Latina, accetta un passaggio e viene stuprata: "Nuda per ore al freddo"
Violentata una donna residente nella zona di Priverno dopo aver chiesto a un conoscente tunisino di accompagnarla a casa
Latina, le offre un passaggio e poi la violenta. Arrestato 22enne conoscente della vittima
"Gli ho chiesto un passaggio per tornare a casa, ma lui mi ha violentata". Inizia così il racconto choc di una donna residente nella zona di Priverno, paese sui monti Lepini in provincia di Latina, che la tarda sera del 1 novembre si è imbattuta in un ragazzo magrebino cui aveva chiesto la cortesia di accompagnarla, e che in pochi minuti si è trasformato nel suo aguzzino.
Lei sale sulla macchina del giovane - un muratore 22enne senza precedenti penali che dal 2022 risulta avere un regolare permesso di soggiorno per motivi di lavoro - ma raggiunto un luogo isolato lui la fa scendere e con la forza la trascina in un casolare dove inizia a violentarla. Attimi d’inferno per la 31enne che, però, riesce a divincolarsi e a scappare.
I medici che hanno visitato la ragazza - accertando la violenza subita - hanno riscontrato anche un trauma cranico, contusioni ed escoriazioni dimettendola con una prognosi di dieci giorni. Al termine degli accertamenti medici, il soccorritore ha poi accompagnato la 31enne dai carabinieri della stazione di Priverno per sporgere denuncia.
LEGGI ANCHE: Processo Grillo Jr, il giorno decisivo. Silvia: "Mi hanno violentata tutti"
"Era un conoscente. Avevo fretta di tornare da mia figlia. Ho accettato il passaggio. E ho sbagliato. Ma solo per questo è stato giusto subire tutto ciò?" Affida il suo sfogo ai social la donna violentata. "I suoi urli, la sua violenza carnale, i suoi pugni in testa…ho reagito nel momento in cui ero sicura di non sbagliare e di riuscire a scappare. Ho sopportato il freddo nuda sei ore in mezzo alle spine e agli alberi per non farmi trovare, perché mi ha cercata per ore. Quando non mi ha più cercata, e quando sentivo che il mio corpo non si muoveva più perché intorpidito dal freddo e dallo choc, pur di trovare un'scita sicura dove poter chiedere aiuto, mi sono portata avanti al petto tutti gli alberi, rami e spine camminando al buio pesto. Sapete perché? Per tornare da mia figlia! La mia unica ragione di vita".
«E per sei interminabili ore bloccata li - prosegue il post- non ho mai dubitato che sarebbe andato tutto bene. Ho il corpo ricoperto di ferite ma non è stato nemmeno un pizzico rispetto al dolore della lontananza di una madre dalla propria figlia. Non sono io che mi devi vergognare! Ma quell’essere, che credeva che avrebbe schiacciato una donna. Forse è riuscito a farmi del male, ma non conosceva la forza di una mamma. E questa frase la dedico a lui: non ti farò vincere nemmeno un giorno di più regalandoti la mia tristezza o il mio dolore".
Intanto il 22enne incensurato di origini magrebine ha offerto la propria versione dei fatti, negando la violenza e raccontando che si frequentava con la donna da una ventina di giorni appena.