Lo sguardo libero
Falsificazione e leadership economica: contro l’America prepotente, l’Europa trovi il colpo di genio
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Donald Trump e Vladimir Putin
C’è quasi un senso di impotenza nello stillicidio di dati, dichiarazioni e proteste che arrivano dalla stampa europea e dai suoi leader politici: dall'Italia con Giorgia Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani alla Francia con Emmanuel Macron, dalla Germania con Olaf Scholz al Regno Unito con Keir Starmer, dalla Polonia con Donald Tusk alla Ue con Ursula von der Leyen e i suoi vertici. Tutti uniti nel denunciare il revisionismo sulla guerra in Ucraina, gli attacchi di Donald Trump a Volodymyr Zelensky e la riabilitazione di Vladimir Putin, che, con metodi simili a quelli di Hitler, ha invaso la Crimea nel 2014 e poi ha attaccato l’intera Ucraina nel febbraio 2022.
L'indignazione non basta. Il problema è doppio: da un lato, la falsificazione della realtà; dall’altro, la potenza di un Paese come gli Usa. L'Occidente si scontra contro questi due muri. Il primo è quello della falsificazione, una distorsione della narrazione che passa dalla retorica di Trump. Il nuovo inquilino della Casa Bianca trasforma Zelensky da eroe della resistenza a dittatore impopolare, descrive gli alleati europei come profittatori, dipinge l'Ucraina come un buco nero finanziario. Dichiarazioni come quella sui 350 miliardi di dollari spesi dagli Usa per Kiev sono evidenti falsità: i dati ufficiali del Dipartimento di Stato parlano di circa 97 miliardi complessivi tra aiuti militari e finanziari. Il secondo muro è la schiacciante superiorità economica degli Usa. Con un Pil che rappresenta oltre il 25% dell’economia mondiale e una disponibilità enorme di risorse, Washington può permettersi di dettare le regole globali. Questa volta non più come Paese nobile, faro della democrazia, della giustizia, della verità e della libertà.
L’Europa ha le sue colpe. Ha accettato per decenni una dipendenza strategica dagli Usa, illudendosi che la protezione americana fosse eterna e che l'alleanza atlantica fosse un dogma. Oggi, con l’America sempre più concentrata su altre aree del mondo, il Vecchio Continente si trova sorpreso. Di fronte a questo scenario, serve un colpo di genio. Intanto è necessario compiere alcuni passi fondamentali. L’Europa deve diventare una federazione autentica, con un’unione politica e militare solida, una politica estera e di difesa comune e un esercito autonomo. È indispensabile conquistare una sovranità industriale e tecnologica, riducendo le dipendenze strategiche da Cina e Stati Uniti e investendo in settori chiave come semiconduttori, infrastrutture digitali e intelligenza artificiale. Sul piano economico e fiscale, l’Ue ha bisogno di strumenti strutturali come una fiscalità comune, eurobond permanenti e una Bce che agisca con flessibilità, per stimolare la crescita e proteggere l’euro dalla speculazione globale. È essenziale una gestione condivisa dell’immigrazione, affinché il peso non ricada in modo sproporzionato su Paesi come l’Italia. Infine, occorre puntare con determinazione all’autonomia energetica. E non si dica, per evitare di far sorridere il bullo Trump, che bisogna fare in fretta: è ovvio.