Eni-Nigeria, il giudice attacca i pm: "Armanna? Chat truccate, era evidente"

Il presidente del processo è stato sentito in gran segreto. Le accuse a De Pasquale e Spadaro imputati a Brescia: "Era chiaramente un taglia e cuci"

Cronache

Eni-Nigeria, il giudice sentito come teste. Le critiche ai colleghi pm

Il procuratore aggiunto di Milano Fabio De Pasquale e il pubblico ministero Sergio Spadaro sono stati rinviati a giudizio per rifiuto d’atti d’ufficio, in relazione al processo milanese Eni-Nigeria. Proprio in merito a questo procedimento - si legge sul Corriere della Sera - è stato ascoltato in gran segreto come teste, il giudice milanese Marco Tremolada: cioè il presidente del processo Eni-Nigeria, nel febbraio-marzo 2021 lasciato all’oscuro che Vincenzo Armanna, imputato ma anche accusatore di Eni valorizzato dal procuratore aggiunto milanese Fabio De Pasquale, avesse falsificato sia le chat portate in Tribunale per puntellare il proprio asserito superteste 007 nigeriano Isaac Eke, sia le chat portate alla Procura per far figurare che l’a.d. Eni Claudio Descalzi avesse inquinato il processo. Il giudice Tremolada è critico nei confronti dei pm accusati di "rifiuti d'atti d'ufficio" e lo spiega chiaramente nella sua deposizione.

"Benché fossimo a ridosso della conclusione", se la Procura "ci avesse chiesto di acquisire" le chat "che mi avete mostrato", - dichiara Tremolada e lo riporta il Corriere - specialmente il taglia e cuci di Armanna volto a occultare "il riferimento a una cospicua somma versata da Armanna" al suo teste Timi Aya, "sono sicuro che lo avremmo fatto, perché avrebbe certamente risolto il tema dell’attendibilità di Armanna, e non ci avrebbe richiesto uno sforzo motivazionale pari a quello che abbiamo compiuto per escluderla" al momento dell’assoluzione di tutti gli imputati il 17 marzo 2021. In più "avremmo trasmesso gli atti per ipotesi di intralcio alla giustizia".

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