Migranti, Fontana: “Fermiamo il radicalismo o diventeremo come Israele”
L'intervista all'eurodeputato e vicesegretario della Lega Nord Lorenzo Fontana
Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani
Onorevole Fontana, oggi il Parlamento europeo ha votato a favore di una risoluzione non vincolante che chiede di istituire una Agenzia europea per l'asilo, che cosa ne pensa?
“Potrebbe funzionare, il problema é che i migranti non dovrebbero arrivare in Europa. Questo per evitare i morti nel Mediterraneo e per garantire controlli rigorosi su chi accogliamo. Non dimentichiamoci che due degli attentatori di Parigi sono arrivati attraverso i flussi migratori senza che fossero individuati”.
Come si possono fermare flussi migratori di questa portata?
“Servono dei campi profughi a ridosso della Siria e della Libia, gestiti e finanziati dall'Onu e dall'Ue. Centri in cui i migranti vengano identificati e vengano fatti i necessari controlli per poi concedere lo status di rifugiato solo a chi ne ha veramente diritto”.
Come si può riuscire a fare dei centri accoglienza in Libia, un Paese sconvolto dalla guerra civile?
“La Libia si trova nella situazione disastrosa in cui é per le politiche sbagliate di certi governi europei. E ancora oggi non si riesce a trovare una soluzione a causa di interessi geopolitici internazionali. Io credo che si debba stabilizzare il Paese sostenendo con forza la parte politica moderata”.
Mentre a Bruxelles si discute di come gestire i migranti l'Austria ha chiuso il Brennero...
“Il problema non é l'Austria, ma il fatto che le nostre frontiere estere non sono sorvegliate. Con la chiusura della rotta balcanica i flussi migratori si sposteranno sul Mediterraneo e investiranno l'Italia. Con la chiusura del Brennero rischiamo di diventare il collo di bottiglia per l'immigrazione verso l'Europa. Se invece ci fossero dei centri di accoglienza in Nord Africa e Medio Oriente costruire muri interni all'Ue non avrebbe più senso”.
Nella risoluzione del Parlamento Ue viene sollevato anche un problema demografico: in Europa si fanno pochi figli e c'é una carenza di manodopera. L'immigrazione é dunque utile all'economia europea?
“La soluzione non é fare arrivare lavoratori, ma sostenere le famiglie Ue perché facciano più figli. Ma con una disoccupazione giovanile oltre il 40% io sinceramente non vedo questa sovrabbondanza di posti di lavoro disponibili”.
Lei é appena tornato da Israele, che cosa possiamo imparare da questo Paese?
“Tutte le persone che abbiamo incontrato ci hanno consigliato di stare attenti, perché se l'estremismo islamico non si combatte da subito il rischio é di diventare come Israele. Un Paese che vive in un continuo stato di tensione, con un apparato di sicurezza imponente. Lí i cittadini sono sicuri, ma i ragazzi fanno tre anni di servizio militare e in ogni casa c'é la maschera anti-gas”.
In Europa ci sono 500 milioni di persone, non siamo in grado di assimilare i profughi che arrivano?
“Prima di tutto bisogna dire che molti sono rifugiati economici, che noi non espelliamo. Nella relazione c'é scritto che nel 2014 é stato rimpatriato solo il 36% di chi non aveva diritto d'asilo. C'é poi un problema di cultura”.
In che senso?
“Noi abbiamo avuto la rivoluzione francese che ha sancito la separazione tra Stato e Chiesa. Per molti immigrati di fede islamica invece viene prima il Corano delle legge dello Stato. L'integrazione ha fallito perché abbiamo permesso che queste persone si ghettizzassero. Se non aderisci ai valori di un paese non sei cittadino, hai solo in tasca un pezzo di carta”.