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Rafa Nadal, l’addio del guerriero che ha cambiato il tennis

di Marco Scotti

Non solo nelle vittorie, ma anche in quelle sconfitte che ci hanno mostrato il vero volto di Rafa: un uomo disposto a cadere, ma mai a smettere di provarci

Rafa Nadal, l’addio del guerriero che ha cambiato il tennis

Rafa Nadal ha annunciato oggi il ritiro. È una notizia che fa rumore, nonostante fosse nell’aria da tempo, perché ci porta via uno dei campioni che ha reso questo sport una battaglia epica, una lotta non solo di talento ma di cuore e resilienza. Nadal, il guerriero di Maiorca, non è mai stato solo un tennista. È stato l’incarnazione di quello spirito combattivo che porta avanti un’idea di sport destinata a entrare nei libri di storia, alla pari di un Borg o di un Sampras, con la differenza che Rafa lo ha fatto quando tutto era già cambiato e lo ha fatto, soprattutto, a modo suo.

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Forse è questo che lo ha reso unico: il suo modo di giocare, quel dritto mancino che si abbatte come una frustata, il rituale prima di ogni punto, quasi una danza, quella grinta feroce che non ammette cedimenti. Nadal è stato uno spartiacque. In un’epoca in cui la tecnologia spinge verso colpi sempre più potenti e precisi, lui ci ha ricordato che nel tennis c’è ancora spazio per l’umanità, per la lotta, per il sudore e la sofferenza. Non solo nelle vittorie, ma anche in quelle sconfitte che ci hanno mostrato il vero volto di Rafa: un uomo disposto a cadere, ma mai a smettere di provarci.

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Per anni, Federer è stato la poesia, Djokovic l’atleta perfetto. Nadal, invece, era il gladiatore. Quel guerriero con il corpo martoriato da mille battaglie, che stringeva i denti anche quando la logica suggeriva il contrario, portando a casa trofei quando chiunque altro si sarebbe ritirato. E poi c’è il suo rapporto con il Roland Garros, quel rosso di Parigi che si confonde con il sangue versato per ogni punto, per ogni set, per ogni match. Non è un caso che Rafa abbia vinto lì tredici volte: ogni edizione è stata come un assedio, una conquista, una rivendicazione di supremazia.

Rafa Nadal lascia uno sport che ha dominato per quasi due decenni, e lo fa con un record che difficilmente verrà superato. Ma il suo lascito va oltre i numeri. Rafa ha rappresentato l’anima del tennis, quel lato umano che ci fa vibrare e soffrire, che ci spinge a tifare anche per i nostri avversari quando ci mostrano la loro vulnerabilità, quando, nonostante tutto, tornano in piedi per un ultimo colpo.

Perché, diciamolo, Nadal non è mai stato un tennista come gli altri. È stato un simbolo, una prova vivente che la determinazione, la forza di volontà, possono spingersi oltre il talento puro. Un esempio per chiunque, dentro e fuori dal campo. Nadal si ritira, sì, ma il suo spirito continuerà a vivere in ogni punto sudato, in ogni sfida combattuta fino alla fine. Il tennis perde un campione, ma guadagna una leggenda.