Affari Europei
Grecia, scontro Uk-Ue sul prestito ponte. Anche Svezia e Danimarca con Cameron
Gran Bretagna, Svezia, Danimarca (e sembra anche la Repubblica Ceca) non ne vogliono sapere di partecipare al salvataggio della Grecia attraverso i soldi del Meccanismo europeo di stabilità finanziaria. “L'Eurozona deve saldare al suo interno i propri conti”, ha dichiarato il ministro delle finanze inglese Osborne, poi sostenuto dagli omologhi degli altri Paesi.
Ma da Bruxelles avvertono: non serve l'unanimità per accedere a quei fondi. Per il prestito ponte con cui la Grecia possa fare fronte alle più urgenti scadenze finanziarie, pari a 7 miliardi entro il 20 luglio e ad altri 5 entro la metà di agosto, "occorre trovare la soluzione migliore al più presto", ha detto il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis al termine del Consiglio Ecofin.
"I tecnici dell'Eurogruppo stanno analizzando le diverse opzioni per il finanziamento ponte - ha spiegato - fra cui anche l'utilizzo del meccanismo Efsm (la cui dotazione residua, dopo aver contribuito ai programmi di Irlanda e Portogallo, è di circa 13 miliardi)".
Tuttavia l'uso dei fondi ancora detenuti dal meccanismo europeo di stabilità finanziaria (Efsm) istituito all'inizio della crisi del debito sovrano non richiede l'unanimità dei 28 paesi Ue e il Regno Unito non ha quindi diritto di veto come ha invece lasciato intendere Londra.
Secondo quanto si apprende a Bruxelles, infatti, per poter utilizzare quel denaro nell'ambito del prestito ponte per le prime esigenze finanziarie della Grecia basta una maggioranza qualificata rappresentata dall'unanimità dei paesi Euro più l'approvazione di 4 dei nove paesi Ue che non fanno parte dell'Eurozona.
Martedì il cancelliere dello scacchiere Osborne aveva affermato che “il governo del Regno Unito si opporrà all'utilizzo del fondo di emergenza europeo per il salvataggio della Grecia e farà di tutto per evitare un contributo da parte di Londra pari a circa 1,4 miliardi di euro”.
Parlando con i giornalisti, Osborne ha detto: "Fatemi essere molto chiaro. La Gran Bretagna non è nell'euro, così l'idea che i contribuenti britannici debbano essere in prima linea per questo accordo greco non è assolutamente un buon punto di partenza”.