Migranti, missione di Ciocca in Tunisia: "Voglio fare chiarezza" - Affaritaliani.it

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Migranti, missione di Ciocca in Tunisia: "Voglio fare chiarezza"

Il governo tunisino ha approvato nel giro di poche settimane migliaia di provvedimenti di grazia. E ora il rischio é che i detenuti scarcerati si imbarchino per venire in Italia. A denunciarlo su Affaritaliani.it é stato Angelo Ciocca, eurodeputato della Lega Nord, che ora rilancia: “Mercoledì 27 mi recherò in Tunisia per andare a fondo sulla questione relativa ai delinquenti tunisini che, una volta ottenuta la grazia, partono alla volta del nostro Paese. Parlerò con l’ambasciatore e cercherò di assistere a una partenza di questi famigerati sbarchi fantasma”.


"L'Italia e gli italiani - ha dichiarato Ciocca -  pagano a caro prezzo l'accoglienza dei Tunisini. Le nostre carceri sono piene di delinquenti provenienti dalla Tunisia e l’allarme terrorismo è sempre più elevato. Dovremmo chiedere i danni”.
 

Non più tardi di mercoledì scorso, 136 tunisini sono stati intercettati dalla Guardia costiera italiana mentre aspettavano a motori spenti davanti alle coste siciliane, due giorni dopo, 30 tunisini sono stati bloccati a Realmonte e 84 a Lampedusa.

"La situazione è paradossale, noi paghiamo per l'accoglienza mentre le loro motonavi sequestrano i nostri pescherecci in acque internazionali", denuncia Ciocca. “Tutti - continua - sono consapevoli dell’accordo fra il Governo italiano e quello tunisino che prevede il rimpatrio immediato ma non sempre viene poi materialmente eseguito. Molti tunisini -  denuncia - con in tasca un decreto di espulsione e l’ordine di lasciare il territorio nazionale entro sei giorni,  cercheranno comunque di raggiungere il nord senza alcuna intenzione di tornare indietro”.

E' di venerdí scorso la notizia che l'equipaggio del peschereccio Anna Madre, sequestrato lo scorso 15 settembre in acque internazionali dalla Marina militare tunisina, tornerá in Italia. L'imbarcazione, invece, resterá ancorata al porto di Sfax in seguito all'imposizione di un ammenda per il rilascio del valore di 69 mila euro.

Il provvedimento é stato disposto da una Commissione interministeriale con sede a Tunisi, dopo che il capitano Giacomo Giacalone si é rifiutato di sottoscrivere un verbale di convalida del fermo emesso dalla Marina in cui venivano riportati dati di posizione ritenuti differenti, rispetto alla reale posizione del peschereccio al momento del sequestro. "Per noi si tratta di un danno economico non indifferente - dice l'armatore Giampiero Giacalone - dato che oltre all'ammenda di 200 mila dinari, pari a 69 mila euro, bisogna considerare il pesce che avevamo a bordo, del valore i oltre 40 mila euro".