Affari Europei

Italia all'attacco sul made in. Il Consiglio Ue verso un compromesso

Sarà battaglia, questo è certo. Al Consiglio Ue competitività il gioco si farà duro quando i 28 cercheranno di trovare una soluzione sullo spinoso tema del "made in", vale a dire l'identificazione di provenienza dei prodotti. L'Italia è la più accanita sostenitrice dell'inserimento obbligatorio dell'identificazione di origine ed è pronta ad andare all'attacco per provare a vincere le (forti) resistenze all'interno dell'Ue.

Negli scorsi giorni ci sarebbero stati contatti ai massimi livelli tra Roma e Berlino sul tema, visto che la Germania è sempre stata contraria al provvedimento. Matteo Renzi avrebbe direttamente telefonato ad Angela Merkel che, pur avendo ribadito la contrarietà di Berlino, avrebbe assicurato che in caso di accordo politico tra i 28 Berlino non lo bloccherà. Si muove anche il ministro allo sviluppo economico Federica Guidi, che incontrerà il collega tedesco Sigmar Gabriel.

Dopo il rapporto presentato dalla Commissione Ue lo scorso 6 maggio, che individua l'impatto sui diversi settori economici dell'indicazione di provenienza per garantire la sicurezza dei prodotti, la presidenza lettone ha lavorato su un possibile compromesso partendo dai risultati. Questi identificano, sui sei settori presi in esame (giocattoli, arredamento, elettronica di consumo, tessile, calzature e ceramiche), benefici chiari solo per gli ultimi due. L'Italia punta a tutti ad eccezione dei giocattoli, ma se anche passassero solo calzature e ceramiche sarebbe un risultato rilevante in quanto verrebbe per la prima volta affermato il principio dell'identificazione dell'origine dei prodotti venduti in Europa (Ue o extra Ue), così come del resto già avviene in Cina e negli Stati Uniti.

Il compromesso proposto da Riga è stato apprezzato dalla Polonia, fino a quel momento contraria al "made in". Varsavia ha dato il suo sostegno al compromesso ma il fronte del "no" può ancora contare su Gran Bretagna, Svezia, Danimarca, Belgio, Olanda e Irlanda. L'Italia resta determinata a portare a casa il dossier e come 'ultima ratio' potrebbe anche minacciare di bloccare tutto il pacchetto se l'articolo 7 relativo al 'made in', che ha ricevuto il sostegno di Europarlamento e Commissione Ue, non dovesse passare. Il momento decisivo di questa partita sta per arrivare.