“La strage di Napoli? Figlia del patriarcato”: la tesi di Perrino a Ore 14

Il caso del duplice omicidio a Sant'Antimo: l'intervento del direttore di affaritaliani.it, Angelo Maria Perrino, a "Ore 14"

di Eleonora Perego
da sinistra a destra: Maria Brigida Pesacane.
Raffaele Caiazzo,
Luigi Cammisa 
 
Cronache

Cognati uccisi a Napoli, Perrino a Ore 14: “Strage figlia del patriarcato”

Violenza di genere, ma anche violenza in famiglia: non solo il terribile delitto di Giulia Tramontano, ma anche il duplice omicidio a Sant’Antimo, nel napoletano, dove il 44enne Raffaele Caiazzo ha ucciso genero e nuora, sospettati di intrattenere una relazione alle spalle dei due rispettivi coniugi, figli dell’assassino.

Una tesi, questa, fermamente smentita dai familiari delle vittime e dell’uomo, che arrestato avrebbe confessato l’omicidio del genero. Ma cosa ha spinto Caiazzo a scagliarsi con tale ferocia contro i coniugi dei propri figli? È bastata davvero la sola convinzione che i due avessero una relazione clandestina?

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Il direttore di Affaritaliani.it, Angelo Maria Perrino, ne ha parlato nella puntata odierna di "Ore 14", condotta da Milo Infante su Rai Due. “Lo ha voluto fare per una questione di potere. A lui sfuggiva la situazione, e questo è un atteggiamento tipico del pater familias, di chi si mette a capotavola, che è possibile riscontrare soprattutto in alcune aree del Sud. Un atteggiamento patriarcale e ‘tribale’”. Non vuole essere “un’accusa razzista – precisa il direttore Perrino – perchè io sono meridionale. Questo status ha un nome: anomia, che vuol dire assenza di norme. Lui non aveva autorevolezza, ma voleva autorità, un’autorità che però si basava sul nulla”.

Da qui, ha spiegato Perrino, la drammatica decisione: “Quando ha pensato che il controllo sulla sua famiglia gli era sfuggito, ha colpito per ristabilire il suo potere. Si tratta, peraltro, di un padre inesistente, non provvedeva al sostentamento dei suoi, prendeva il Reddito di cittadinanza. Gli hanno mancato di rispetto, secondo lui, e allora ha agito”.


 

Duplice omicidio nel napoletano, Caiazzo confessa: “Ho ucciso mio genero, poi non ricordo”

Ha confessato solo parzialmente, dunque, Raffaele Caiazzo: ha ammesso, da un lato, di aver sparato e ucciso il genero Luigi Cammisa, ma anche di avere un vuoto di memoria dei momenti successivi, e dunque di non ricordare di avere ammazzato anche la nuora, la 24enne Maria Brigida Pesacane.

Nel corso del lungo interrogatorio reso alla Compagnia dei Carabinieri di Giugliano in Campania al pm Alberto Della Valle, l’uomo ha ribadito la propria tesi: da qualche tempo sospettava che tra i due cognati vi fosse una relazione, e di averlo detto anche ai due figli, coniugi delle vittime, che però lo avevano accusato di inventarsi tutto e di essere un "rovina famiglie". Caiazzo inoltre ha raccontato che il figlio Alfredo lo aveva minacciato di non fargli più vedere i nipoti, in particolare il maschietto cui il nonno era particolarmente legato, se avesse continuato con l'ossessione della relazione tra i cognati.

Omicidio di Senago, Perrino a Ore 14: “Negare la premeditazione urta contro buon senso ed evidenza”

A Ore 14 si è parlato anche dell’omicidio di Giulia Tramontano, uccisa con 37 coltellate dal fidanzato Alessandro Impagnatiello. Da chiarire definitivamente l’esistenza o meno dell’aggravante della premeditazione.

“Alla luce di tutti gli elementi mi domando: che cosa doveva accadere di più perché il giudice non negasse la premeditazione? È sconcertante la decisione; nel dubbio avrebbe dovuto almeno seguire la procura! Negare la premeditazione urta contro buon senso ed evidenza”. Un altro rilevante tema, che continua a tenere banco, è la possibilità di considerare quello di Giulia e del bambino che portava in grembo come un duplice omicidio, invece che di omicidio e di interruzione di gravidanza senza consenso.

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Un’ipotesi che necessita di riconoscere il feto di sette mesi come “uomo”, dotato di capacità giuridica (che secondo la legge si acquisisce con la nascita, ndr). Per il direttore Perrino non ci sono dubbi: “I morti sono due. Anche la premier Giorgia Meloni non ha avuto dubbi, quando ha dedicato una lunga riflessione a questa vicenda in quanto madre. "C’è una questione di diritto molto delicata: I giuristi di sinistra sono preoccupati che riconoscendo una persona nel feto si possa mettere a rischio la legge sull’aborto. Caracollano perché, stabilito il principio che il feto era un uomo, si può tornare indietro e dire che l’aborto è un delitto”, spiega Perrino

Delitti efferati, compiuti perlopiù in contesti familiari: “Ormai queste tristi vicende si susseguono al limite, mi viene da pensare: quando i procuratori generali, i prefetti e i questori fanno il bilancio annuale della criminalità e dicono che è in calo, la mia percezione è diversa. Siamo così emotivi? Perciò mi chiedo i conti come li fanno? Ci fidiamo di queste statistiche?”, conclude il direttore Perrino.

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