Infermiere spiate nelle docce, la svolta: indagati due tecnici a Empoli

I due guardoni avrebbero allestito il sistema di spionaggio già nel 2021. La polizia postale starebbe sondando il web per trovare materiale compromettente

Scena tratta da la vergine il toro e il capricorno 1977
Cronache
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Empoli, telecamere nelle docce delle infermiere: indagati due tecnici dell’Ospedale San Giuseppe

Scene da commedia all'italiana all’Ospedale San Giuseppe di Empoli. Due tecnici, due Alvaro Vitali e Lino Banfi dei nostri tempi, sono sospettati di aver allestito un sistema di spionaggio per scopi voyeuristici nelle docce degli spogliatoi femminili. I due tecnici, secondo quanto riportato da Repubblica, sarebbero stati allontanati dal luogo di lavoro. Resta da chiarire un fatto: che fine hanno fatto le immagini? Esistono delle registrazioni? Al momento la polizia postale sta sondando la rete alla ricerca di possibili video incriminanti.

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A scoprire l’arcano è stata proprio una moderna Edwige Fenech, o meglio, un’infermiera dell’ospedale di Empoli. Da tempo la donna studiava un puntino sospetto che spuntava dalla parete finché non ha deciso di strapparlo e così facendo smascherare i due guardoni. Le pratiche di spionaggio dei due sarebbero cominciate già a partire dal 2021.

Rapido l’intervento della Commissione toscana per le pari opportunità: “Grande sostegno alle donne che sono uscite dal silenzio e hanno trovato la forza e il coraggio di denunciare ogni forma di violenza. Siamo di fronte all’ennesimo esempio della tradizione maschilista e sessista, che attribuisce alle donne, accanto ai ruoli santificati di madre e di moglie, quello deumanizzato, di oggetto sessuale a disposizione dell’uomo cacciatore per natura”.

“Questa tradizione maschilista accoglie questo tipo di fatti con una indignazione solo apparente, ma che invece nasconde compiacimento. Se guardare dal buco della serratura una donna svestita ha sempre rappresentato una bravata, non c’è da stupirsi se oggi ci si attrezza con la tecnologia per vederla sotto la doccia. E invece si tratta di reato”, ha così concluso la Commissione toscana per le pari opportunità.

 

 

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