Il primario e le flessioni per gli specializzandi che sbagliano. "Non è reato"

Nicola Maffulli, eccellenza dell'ortopedia mondiale è tornato in servizio e ammette tutto: "Ma non le ho mai imposte. Si trattava di un modo per fare gruppo"

Cronache

Caso Maffulli, per i pm le flessioni punitive non sono un reato

Si è conclusa con un'assoluzione piena il caso delle flessioni degli specializzandi di ortopedia che sbagliavano all'Università di Salerno. Il Tribunale ha archiviato tutto e l’Università l’ha reintegrato nel ruolo di coordinatore della Scuola di Specializzazione in Ortopedia e traumatologia, dalla quale era stato sospeso quando esplose il caso, nell’aprile dello scorso anno, il professor Nicola Maffulli. "I fatti non configurano reati", scrivono i magistrati. Cioè, quei piegamenti sulle braccia ai quali sottoponeva i giovani dottori ritardatari sono stati considerati inopportuni ma non così vessatori da prevedere processi e punizioni per Nicola Maffulli, primario di Ortopedia a Salerno. "Forse pochi se ne sono accorti - spiega al Corriere della Sera il docente accusato - ma dopo la vicenda delle flessioni io ho continuato a lavorare a testa bassa e ho raggiunto il secondo posto nel ranking mondiale degli ortopedici, due anni fa ero al quinto".

E così, - prosegue il Corriere - dopo la bufera di un anno fa, rieccolo in sella pronto a spiegare per la prima volta le sue ragioni. Il procedimento sarà stato anche archiviato ma le flessioni venivano fatte. "Però non le ho mai imposte. Si trattava - spiega Maffulli - di un modo per rendere coeso il gruppo e al tempo stesso far capire l’importanza della puntualità in un ospedale. La regola era una flessione per ogni minuto di ritardo e la colazione da pagare. Questo valeva per tutti, me compreso. Per dirle: una volta sono rimasto in panne con la macchina e sono arrivato con 72 minuti di ritardo. Ne ho fatte 72 senza fiatare. La cosa era comunque vissuta come un evento goliardico".

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