Hamas ha ucciso la sicurezza di Israele e neanche noi ci sentiamo tanto bene
Un attacco con bulldozer, parapendii e vecchi cellulari 2G ha forato le alte tecnologie di difesa di Israele da un miliardo di dollari
Hamas ha mostrato come si faranno gli attentati in futuro. E noi in Italia come siamo messi? Breve storia di uno sciamannato che non si riesce a far scendere da un parapendio
L’attacco terroristico di Hamas ha scioccato non solo Israele, ma anche l’Europa e gli Stati Uniti. Costringe il mondo a ripensare i sistemi di sicurezza: nessuno è più sicuro della qualità dei propri proclami. Anche sulle testate giornalistiche russe da giorni vengono evidenziate le falle aperte nei sistemi utilizzati, considerati di matrice occidentale.
Israele è una delle economie high-tech più sofisticate al mondo e il settore della sicurezza è quello più finanziato dalla Stato. Ma una cosa è certa, dopo le stragi di sabato cambierà per sempre l’approccio alle tecnologie. Gli analisti di settore sostengono che l’apparato di difesa di Israele al confine con Gaza, dal valore stimato di un miliardo di dollari, è saltato per la combinazione selvaggia di tecnologie a basso costo, pianificazione all’ennesima potenza e convinzione dei terroristi coinvolti.
Agli esperti risulta che Hamas sia riuscita nelle azioni utilizzando dei bulldozer, dei parapendii e una rete di cellulare 2G, i vecchi cellulari che non avevano navigazione internet ma possedevano una completa cifratura delle trasmissioni che rende molto difficili le intercettazioni. Hamas in questo modo è riuscita a contraffare radar, telecamere e mitragliatrici automatiche, attaccando i luoghi meno strategici di Israele e poi spostandosi velocemente. La pioggia di razzi è stata il compimento finale. La morale della storia è capire che ancora una volta la tecnologia non protegge di per sé, la differenza viene fatta dall’uomo. Chi è altamente motivato trova le modalità per aggirare qualsiasi sistema di sicurezza e l’uso combinato delle tecnologie può facilitarne lo scopo. In sintesi: i Paesi possono caricare sistemi di sicurezza colossali ma non danno certezze totali.
In tanti si sono chiesti: durante l’assalto che fine hanno fatto i droni di sorveglianza israeliani? La risposta l’ha data il giornalista tecnologico israeliano Assaf Gilead, citato da Daniella Cheslow su Politico: “Tutti quelli che avrebbero dovuto chiamare quei droni erano già morti”.
In queste ore un’unità investigativa capeggiata da Anna Schecter del giornale americano NBC ha mostrato dei documenti esclusivi che dimostrerebbero come Hamas abbia creato piani particolareggiati per colpire le scuole elementari e un centro giovanile nel kibbutz israeliano di Kfar Sa'ad, per "uccidere quante più persone possibile", sequestrare gli ostaggi e spostarli rapidamente nella Striscia di Gaza.
L’unità di Hamas era altamente addestrata a circondare e infiltrarsi nei villaggi civili. Su altre testate si parla di un attacco pianificato da 2 anni circa. I documenti citati da NBC sarebbero stati trovati sui corpi dei terroristi di Hamas dai primi soccorritori israeliani e condivisi con NBC News. Per derubricare questa ricostruzione però, spiega proprio Schecter, viene mostrato un video, pubblicato venerdì da Hamas, che fe vedere dei terroristi armati che danno da mangiare ai bambini israeliani presi in ostaggio. Ma i documenti trovati sui corpi dei terroristi di Hamas morti, le riprese del massacro in possesso dei soccorritori israeliani, le interviste con testimoni oculari e i primi soccorritori raccontano una storia straziante e ben diversa da quella del video.
Le indagini sono ancora in corso, per definire con certezza quanto accaduto ma un funzionario dell'IDF (Forze di Difesa Israeliane), che ha rifiutato di essere citato dal giornale USA mentre le indagini sono ancora in corso, ha dichiarato di essere rimasto sbalordito dal grado di pianificazione utilizzato per questo attacco terroristico di massa.
Il quadro della sicurezza andrebbe comunque aggiornato e non solo in Israele. E per capirlo basti un esempio che raccontiamo ora per l'Italia.
Per un caso della vita ci troviamo la mattina di sabato, il giorno dell’attentato in Israele, a passeggiare su una spiaggia del litorale campano, zona Paestum in provincia di Salerno (le stragi di Hamas avverranno nel pomeriggio). Un parapendio a motore vola a 20-25 metri da terra, una distanza a dir poco pericolosa per chi si trova in spiaggia. Non si capisce se il guidatore sia in difficoltà o faccia di proposito delle circonvoluzioni azzardate. La gente si alza dal bagnasciuga.
Preoccupati che possa cadere addosso a qualche passante o farsi male il pilota, chiamiamo le forze dell’ordine. I carabinieri rispondono che manderanno una pattuglia ma ci fanno anche capire che da terra è davvero difficile intervenire se il soggetto non accetta di atterrare. Chiamiamo altre forze di polizia, compresa la Guardia costiera che ci spiega come si occupino solo di quello che succede sullo specchio dell'acqua. In realtà nessuno sa bene cosa fare in casi di emergenza del genere. Una forza di polizia ci consiglia di "guardare su internet o cercare l'ente che si occupa dei droni". Chiamiamo Enac, Ente Nazionale per l'Aviazione Civile che è l'unico ente che può a avere a che fare con la questione. Probabilmente ha maggiore chiarezza sul tipo di intervento possibile. E’ sabato, al centralino non risponde nessuno. Non c’è un numero di emergenza. Sul momento il pensiero più banale va agli attentati di qualche anno fa dell’Isis e come il mezzo possa essere adatto per un attacco. Il parapendio continua a volare imperterrito, avanti e indietro. Nel pomeriggio vediamo le immagini dei parapendii usati da Hamas. L’Italia non è certo un obiettivo per il gruppo estremista palestinese anche se il Vaticano lo è per l’Isis, che ha minacciato apertamente Roma e San Pietro.
Nei giorni successivi parliamo con qualche funzionario dell’Enac. Dopo molti scambi, dove gentilmente un esperto ci spiega le casistiche delle sanzioni in caso voli pericolosi o ad altezze improprie, dagli uffici ci dicono che loro sono solo una struttura che può emettere sanzioni amministrative, non certo fare interventi di emergenza. Non hanno mezzi e strumenti del genere. Tanto meno possono trattare i temi relativi alle questioni di sicurezza che vorremmo sottoporre. Ci dicono di chiamare le forze dell'ordine ma loro ne sanno meno di Enac, siamo tornati al punto di partenza. Ma la domanda resta: in caso di emergenza che si fa? Non ci sembra sia molto chiaro a nessuno. E intanto che si capisce... chi è malintenzionato ha tutto il tempo di fare quel che vuole. Se non riusciamo a far scendere dal cielo uno sciamannato come possiamo immaginare di fermare un attentato di questa tipologia?