Iervolino indagato, su Affari la richiesta di Woodcock di rinvio a giudizio
Gli atti della richiesta di rinvio a giudizio per i sette indagati per corruzione, tra cui l'editore de L'Espresso Danilo Iervolino
Concorso in corruzione, l'editore de "L'Espresso" Iervolino indagato per un'assunzione favorita in Unipegaso
Concorso in corruzione aggravata: questo il reato per il quale i pm di Napoli Sergio Ferrigno e Henry John Woodcock (il pm che in passato ha messo sotto inchiesta Berlusconi, la Guardia di Finanza e che ha indagato sulla P4 e sugli appalti Consip) hanno chiesto il rinvio a giudizio per sette indagati tra cui Danilo Iervolino, allora al vertice dell'Università Pegaso e attuale presidente della Salernitana calcio, oltre che editore de L’Espresso. Insieme a lui il segretario generale del sindacato Cisal Franco Cavallaro, il segretario generale del Ministero del Lavoro Concetta Ferrari e Fabia D'Andrea, all'epoca dei fatti vice capo di Gabinetto del ministro del Lavoro.
"Il dottor Danilo Iervolino è completamente estraneo ai fatti ricostruiti dall’ufficio di procura. Non ha mai conosciuto ne’ incontrato la dottoressa Ferrari, ed il di lei figlio", afferma su affaritaliani.it Giuseppe, Saccone, avvocato di Iervolino. "Non ha mai parlato con la dottoressa Ferrari al telefono né è mai stato intercettato un suo colloquio con i protagonisti della vicenda avente ad oggetto i fatti contestativa - prosegue il legale -. Nemmeno vi è prova che egli sapesse, nel momento della sottoscrizione del contratto di docenza di cui si parla nell’imputazione, che quell’incarico fosse correlabile alla elargizione di favori di qualunque genere… A prescindere dalla inutilizzabilità delle intercettazioni ambientali effettuate nel procedimento sui dispositivi appartenenti a soggetti diversi dal Dottor Iervolino. Inutilizzabilità dichiarata dal giudice del riesame, siamo certi che proprio quei colloqui contengono la prova incontrovertibile della sua estraneità ai fatti. Attendiamo con fiducia la fissazione dell’udienza preliminare e non escludiamo di definire il procedimento con il giudizio abbreviato".
Tutto ruota intorno a un contratto di assunzione del 2019 come docente nell’università telematica Unipegaso. Con quell’assunzione, sollecitata a Iervolino dal segretario generale della Cisal Felice Cavallaro, quest'ultimo è accusato di essersi ingraziato il direttore generale del ministero del Lavoro, Concetta Ferrari, ottenendo l’agognato nulla osta alla scissione “parziale” e “asimmetrica” del patronato Encal-Inpal (con la separazione in due patronati, Encal-Cisal e Inpal). Perché a essere assunto – avrebbe percepito circa 68.000 euro in tre anni, fino al giugno 2022 – fu il figlio della dottoressa Ferrari, Antonio Rossi.
Tutti e quattro sono indagati per concorso in corruzione insieme ad altre tre persone, tra cui uno dei più stretti collaboratori di Iervolino, l’avvocato Francesco Fimmanò.
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Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli ha già eseguito un sequestro preventivo nei confronti del figlio della Ferrari per un importo di oltre 68 mila euro. Ma le fiamme gialle stanno valutando tra i tanti elementi dell’inchiesta anche una vacanza a Tropea per la Ferrari e il marito, il noleggio di una barca e di un’auto, oltre a una borsa e cravatte griffate.
Il gip Enrico Campoli ha fissato l’udienza preliminare al 24 novembre.
Concorso in corruzione, respinte le richieste di misure cautelari
I pubblici ministeri hanno chiesto la misura cautelare degli arresti domiciliari non per Danilo Iervolino, bensì per Ferrari, Cavallaro e D'Andreari, tutte rigettate dal giudice per le indagini preliminari, che ha ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza e insussistenti le esigenze cautelari.
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A fronte dell'appello dei pubblici ministeri del rigetto cautelare al Tribunale Del Riesame, quest'ultimo ha riconosciuto insussistenti anche i gravi indizi di colpevolezza, oltre che le esigenze cautelari. Per il Tribunale Del Riesame, quindi, mancano finanche gli indizi gravi (non solo le esigenze). Tale decisione ha valenza "espansiva" nel senso che la ritenuta insussistenza di indizi gravi è suscettibile di produrre effetti anche sul merito della vicenda.