Affari Europei
Grecia, la Germania dice no al vertice Ue richiesto da Tsipras

Schaeuble boccia la proposta di Tsipras di un vertice Ue per sbloccare lo stallo nel negoziato tra Atene e i creditori
Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble boccia la proposta del premier greco, Alexis Tsipras di convocare un vertice Ue per sbloccare lo stallo nel negoziato tra Atene e i suoi creditori. Lo riportano i media tedeschi, secondo i quali Schaeuble ha detto "no" alla richiesta di Tsipras. "I colloqui con la Grecia non hanno fatto molti progressi", ha aggiunto Schaeuble, che si è detto d'accordo con il rinvio dell'incontro dei ministri delle Finanze, previsto per domani, richiesto dal presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem. "Quando ci saranno le condizioni la riunione sarà convocata", ha concluso Schaeuble.
Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk aveva precedentemente affermato di considerare necessaria nei "prossimi giorni" un riunione dell'Eurogruppo per chiarire le "nuove incertezze" che riguardano la situazione della Grecia. "Occorre evitare una situazione di nuova incertezza per la Grecia" dice. "C'è bisogno - aggiunge - di una riunione dell'Eurogruppo in un futuro non lontano", anzi, precisa, "nei prossimi giorni".
"Sono convinto che c'e' ancora molto lavoro che può essere fatto dai ministri delle Finanze", ha spiegato quindi il presidente del Consiglio europeo. Attorno al tavolo dell'Eurogruppo ci sono divisioni tra i ministri, in particolare sulle riforme che si renderebbero necessarie in Grecia, secondo quanto si apprende a Bruxelles. C'è poi il capitolo relativo alle misure di emergenza, che i principali creditori chiedono come garanzia. Si tratterebbe di misure da attivare "solo in caso di necessità", su cui il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, avrebbe ammesso che serve più tempo per trovare l'accordo con Atene. Questo ha indotto Tusk a considerare il ricorso ad eventuali vertici straordinari dei leader come ultima risorsa. Mentra dal punto di vista politico, c'è il timore che un evantuale summit possa mandare il messaggio sbagliato, soprattutto ai mercati.