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Schwazer: "Con la marcia e con lo sport ho chiuso"

Alex Schwazer ha lasciato Rio olimpica ed è tornato in Italia. "La marcia? Mai più"

Alex Schwazer dopo gli 8 anni di squalifica del Tas nel proceso doping torna in Italia. "Con la marcia ho chiuso"

"Continuerò a correre e pedalare. Non posso stare fermo, mi viene troppo da pensare. Marciare no: mai più, nemmeno per un metro". Alex Schwazer lo racconta al Corriere della Sera. Il campione azzurro è stato squalificato per otto anni per doping dal Tas. E si sfoga: "Un lavoro nello sport? Mi viene da ridere. Che mestiere può fare un dopato nel mondo dello sport? Allenare i ragazzi?".

Alex Schwazer è tornato in Italia dopo la sentenza del Tas. "Scusate, ma non ho voglia di parlare", aveva detto al suo arrivo a Fiumicino, poi ha preso il treno per Vipiteno. Sul volo di ritorno da Rio era con i medagliati Elisa Di Francisca e Marco Innocenti.

"Nel 2012 è stato faticoso ma più facile - ammette Schwazer al Corriere della Sera -. Ero colpevole, imbroglione, dopato. Mi ha salvato la lotta per la verità che abbiamo iniziato con Sandro Donati. Ma abbiamo perso. Lui continuerà a lottare, con tutto il mio appoggio. Io devo cambiare vita, subito".

Il 31eene marciatore azzurro fa fatica a pensare a una nuova vita: "Durante la squalifica ho provato col ristorante, gli anziani, l'università. Ho sempre fallito e mi spaventa fallire ancora".

Gianmarco Tamberi qualche mese fa lo aveva definito la "vergogna d'Italia". Schwazer spiega: "L'atletica è tutti contro tutti. Dare del dopato a un collega è il miglior modo per giustificare che vai più piano di lui o sei meno popolare. Non odio Tamberi: lui non sa chi sono, cosa ho vissuto. Non può capire, per lui e per gli altri sono solo un dopato. Pazienza".