Confermato l'ergastolo per Oseghale, l'assassino di Pamela Mastropietro
Il processo d'appello bis ha riguardato solo il reato di violenza sessuale
Dall'omicidio all'ergastolo per Innocent Oseghale: ha stuprato, ucciso e fatto a pezzi la 18enne Pamela Mastropietro
Dopo cinque anni è arrivata la sentenza definitiva che conferma l'ergastolo per Innocent Oseghale, accusato di avere stuprato, ucciso e fatto a pezzi la diciottenne Pamela Mastropietro nel gennaio del 2018 a Macerata.
L'imputato non era presente in aula al momento della lettura della sentenza. Erano invece presenti i genitori della ragazza, la cui madre ha combattutto per anni affinchè, nella sentenza, si tenesse conto dell'aggravante della violenza sessuale. Infatti, se l'aggravante fosse caduto, Oseghale avrebbe potuto ottenere una pena ridotta.
Il processo d'appello bis ha riguardato solo il reato di violenza sessuale ed è stato trasmesso a Perugia per questioni procedurali.
L'omicidio di Pamela Mastropietro
La 18enne è stata uccisa a Macerata il 30 gennaio 2018. Unico accusato per lo stupro e l’assassinio della ragazza è Innocent Oseghale, che si è dichiarato innocente e ha ammesso solo di aver fatto a pezzi il cadavere. Nel febbraio 2019 è iniziato il processo a suo carico. Il 29 maggio 2019 è stato condannato all'ergastolo. Il 16 ottobre 2020 anche la Corte d'Assise d'appello di Ancona ha confermato la condanna, con le accuse di omicidio volontario aggravato dalla violenza sessuale, vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere.
Come si legge su SkyTg 24, il 29 gennaio 2018 Pamela scappa dalla comunità di recupero Pars. Quella notte la passa a casa di un tassista e il giorno successivo un altro tassista la vede ai giardini Diaz, piazza di spaccio di Macerata.
Qui, la ragazza compra una dose di droga da Desmond Lucky (amico di Oseghale, inizialmente coinvolto e poi uscito dall'inchiesta principale), pagandola con una catenina d'argento, dono della mamma. Secondo gli inquirenti, a questo punto Oseghale avrebbe convinto Pamela a salire nel suo appartamento di via Spalato: qui, forse in cambio di una dose di eroina, l'avrebbe violentata e poi uccisa, accoltellandola al fegato in un raptus di rabbia, perché lei voleva chiamare i carabinieri.
Il corpo lavato con la candeggina e fatto a pezzi "in modo scientifico"
Dall'autopsia emergono dettagli raccapriccianti: il corpo di Pamela è stato lavato con la candeggina, per cancellare ogni traccia, e fatto a pezzi "in modo scientifico", come ha scritto il medico legale Mariano Cingolani. Oseghale aveva deciso di sbarazzarsene chiudendo i resti di Pamela in due trolley e, la sera del 30 gennaio, si è fatto accompagnare da un amico tassista alla periferia di Pollenza, dove ha abbandonato le valigie. Quando verrà arrestato, Oseghale negherà la violenza e si difenderà dicendo che Pamela sarebbe morta per un'overdose di eroina.
Oseghale viene arrestato pochi giorni dopo l’omicidio, individuato grazie alle immagini di un sistema di sorveglianza all'esterno di una farmacia a Macerata che lo immortalano mentre segue la ragazza. A casa dell’uomo, poi, saranno ritrovati i vestiti di Pamela e alcune tracce di sangue.
Quando gli inquirenti arrivano a lui, Oseghale prova a dare più versioni fino all’estate 2018, quando di fronte al procuratore Giovanni Giorgio ammette di aver fatto a pezzi il corpo della ragazza morta, nella sua versione, di overdose, e nega di averla violentata.
Dopo diversi esami scientifici sul corpo della ragazza, la polizia stabilisce che fatali sarebbero stati due colpi di arma da punta e da taglio "penetrati alla base del torace a destra quando la vittima era ancora in vita". La ragazza, dunque, non sarebbe morta per overdose, ma uccisa mentre era ancora viva.
Prima ancora, secondo gli inquirenti, Oseghale avrebbe abusato di lei mentre era in pessime condizioni fisiche per via dell'assunzione di eroina. Le indagini a carico di Oseghale si chiudono nel giugno 2018, e nel 2019 inizia il processo a suo carico, che si conclude oggi con la sentenza definitiva di ergastolo.