Francia, "grazia" ai terroristi: no all'estradizione in Italia di dieci Br
Per tutti i militanti, fra i quali Giorgio Pietrostefani, condannato per l'omicidio Calabresi, il tribunale aveva già negato la richiesta dell'Italia
La Cassazione francese nega l'estradizione in Italia a dieci ex terroristi rossi rifugiati dopo gli Anni di piombo
Dalla Corte di Cassazione francese arriva il no all'estradizione dei 10 ex militanti di estrema sinistra italiani, in gran parte ex delle Brigate rosse, rifugiati in Francia dopo gli Anni di piombo. La decisione era molto attesa, dopo che già la Corte di Appello di Parigi, a fine giugno scorso, aveva deciso per il no alla richiesta dell’Italia.
La presidente della Chambre de l'Instruction aveva motivato il rifiuto con il rispetto della vita privata e familiare e con il diritto a un processo equo, garanzie previste dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, il giorno dopo, aveva però affermato che “quelle persone, coinvolte in reati di sangue, meritano di essere giudicate in Italia”. A quel punto il procuratore generale della Corte d'appello di Parigi, Rémy Heitz, in rappresentanza del governo, aveva immediatamente presentato un ricorso alla Corte di Cassazione, ritenendo necessario appurare se gli ex terroristi condannati in Italia in contumacia beneficeranno o meno di un nuovo processo se la Francia li consegnerà. Lo stesso procuratore contestava la decisione del tribunale sulla presunta violazione della vita privata e familiare degli imputati.
La Cassazione francese nega l'estradizione in Italia a dieci ex terroristi. Ecco chi sono
Ad annunciare il “no” alle domande di estradizione è stata la stessa Corte di Cassazione, che ha quindi respinto la richiesta del procuratore. Le domande in particolare riguardavano l'ex di Lotta Continua Giorgio Pietrostefani, tra i fondatori dell'organizzazione, ottantenne e da tempo malato, condannato a 22 anni come uno dei mandanti dell'omicidio del commissario Luigi Calabresi; sei ex militanti delle Brigate rosse: Giovanni Alimonti (classe ‘55) che deve ancora scontare 11 anni per banda armata e associazione terroristica, Roberta Cappelli (classe ‘55) che ha una condanna all'ergastolo per associazione con finalità di terrorismo, concorso in rapina aggravata, concorso in omicidio aggravato, attentato all'incolumità, Marina Petrella (classe ’54), che deve scontare l'ergastolo per omicidio, Sergio Tornaghi (classe ’58), condannato all'ergastolo per l’omicidio di Renato Briano, direttore generale della Ercole Marelli.
E ancora Maurizio Di Marzio (classe ’61), che deve scontare 5 anni per tentato sequestro dell’ex dirigente della Digos di Roma, Nicola Simone, Enzo Calvitti (classe ’55); l'ex militante di Autonomia Operaia Raffaele Ventura (classe ’52), condannato a 20 anni per concorso nell'omicidio a Milano del vicebrigadiere Antonio Custra; l'ex militante dei Proletari armati per il comunismo (Pac) Luigi Bergamin (classe ’48), che deve scontare una condanna a 25 anni per associazione sovversiva, banda armata e concorso in omicidio; l'ex membro dei 'Nuclei armati contropotere territoriale' Narciso Manenti (classe ’57), che ha una condanna all'ergastolo per l'omicidio aggravato dell'appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri, assassinato a Bergamo il 13 marzo 1979.