Affari Europei

Hillary o Trump? Le elezioni statunitensi viste da Bruxelles

Gli occhi dell'Europa sono puntati sulle elezioni americane. Ecco come cambieranno gli equilibri tra Usa e Ue nel caso vinca Trump o Hillary

Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani

Tra pochi giorni i cittadini statunitensi saranno chiamati al voto per eleggere il nuovo presidente degli Stati Uniti d'America. La sfida é epocale perché per la prima volta nella storia degli Usa una donna, già first lady, potrebbe essere eletta alla Casa Bianca. Il suo nome é Hillary Clinton. E lo é altrettanto perché il suo sfidante, Donald Trump, é un outsider della politica, inviso a larga parte dell'establishment repubblicano, e promotore di una piattaforma elettorale che promette di rivoluzionare il posizionamento degli Stati Uniti sullo scacchiere globale.

Le elezioni Usa viste da Bruxelles

La sfida elettorale americana non appassiona solo i cittadini Usa, ma anche gli europei e le cancellerie delle capitali del Vecchio continente. Perché gli Stati Uniti rappresentano il primo partner commerciale per l'Europa, ma anche il riferimento culturale e l'alleato militare su cui si basa la Nato, l'Alleanza che, nolenti o volenti, ha garantito all'Europa pace e stabilità negli ultimi settanta anni.

Come cambieranno i rapporti tra Usa e Ue dopo l'8 novembre?

E dunque a Bruxelles guardano con estremo interesse alla notte dell'otto novembre, quando sapremo chi sarà il vincitore di questa tornata elettorale. Ma come cambieranno i rapporti tra le due sponde dell'Atlantico nel caso vinca Hillary o Trump.

Hillary non nasconde sorprese per Bruxelles

L'usato garantito é rappresentato dalla Clinton. La sua politica estera é sostanzialmente quella di Barack Obama, di cui in fondo é stata anche Segretario di Stato durante il primo mandato. Questo cosa significa? Vuol dire che i rapporti tra Washington e Bruxelles si baseranno su due pilatri. Da un latro il commercio, dall'altro la Nato.

Clinton a favore del Ttip

La Clinton é una sostenitrice del Titp, il trattato transatlantico di libero scambio, fortemente voluto da Obama e Juncker, ma che é finito nel mirino di quanti in Europa ritengono che possa aprire le porte della nostra economia alle mega multinazionali a stelle e strisce. Con Hillary le trattative avranno un nuovo slancio e se la maggioranza del Congresso lo renderà possibile, si potrebbe arrivare ad una firma in tempi relativamente brevi (si parla comunque di anni).

Clinton esperta di politica estera argina Mosca e combatte l'Isis

Poi c'é la politica estera. La Nato rimane uno dei capisaldi del posizionamento americano in Europa. E la Russia continua ad essere un nemico da tenere a banda. Anche in questo caso l'ex segretario di Stato, che conosce bene Putin (come metà dei leader mondiali), ricalcherà la politica di Obama fatta di dialogo, ma anche di uso della forza. 'Facciamo la pace, ma prepariamoci alla guerra', potrebbe essere il motto.

Con Clinton nuovo slancio alla Nato

La Nato di fatto sta avviando una rimilitarizzazione del confine est europeo (pochi militari, tanta tecnologia) a cui Mosca risponde a tono. Di mezzo ci sono le sanzioni Ue e Usa dopo l'invasione della Crimea (con relativi effetti economici disastrosi per alcuni settori produttivi europei) e il nodo dell'Ucraina. C'é poi la Siria, l'Isis e il Nord Africa e su questo tema si potrebbero sprecare fiumi di parole. Clinton manterrà le posizioni, ma non aumenterà il suo impegno in Siria per non scontrarsi con Mosca. Mentre in Nord Africa lascerà la palla agli europei, italiani e francesi in primis. La soluzione del conflitto siriano e dei flussi migratori sembra lontana.

Trump, l'incognita che spaventa molti in Europa

Veniamo a Donald Trump che di sicuro riserba tanti aspetti di rottura rispetto alla Clinton (e per questo forse piace). Trump ha definito gli europei degli 'scrocconi' riferendosi alla nostra partecipazione alla Nato. Insomma, per l'imprenditore Usa l'Europa non contribuirebbe abbastanza alle spese militari. Ergo, o i Ventotto mettono mano al portafogli o Washington disimpegnerà le sue forze dall'Europa dell'Est. Anche perché per Trump Mosca non é affatto un problema, anzi. Sembra che il candidato repubblicano vada più d'accordo con Putin di quanto non faccia con la maggior parte dei leader europei. Alcuni sospettano persino che hacker del Cremlino stiano aiutando Trump, il candidato che vorrebbe modificare lo statuto della Nato trasformando il patto atlantico in uno strumento di lotta al terrorismo islamico, il vero nemico dell'Occidente.

Da Trump protezionismo: America first

Dal punto di vista economico la ricetta del tycoon é simile a quella di molti partiti definiti euroscettici e populisti europei. Innalzare barriere doganali, privilegiare i prodotti Usa e i posti di lavoro americani. Bloccare in tutti i modi l'immigrazione, soprattutto dal Messico. Andare allo scontro con la Cina sulle regole del gioco globale del commercio. Per l'Europa questo significa addio Ttip, ma potrebbe anche voler dire riacquistare un rapporto privilegiato con l'America rispetto all'Asia. Inoltre Trump avrebbe come obiettivo primario normalizzare i rapporti con Mosca e su questo l'europa si potrebbe avvantaggiare dal punto di vista commerciale.

Trump é il candidato antidiplomatico

C'é un grosso punto di domanda sulla testa di Trump. Il candidato repubblicano infatti é la persona meno diplomatica dello scacchiere internazionale e con lui alla Casa Bianca i rischi di incidenti, voluti o accidentali, si moltiplicheranno inaugurando una fase di incertezza globale senza precedenti. Eventualità già fiutata da Wall Street che infatti in questi giorni é sulle montagne russe.

Trump poco militarista: il nemico é l'Islam

Se Trump punta ad una chiusura dei confini a merci e persone non statunitensi, la sua politica estera é altrettanto casalinga. Per il repubblicano la ricetta geopolitica si traduce in un ripiegamento di Washington da tutti i teatri di guerra. Via dalla Siria, dall'Iraq, dall'Afghanistan. Più controllo dentro i confini e minore interventismo, con il rischio però che altri player globali, da Pechino a Mosca, dal Qatar all'Iran, si avvantaggino della debolezza Ue e dell'assenza Usa.