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Affari Europei
Rinvii, modifiche e veti incrociati. Dopo due anni il Pnr ancora in un cassetto

Di Pnr a Bruxelles si parla da anni. É un numero che identifica ogni passeggero che voli sui cieli europei. Un numero che puó dire alle forze di polizia chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo. Uno 'schedamento collettivo' di tutti i passeggeri che si imbarcano sui velivoli insomma. Uno strumento che, dicono gli esperti di intelligence, dovrebbe aiutare a prevenire gli attentati.

Dopo gli attacchi a Parigi il tema tornò alla ribalta e in molti chiesero un accelerazione sulla sua approvazione. Nel dicembre 2015 la Commissione libertà civili del Parlamento europeo diede il suo via libera al nuovo testo, secondo il quale i dati dei passeggeri sarebbero liberamente accessibili dalle autoritá per sei mesi e poi criptati e immagazzinati in database accessibili per i successivi quattro anni e mezzo.

Mancava solo il voto in Plenaria, previsto per il mese di marzo. Poi lo stallo, con la decisione dei gruppi S&D (di cui fa parte il Pd), Liberali e della Gue di rimandare il tutto. I deputati hanno chiesto che il provvedimento sul pnr venga inserito nella nuova legge europea sulla protezione dei dati personali. Uno stallo che ha mandato su tutte le furie il governo francese e molti eurodeputati.

“Non sono pentito di quello slittamento”, spiega ad Affaritaliani.it Daniele Viotti, eurodeputato del Pd e membro della commissione libertá civili. “Noi non possiamo piegare la politica alla cronaca. Le scelte che si fanno sulla base di emergenze sono sempre sbagliate”.

“Io non penso che quel sistema sia completamente efficace”, continua Viotti. “E non dobbiamo farci prendere la mano e mettere tutto in un sistema in cui la sicurezza viene prima delle libertà personali. É giusto mettere i dati nella disposizione delle forze dell'ordine, ma con dei paletti per tutelare la privacy. Per questo noi abbiamo chiesto che il dossier pnr venga inserito in un pacchetto piú ampio sulla protezione dei dati personali”.

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