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Mondo alla rovescia: lo strano caso dell’arbitro galeotto. Il rapinatore...
Klodian Bajraktari

Il mondo alla rovescia: lo strano caso dell’arbitro galeotto

Sono anni che l’Italia, seguendo le peggiori mode mondiali, sta precipitando nel baratro dell’assurdo.

Lo strepitoso successo del libro del generale Vannacci è un esempio di quanto il tema sia caro agli italiani, a quella maggioranza silenziosa che è costretta a subire di tutto in nome del politicamente corretto e dell’ideologia woke, spesso con il supporto dell’Unione Europea che non perde occasione per elevare il suo essere radical –chic a misura quantitativa e qualitativa dell’essere umano.

Per tornare all’Italia, sono ben note le storie assurde per cui se uno difende la proprietà e fa male al ladro poi viene colpito dalla giustizia lui e non il ladro. Se si va in metro e si viene derubati dai “soliti noti” sorgono immediatamente protettori politici e giornalisti buonisti che poi strillano come polli spennati quando tocca a loro subire lo stesso trattamento.

Se un amministratore di condominio ti ruba i soldi lo può fare tranquillamente perché poi va in prescrizione, perché magari l’appropriazione indebita è un reato di “scarso allarme sociale”, secondo alcune procure. Sono decenni che per fare teatro ci si deve far imprigionare o meglio sono decenni che i galeotti hanno delle corsie preferenziali per recitare ai danni degli attori veri che se la prendono lì dove non batte il sole, dopo aver studiato per anni ed essersi comportati da bravi cittadini.

Sono decenni che c’è il mito del “buon galeotto”, cioè del detenuto a cui la società deve particolare attenzione perché è una “pecorella smarrita”.

A pensarci bene è proprio nel Vangelo che si instaura questa criticabilissima visione del mondo, esattamente nella parabola del figliol prodigo e del vitello grasso sacrificato in suo onore dal padre buonista e radical –chic, ai danni del fratello buono (e gonzo).

Nel carcere di Poggioreale ad esempio c’è Sky gratis e i detenuti si possono vedere le partite della propria squadra preferita alla faccia dei cittadini che gli pagano la visione e magari loro non possono permettersela causa l’esosità delle tasse.

L’ultima “perla” che ci mancava è quella dell’”arbitro galeotto” che ha provocato intensi orgasmi ai buonisti nostrani.

Il rapinatore Klodian Bajraktari diventa arbitro di rugby

Klodian Bajraktari, detenuto albanese, è esordito qualche giorno fa a Torino nelle inedite vesti di arbitro di rugby. Bajraktari ha lasciato il carcere Lorusso e Cotugno usufruendo del solito permesso speciale e se ne è andato bel bello ad arbitrare una partita del campionato regionale under 14.

Il Corriere della Sera, tramite un articolo di Riccardo Bruno, ne fa un ritratto idilliaco: “Klodian non è di molte parole, ha uno sguardo profondo e attento. Racconta che i primi tempi preferiva stare da solo, che il rugby ha cambiato il suo carattere. Prima reagivo anche per una sciocchezza, adesso mi piace stare in mezzo alla gente. Una condanna a 12 anni per rapine, 3 anni e mezzo ancora da scontare. Con la palla ovale si è subito distinto, da Verona è stato trasferito a Torino per entrare ne La Drola, la prima squadra in Italia di detenuti che ha giocato pure in serie C. A giugno ha scelto di seguire il corso per direttore di gara, nell’ambito del progetto «Arbitri oltre le sbarre» promosso dalla Federugby: 8 iscritti, 7 detenuti e un agente della Polizia penitenziaria”.

Il finale agiografico ne fa un ritratto da Santa Maria Goretti della palla ovale: “Si sente il triplice fischio, l’incontro è terminato. Klodian è stato attentissimo, ha corso dietro ogni pallone senza mai perdere di vista un’azione. Si scioglie in un sorriso solo adesso quando vede i ragazzi delle due squadre che, dopo essersi affrontati duramente, si riuniscono in cerchio. E tutti insieme urlano: «Viva il rugby! Hip, hip, hip urrà”.

In verità bisognerebbe urlare “Viva la Giustizia! Hip, hip, hip urrà” ma purtroppo, date le circostanze, non si può fare. Infatti, il messaggio che è stato trasmesso con questa scelta disgraziata è l’opposto e cioè quello che un detenuto ancora in prigione può dare “lezioni di legalità” a chi sta fuori e magari si è comportato pure bene, ha rispettato le leggi, ha pagato le tasse e soprattutto non ha rapinato il prossimo. Vogliamo anche pagarlo lautamente per questo suo impegno? Vogliamo offrirgli un po’ di ostriche e champagne? E poi chissà, qualche ragazzo che già si è rotto le palle (non ovali ma tradizionalmente sferiche) del “mondo alla rovescia” potrebbe imitarlo, visto che poi si diventa attori o arbitri e il Corriere della Sera scrive anche bene di te. Chissà cosa pensano le vittime rapinate da Bajraktari che con le loro tasse gli devono pure pagare la riabilitazione lussuosa.

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