Affari Europei

Mes, la riforma Ue della discordia spiegata punto per punto

Ecco che cosa prevede la riforma del Meccanismo europeo di Stabilità che tanto sta facendo discutere in questi giorni

UE: LA RIFORMA DEL MES, PUNTO PER PUNTO

La riforma dell'Esm, European Stability Mechanism (MES in italiano, Meccanismo Europeo di Stabilità), anche detto fondo Ue Salva-Stati, non è stata ancora finalizzata, ma è stata concordata a grandi linee nell'Eurogruppo dello scorso giugno. I ministri delle Finanze dell'area euro, come riporta lo stesso Esm in una dettagliata spiegazione sul suo sito, potrebbero trovare un accordo sulla riforma nell'Eurogruppo del 4 dicembre prossimo; tuttavia è necessaria l'unanimità dei 19 membri dell'Eurozona. Basta che solo uno Stato si opponga, e la riforma non passa. Inoltre, dovrà essere ratificata dai Parlamenti dei 19 Stati membri dell'area euro, che avranno l'ultima parola. Una decisione finale, a livello Ue, potrebbe essere presa dai capi di Stato e di governo nel Consiglio Europeo di dicembre. Prima l'Eurogruppo del 4 dicembre dovrebbe dare il via libera. Cosa che potrebbe non essere del tutto scontata, anche perché l'Italia, che su questo non sarebbe sola, a quanto si apprende, ha sempre insistito per una logica a 'pacchetto'; se la riforma venisse spacchettata, allora potrebbe non passare. L'Esm è il meccanismo per la risoluzione delle crisi creato nel 2012 per gli Stati dell'area euro. Serve a fornire assistenza ai Paesi dell'Eurozona che hanno seri problemi finanziari; raccoglie fondi sul mercato dei capitali e mediante transazioni sul mercato monetario. Non è finanziato da denaro dei contribuenti. Ha sede a Lussemburgo, è un'istituzione intergovernativa (non un'istituzione Ue) e ha una capacità di prestito massima di 500 mld di euro (attualmente 383 mld).

Il fondo di salvataggio delle banche

Dal luglio 2013 ha sostituito l'Efsf, European Financial Stability Fund, il quale ha assistito Irlanda, Portogallo e Grecia. L'Esm ha fornito assistenza finanziaria alla Grecia, a Cipro e alla Spagna. L'Italia è il terzo maggior socio del MES, dopo Germania e Francia, con 14,33 mld di capitale versato e 125,4 mld di capitale sottoscritto. Il direttore è il tedesco Klaus Regling; impiega 175 persone, di 42 nazionalità diverse. La riforma, basata su diversi pilastri (backstop del Fondo Unico di Risoluzione, linee di credito dell'Esm, sostenibilità del debito, cooperazione dell'Esm con la Commissione Europea), si è resa necessaria per dare all'Esm una serie di nuovi compiti, nell'ambito degli obiettivi approvati dai capi di Stato e di governo dell'Ue nel dicembre 2018, per completare l'unione economica e monetaria e, appunto, l'Esm (MES in italiano). Tra questi obiettivi, c'è anzitutto il backstop, cioè la garanzia di ultima istanza, per il Single Resolution Fund (Srf), o Fondo Unico di Risoluzione: si tratta di un fondo, finanziato dalle banche stesse e non dai contribuenti, che interviene per 'risolvere', come si dice in gergo, le banche fallite. Questa garanzia dovrebbe essere fornita dall'Esm, che interviene, appunto, come garante di ultima istanza, cioè nel caso in cui l'Srf si trovi a corto di fondi. 

La procedura sul credito

Il backstop entrerà in vigore, se la riforma verrà approvata, entro il primo gennaio 2024; potrebbe anche entrare in vigore prima, se le banche faranno progressi sufficienti nella riduzione degli Npl, come vengono detti in gergo i crediti deteriorati ("alcune grandi banche italiane" hanno già fatto una profonda operazione di pulizia dei loro bilanci, ha riconosciuto di recente anche il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz). L'Srf potrà fare ricorso all'Esm, per l'appunto, solo in ultima istanza, cioè se avrà esaurito le sue risorse e il Single Resolution Board, che lo controlla, non fosse in grado di raccogliere risorse in altro modo. La decisione sulla concessione della linea di credito dall'Esm all'Srf viene presa, sulla base di una richiesta del Srb e di una proposta del direttore dell'Esm, dal board dei governatori dell'Esm, che sono alti funzionari dei ministeri delle Finanze dell'area euro. La decisione del board avviene per consenso, ma se la Commissione Europea e la Bce ritengono che sia in gioco la sostenibilità dell'Eurozona, allora si può votare a maggioranza qualificata (85% dei voti espressi), secondo una procedura che esiste dal 2012 per gli strumenti di aiuto finanziario. 

Come funzionano le linee di credito agli Stati

Capitolo linee di credito agli Stati: l'Esm ne ha a disposizione di due tipi, le Precautionary Conditioned Credit Lines (Pccl) e le Enhanced Conditions Credit Line (Eccl); la riforma punta a rendere le prime più efficaci. Le Pccl sono a disposizione di Stati membri dell'area euro con fondamentali economici "solidi", ma che vengono colpiti da choc avversi al di là del loro controllo. La Pccl funziona come una polizza di assicurazione: in pratica, l'assunzione di base è che il fatto stesso che esista sia sufficiente a placare i mercati; in questo modo, non ci dovrebbe essere neanche bisogno di utilizzarla. In poche parole, le Pccl servono a disinnescare le crisi, impedendo che diventino più gravi (come è successo nel caso della Grecia, per tamponare la situazione della quale all'inizio sarebbero bastate poche decine di miliardi, cosa che non è stata fatta per motivi di politica interna di alcuni Paesi dell'Eurozona), cosa che invece costringerebbe lo Stato in questione a richiedere un prestito vero e proprio dell'Esm, accompagnato da un programma di aggiustamento economico. Linee di credito simili alle Pccl sono fornite oggi anche dall'Fmi e sono state utilmente usate da diversi Paesi. Con la riforma, l'accesso alle Pccl sarà fondato su una serie di criteri e riservato ai membri dell'Esm la cui situazione finanziaria ed economica sia "robusta" nei fondamentali e il cui debito pubblico sia "sostenibile" (quello italiano, nelle valutazioni della Commissione, è sostenibile a breve e a lungo termine; qualche criticità è possibile nel medio termine).