Affari Europei

Indipendenza Catalogna, oggi scade il tempo di Puigdemont

Oggi la Catalogna dovrà fare sapere a Madrid se ha intenzione di dichiarare l'indipendenza. In caso positivo Madrid é pronta ad arrestare Puigdemont

 

Scade oggi l'ultimatum che Mariano Rajoy ha dato a Carles Puigdemont per chiarire se la Catalogna ha dichiarato o meno la sua indipendenza. Madrid ha respinto la richiesta di Barcellona di aprire una fase di dialogo di due mesi e ha ribadito che la Generalitat deve fare chiarezza sulle sue intenzioni. E fonti del governo confermano che nel caso in cui ci sia una secessione unilaterale scatterebbero immediatamente le manette per l'aspirante premier catalano e i suoi collaboratori e la Regione sarebbe commissariata.

Rajoy si appella al buon senso di Puigdemont

Il presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, ha tempo fino a metá mattinata per chiarire se ha dichiarato l'indipendenza della Catalogna e ieri il premier, Mariano Rajoy, gli ha rivolto un ultimo appello alla ragionevolezza: Rajoy ha chiesto a Puigdemont che agisca con "buon senso ed equilibrio" pensando all'interesse generale, se vuole evitare l'applicazione dell'articolo 155 della Costituzione, quello che consente di intervenire nell'autonomia regionale, lasciando a Madrid la possibilita' di riprendersi alcune competenze. Il governo sarebbe ancora disposto a a rinunciare all'articolo se Puigdemont convocasse elezioni anticipate.

Barcellona esclude le elezioni anticipate

Ma da Bruxelles, il ministro degli Esteri catalano ha avvertito che il voto "non e' un'opzione" e che comunque gli indipendentisti non faranno "marcia indietro": "Non c'e' altra opzione, non c'e' alternativa", ha detto Raul Romeva. Dunque le elezioni anticipate potrebbero essere l'escamotage per uscire dal labirinto politico in cui si dimena la Spagna. Rajoy sperava che la spuntassero i settori piu' moderati del separatismo e che gli imprenditori, che gia' soffrono le conseguenze dannose dell'instabilita' politica, convincessero il 'president' che la sola via di uscita sono le elezioni anticipate. E invece l'ipotesi non appare probabile perche' Puigdemont sembra considerarla un'umiliazione e il clima e' stato infuocato dagli arresti -quello dei due leader indipendentisti Jordi Sanchez e Jordi Cuixart- che sono stati interpretati come detenzioni politiche e dei i quali anche Amnesty International ha chiesto il rilascio.

Rajoy cerca l'appoggio degli altri partiti

Rimane dunque l'altra opzione, che Puigdemont vada avanti per la sua strada. Rajoy, che ha parlato nel Congresso (il Parlamento spagnolo), durante il 'question time' dedicato proprio alla crisi catalana, ha sollecitato il 'president' affinche' non crei piu' problemi di quanti ne ha gia' creati, "se no -ha detto- obblighera' il governo a prendere decisioni che sarebbe meglio non si prendessero mai". Le consultazioni si susseguono frenetiche. Il governo centrale si consultera' con il Psoe e con Ciudadanos prima di applicare l'articolo 155 perche' vuole -ha spiegato la vicepremier Soraya Saenz de Santamaria - "non solo reggersi sulla maggioranza assoluta del Senato" ma su "un'ampia maggioranza del Congresso".

Rajoy a Bruxelles per cercare la sponda europea

Nelle ultime ore Rajoy e la sua agguerrita vice hanno consultato tutti i ministeri e gli uffici legali del governo, che potrebbe fare i suoi passi gia' nel Consiglio dei ministri domani, una volta constatato che Puigdemont non ha risposto. Rajoy deve partecipare domani al vertice dei capi di Stato e di governo dell'Ue a Bruxelles, e vuole ottenere l'avallo dei colleghi europei. Poi servira' il 'via libera' del Senato. Rajoy ha sempre parlato di cinque giorni, ma potrebbe allungare i tempi per consentire a Puigdemont di convocare nuove elezioni. E sarebbe il male minore in un Paese che e' da settimane squassato dagli sviluppi.