Ambulante ucciso nelle Marche, niente ergastolo: killer condannato a 24 anni

Il killer aveva inseguito la vittima per colpirlo con la stampella che questa usava per camminare e, una volta a terra, per soffocarlo fino a farlo morire

Di Redazione Cronache
L'ambulante ucciso a Civitanove Marche
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Ambulante ucciso nelle Marche, niente ergastolo: killer condannato a 24 anni

La corte d’assise di Macerata ha condannato a 24 anni di carcere Filippo Ferlazzo, ritenendolo responsabile della morte di Alika Ogorchukwu, ambulante nigeriano di 39 anni. L’omicidio, avvenuto il 29 luglio dello scorso anno nel centro di Civitanova Marche, era stato ripreso anche in video da alcuni testimoni e le immagini visionate in aula. 

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Mentre Ferlazzo e la compagna passeggiavano per il centro di Civitanova Marche, l’ambulante si avvicinò loro per chiedere l’elemosina, toccando il braccio della donna; a quel punto è scattata la furia omicida dell’uomo, che ha inseguito Alika lungo il corso per poi colpirlo con la stampella che la vittima usava per camminare e, una volta a terra, per soffocarlo fino a farlo morire. “Un’aggressione brutale, come per uccidere un animale”, ha sottolineato il sostituto procuratore Claudio Rastrelli in un passaggio della sua requisitoria. La difesa di Ferlazzo, l’avvocatessa Roberta Bizzarri, aveva chiesto alla corte di derubricare il reato a omicidio preterintenzionale, chiedendo per il suo assistito anche una pena alternativa al carcere in quanto “Ferlazzo sta male”.
Ferlazzo, che sin dal momento dell’arresto aveva ammesso le sue responsabilità, è stato giudicato da una perizia psichiatrica capace di intendere e di volere al momento dell’aggressione. L’accusa aveva chiesto la pena dell’ergastolo: la corte, presieduta da Roberto Evangelisti, dopo un’ora di camera di consiglio, ha emesso una sentenza meno pesante.

L’operaio salernitano è stato riconosciuto responsabile di un omicidio volontario aggravato, ma gli sono state riconosciute le attenuati generiche. Inoltre, l'uomo è stato condannato a risarcire con 35 mila euro la moglie e il figlio di Alika e con 40 mila euro i fratelli e i cognati della vittima.
 

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