Curcio sgrida gli alluvionati: "Non seguono le regole, inutili gli allarmi"
Il capo della Protezione Civile: "È la gente che deve modificare le abitudini a rischio"
Alluvione, Curcio: "Non serve dare l'allerta rossa, la gente non sa come comportarsi"
L'alluvione che ha colpito la Toscana e fatto 7 morti continua a tenere banco e mentre prosegue la conta dei danni esplode una nuova polemica. Ad innescarla è il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio che punta il dito su un aspetto: ovvero che i morti si potevano evitare. "Quello che si può fare - dice Curcio a La Stampa - è una migliore educazione delle persone per evitare i morti che sono quasi sempre dovuti a un errato comportamento. Se le dicessi che domani c’è allerta rossa, lei cosa farebbe? Non lo saprebbe. Serve un manuale di comportamento". Secondo Curcio il problema non riguarda la sola regione: "L’Italia, purtroppo, è un territorio fragile. Abbiamo spesso costruito dove non si doveva. Il 94% dei Comuni, ovvero 7.400 centri, è a rischio di alluvioni, frane, erosioni costiere. C’è troppa cementificazione selvaggia e il territorio ci restituisce ciò che abbiamo creato con eventi disastrosi che si stanno intensificando. Il cambiamento climatico è una realtà da affrontare, ma lo è altrettanto la fragilità del nostro territorio".
Leggi anche: Milano, attraversa i binari ma cade e il treno lo travolge. Morto 32enne
Leggi anche: Migranti, la scrittrice Bruck: "No a chi odia Israele, grazie Meloni-Salvini"
"In quest'ultima alluvione in Toscana - prosegue Curcio a La Stampa - le stazioni pluviometriche hanno registrato una quantità di pioggia più del doppio di quella monitorata in passato. Dobbiamo quindi fare i conti anche con questo aspetto, sbaglia chi dice che il cambiamento climatico non influisce. Ma il problema, secondo Curcio, è prima di tutto culturale: "L’altro giorno ho sentito in tv un uomo intervistato che diceva: “Quando la pioggia è aumentata sono sceso in garage a spostare l’auto". Ebbene non c’è nulla di più sbagliato di quel comportamento. A quel cittadino è andata bene ma spesso si muore proprio scendendo in garage o rimanendo al piano terra".
Ovvero facendo l’esatto contrario di quello che impongono le regole in caso di allerta. Per il capo della Protezione Civile "occorre una campagna di sensibilizzazione che parta già dalle scuole per progredire anche ad altri livelli. Tipo un’informazione in televisione che educhi il cittadino ad assumere comportamenti non a rischio. Abbiamo già intrapreso una campagna pubblicitaria intitolata “Io non rischio” destinata ai 600 Comuni più a rischio idrogeologico.