Firenze, 10mila persone 'dalla parte della pace': fiaccolata contro la guerra

Promossa dall'abate di San Miniato al Monte, la manifestazione per chiedere la pace in Medio Oriente: imam e rabbino hanno camminato insieme

di Daniele Marchetti
Dalla parte della Pace
Cronache

Guerra Israele-Palestina, in migliaia alla fiaccolata della pace a Firenze

C’era un intero popolo, quello del silenzio, che non ha angeli in Paradiso, quello della porta accanto, dei buongiorno distratti ma non sordi. C’era tanta umanità e fraternità lunedì sera a Firenze, lungo le rampe che conducono a San Miniato al Monte, nell’occasione della fiaccolata della Pace.

Non una fiaccolata “per”, ma una fiaccolata “di” Pace!. Non un di qua, o un di là, ma - nella terra di Giorgio La Pira e di Padre Ernesto Balducci- solo un enorme “insieme”. Insieme per un valore che supera ogni causa, ogni atrocità, ogni male: la Pace. Decine di migliaia di persone hanno accompagnato -nel silenzio- il rabbino capo di Firenze Gaudi Piperno, l’imam Izzedin Elzlir e l’Abate Padre Bernardo Gianni, anima di un evento discusso tanto di qua, dalla Comunità ebraica, quanto di là, dalla Comunità islamica.

"Non c’è pace senza fiducia; senza fede nell’altro; senza coraggio!", questo il grande messaggio lanciato da quel popolo silenzioso che, sfidando le fazioni, ha rappresentato la reale possibilità di una Pace vera, senza aggettivi o avverbi. Una Pace che è azione: rispettare, condividere, ascoltare, essere speranza.

“Siamo qui per amare l’amore e per odiare l’odio”. Queste le parole con cui Padre Bernardo ha accolto i fiaccolanti in una San Miniato al Monte strabordante. “Firenze culla dell’umanesimo e dunque patria della libertà invoca la liberazione degli ostaggi. Sono profondamente grato a tutte e tutti voi che avete portato quassù, su questo crinale, attraverso la fatica della salita, il nostro sogno di Pace. Questa salita, questo affanno ci hanno ricordato che la pace non è affatto un’esperienza scontata: chiede percorsi, chiede salite, chiede condivisione. E stasera la nostra città è diventata un bellissimo laboratorio e cantiere di pace.

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In una prospettiva che sentiamo convergente, in un ideale altissimo di giustizia, di autodeterminazione dei popoli, del diritto degli ultimi, dei diseredati, dei rimossi dalla cosiddetta macrostoria che invece stasera è chiaramente la storia di un popolo che cammina per strade, viottoli, piazze, riconoscendosi accomunato dall’essere semplicemente umani. La mia gratitudine, che è la gratitudine dell’amore, va in modo particolare a Gaudi Piperno ed Izzedin Elzlir, perché la loro presenza, qui, stasera, è davvero un dono di pace, di profezia, di coraggio e di libertà. Firenze abbraccia il vostro dolore, Firenze sostiene le vostre speranze, Firenze sogna pace per le vostre terre.

Stasera qui c’è tutta Firenze e il nostro cuore rappresenta anche gli assenti che noi rispettiamo perché questo è un luogo di comprensione, di inclusione, di pace perché –continua commosso l’Abate- se continuiamo a giudicarci addosso, la pace non arriverà mai! Questo non significa nascondere la verità, dimenticare la giustizia, ma significa che bisogna sentirci mobilitati, indignati dallo scandalo della guerra, dallo scandalo del terrorismo, dai disegni di genocidi e dobbiamo essere assolutamente lucidi, profetici e vigilanti perché, se non stiamo attenti, oltre a morire di inquinamento, moriamo di odio.

Non è per me facile stasera rompere questo silenzio con cui abbiamo voluto dire che il dialogo si costruisce innanzitutto ascoltando, disponendo i nostri cuori, verso l’altro, l’altra attendendo la sua parola come un dono, un'indicazione, una gravidanza di una verità che non possiamo pretendere di possedere, manipolare, codificare e idolatrare a spese degli altri. Un silenzio di umiltà, un silenzio di reciprocità e un silenzio che, attendendo, desidera che fin da domani altre notizie da quei luoghi di sofferenza e di disumanizzazione così come devono arrivarci nuove notizie dall’Armenia, dal Sudan, dall’Ucraina.

Io vi consegno i versi che Mario Luzi ha scritto su questo piazzale in cui sembra profetizzare quello che stasera accade. E accade per il bene non solo dei nostri cuori, della nostra città, delle amatissime comunità ebraica e islamica, per il bene del mondo intero perché la bellezza e la luce di stanotte non si spengano mai nei vostri cuori, per essere veramente tutti insieme una città di pace al servizio della pace del mondo, come sognava Giorgio La Pira: «Ricordate? Levò alto i pensieri, stellò forte la notte, inastò le sue bandiere di pace ed amicizia, la città dagli ardenti desideri che fu Firenze allora essere stata nel sogno di La Pira la città posta sul monte forse ancora la illumina, l’accende del fuoco dei suoi antichi santi e la rode della sua dura carità il presente d’infamia, di sangue, di indifferenza. Non può essersi spento, languire troppo a lungo sotto le ceneri l’incendio. Siamo qui per ravvivarne con il nostro alito le braci che duri e sui propaghi controfuoco alla vampa devastatrice del mondo. Siamo qui per questo; stringiamoci la mano sugli spalti di pace nel segno di San Miniato»

“Per favore, signori della guerra -ha concluso l’Abate Bernardo supportato da un sobrio ma dirompente applauso- cessate il fuoco. Viva la pace!”

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