Attiviste contro la giudice di “palpata breve” e “vittima complessata”
Sotto "accusa" è finito il collegio di Roma che ha emesso le sentenze su recenti casi di cronaca, in particolare la giudice Bonaventura
Assoluzioni contro le donne che subiscono violenza: dalla "palpata breve" alla "vittima complessata", ora sotto accusa è la giudice
Potrebbe perfino sembrare un “complotto”, eppure sulla carta è l’applicazione della legge. C’è, però, di curioso che per tre recenti casi discussi (la studentessa palpata a scuola dal bidello; la dipendente del museo molestata dal direttore; la ragazzina che ha denunciato le violenze nella notte di Capodanno 2021) non solo si sia arrivati a simili conclusioni, tutte nel senso di sminuire la gravità dei fatti e far passare più o meno esplicitamente le autrici delle denunce da vittime a colpevoli, ma che a trarle sia stato il medesimo collegio: la quinta sezione collegiale del tribunale di Roma presieduta da Maria Bonaventura.
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In tutti e tre i casi, ora è la magistrata ad essere finita sul banco degli imputati. Ad andare all’attacco questa mattina, intervistata da Repubblica, è Bo Guerreschi, presidente della onlus “Bon’t Worry” che si occupa di violenze di genere. Siamo di fronte a sentenze scritte da giudici donne “in cui le donne non vengono credute e ridotte quasi a imputate”, denuncia Guerreschi: “Siamo oltre il diritto, si sta riducendo a coriandoli il Codice Rosso. Poi non lamentiamoci quando le denunce diminuiscono”. Guerreschi ha letto e riletto con sgomento crescente le sentenze di assoluzione prodotte dal collegio guidato da Bonaventura, e ora chiede che la giudice sia sanzionata: “Chiedo l’intervento del ministro della Giustizia Carlo Nordio”, dice ancora a Repubblica. “Spero che a breve invii gli ispettori, questi verdetti lasciano senza parole e mi fanno pensare che lottiamo per qualcosa che la giustizia ci nega”.
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A motivare l’ira della fondatrice dell’associazione Bon’t Worry c’è anche il fatto che Bonaventura è la giudice anche del processo istruito dopo la denuncia di una giovane romana di violenze sessuali subite da più ragazzi a una festa in casa a Primavalle la notte di Capodanno 2021, in pieno lockdown.
Sentenze contro le donne vittime di violenza: l’autodifesa della giudice
Chiamata in causa, la giudice però respinge al mittente le accuse. “Ma tutto questo stupore da dove deriva? Non ho mai “esondato” dalla mia sfera di competenza…”, si difende parlando a una cronista del Corriere tra i corridoi del palazzo di Giustizia. “Il mio ruolo mi conferisce autonomia e indipendenza ed è in ragione di questi princìpi che ho scritto la mia sentenza”, puntualizza. Bonaventura non ritiene insomma ci sia alcunché da spiegare, tanto meno errori da riconoscere, né in fatto di diritto, né in merito al linguaggio utilizzato sulle donne che hanno denunciato: “A mio avviso i giudici devono esprimersi attraverso le proprie sentenze. Ho comunque in serbo una denuncia al Csm al quale inoltrerò una mia relazione dettagliata”, fa sapere al Corriere.