Addio a Elserino Piol: l’ultimo grande vecchio dell'Olivetti

Elserino Piol, quando venne a trovarmi al ministero di Di Pietro

Di Giuseppe Vatinno
Elserino Piol (foto Lapresse)
Cronache

Elserino Piol, addio al grande vecchio dell'informatica italiana

Se ne è andato l’ultimo grande vecchio dell’Informatica italiana, Elserino Piol. Forse il suo nome non è molto noto ai giovani ma ha rappresentato un pezzo fondamentale dello sviluppo tecnologico del nostro Paese. Piol nasce nel bellunese, in quel Veneto industrioso e già un po’ orientale a cui piace lavorare e farlo bene e non importa se si tratta di vini o di chips. Siamo all’inizio degli anni ’30 dello scorso secolo ed Elserino si diploma Perito industriale elettronico, un titolo di studio che allora equivaleva -nell’immaginario collettivo- ad occuparsi di cose di fantascienza o giù di lì.

Elserino Piol, da Olivetti a Omnitel

Inizia la sua carriera nella Olivetti – Bull e si occupa inizialmente di programmazione a schede perforate, l’unico modo che c’era allora per dire ad un computer quello che doveva fare. Il ragazzo ha stoffa e conosce il suo mestiere e così nel 1959 lo troviamo già direttore commerciale dell’Olivetti e non ha ancora compiuto trent’anni. Il suo mantra è “lavoro ed innovazione”, olio di gomito e determinazione nel raggiungimento degli obiettivi.

Negli anni ’60 tesse reti di conoscenze e visione strategica e porta a casa la creazione di Olivetti General Electric. Di quel periodo sono i suoi contatti con gli Usa presso l’Harvard Business School. Torna in Olivetti e si occupa del progetto Elea e nel 1965 lo troviamo direttore marketing e proprio allora viene lanciato il primo computer della storia il Programma 101. Gli anni settanta lo vedono interessarsi dei device periferici, come le stampanti ma anche il fiorente mercato delle telescriventi.

Ma sono gli anni ’80 a designarne la consacrazione definitiva: Carlo De Benedetti lo vuole come direttore generale della Strategia e sviluppo e cosi si giunge ad un risultato storico: Olivetti e AT&T si alleano con l’azienda Usa che compra il 25% di Olivetti immettendo un fiume di capitali freschi.

Negli anni ’90 è proprio Piol a prefigurare il grande sviluppo delle telecomunicazioni, cioè la telefonia cellulare ma anche la nascente Internet. E così fonda Omnitel, ora Vodafone. Sul lato Rete intuisce che sarà il punto di caduta delle telecomunicazioni e cioè che ogni computer sarà collegato agli altri nel mondo e così porta De Benedetti a conoscere Steve Jobs, fondatore della Apple.

Del resto l’Olivetti aveva nella Silicon Valley un proprio presidio di 300 dipendenti. De Benedetti però non capì nulla di quello che stava accadendo nel mondo della tecnologia e deluse le aspettative di Piol dicendo: «Non stiamo a perdere tempo abbiamo cose più serie da fare». Successivamente Piol diviene vicepresidente dell’Olivetti che lascia nel 1996 e da allora si occupa di venture capitalism con focus sulle startup. Finanzia anche la nascita di Tiscali.

Quell'incontro con Elserino Piol al ministero di Di Pietro

Chi scrive ha conosciuto Elserino Piol nel 2006 quando ero Consigliere per le Grandi Opere dell’allora ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro. Incontrai Piol al ministero e mi parlò di un suo progetto di mobilità intelligente con l’utilizzo di un geolocalizzatore da montare sui mezzi di trasporto: una proposta innovativa che lui vedeva fondamentale per il controllo della logistica e la movimentazione delle merci. Poiché in anni giovanili ero stato anche io un manager dell’Olivetti fu più facile per lui il contatto con le Istituzioni.

Apparentemente burbero, nascondeva una insospettata ironia. Quando espressi qualche cauto dubbio sui possibili problemi di privacy mi rispose: “Beh se uno vuole andare dall’amante qualche problema c’è” e si fece una grande risata. Era una persona innamorata del suo lavoro e quando io lo chiamai sbagliando “ingegnere” mi disse che lui non era laureato e che di “ingegnere” ce ne era solo e cioè quello che aveva fatto perdere all’Italia l’occasione di essere una apripista di Internet a causa del fatto che De Benedetti scaricò brutalmente il fondatore dell’Apple.

Gli ricordai che De Benedetti aveva distrutto anche l’informatica italiana vendendo Olivetti prima ai cinesi di Wang e poi agli olandesi della Getronics, insomma fu fatto uno “spezzatino” con il consenso dell’allora ministro dell’Industria Pierluigi Bersani e della CGIL. Ne ho scritto qui 

Lui ascoltò con attenzione con una mano appoggiata sul mento, poi si rabbuiò, fece una smorfia allargando le braccia e disse: “Dottore, lasciamo stare, occupiamoci del futuro”.

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