 150 chilometri in bicicletta, va in palestra. Stiamo parlando di un atleta completo… potrebbe andare a fare il Triathlon alle Olimpiadi. In più è un ragazzo che ragiona molto: nelle gare di quest’anno ha dimostrato di saper gestire bene le gomme e la gara. Prepara i sorpassi e non li fa in modo avventato”
Da come lo descrive ricorda un po’ il profilo di Alain Prost…
“E’ presto per fare accostamenti di questo tipo: da un debuttante a un quattro volte campione del mondo. Però il suo approccio assomiglia molto a questi piloti che hanno lavorato molto, oltre che sul talento personale, anche con la testa. E Giovinazzi ha una testa particolare”
Pensa che lo vedremo un giorno campione del mondo di F1?
“Alcune volte i campioni del mondo sono anche frutto di situazioni che vanno al di là del valore dei singoli. Prendiamo Fernando Alonso: per me è il miglior pilota della F1 e oggi naviga nelle retrovie perché non ha trovato la situazione giusta nel momento giusto. Ha vinto 2 titoli, ma si sarebbe meritato di più. Se Giovinazzi avrà un mezzo idoneo ha tutte le caratteristiche per diventarlo”
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