Mafia, il Gratteri-pensiero: "Draghi per oltre un anno non ne ha mai parlato"
"Sono sotto scorta da 33 anni, ma faccio un lavoro bellissimo: nessuno mi può comandare. Non capisco i colleghi che corrono a trovarsi una corrente"
Nicola Gratteri
Gratteri a gamba tesa sulla politica: "Sul contrasto alle mafie stiamo tornando indietro, non posso stare zitto"
Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica a Catanzaro, ha presentato a Fasano il suo nuovo libro, “La Costituzione attraverso le donne e gli uomini che l’hanno fatta” (edito da Mondadori), scritto a quattro mani con Antonio Nicaso, con le illustrazioni di Marta Pantaleo. L’evento si è svolto alla Masseria San Giovanni di Raoul Bova, nel corso della seconda edizione della rassegna letteraria “LibriAmo…tra gli ulivi”, organizzata ottimamente da Laura De Mola del Mondadori Point di Fasano. Nel suo intervento, il magistrato ha toccato vari aspetti del rapporto tra criminalità organizzata, società civile e politica, senza lesinare critiche al governo Draghi.
“Le mafie hanno bisogno dei professionisti, soprattutto per riciclare i soldi, perché richiede competenze tecniche”, ha spiegato Gratteri. “Per mafie e massonerie deviate è più facile controllare il potere locale, quanto più questo viene decentrato in periferia. I CdA sono a gestione locale, con personalità che stanno sul territorio. Se c’è un problema, si conosce qualcuno che può intervenire”.
Rispetto all’espansione delle mafie dal Sud al Nord, Gratteri smonta il luogo comune che individua la causa nel “soggiorno obbligato” dei boss: “A volte è stato per questo motivo, ma più spesso per via dell’abbraccio che c’è stato con l’imprenditoria settentrionale, che ha accolto per ingordigia l’offerta di manodopera a basso prezzo, smaltimento rifiuti irregolare e lavori che costavano più del previsto. La ndrangheta si presenta discretamente, ma con valigie di soldi con le quali compra tutto ciò che è in vendita. È in grado di spostare pacchetti di voti per sindaci, consiglieri regionali e parlamentari”.
Rispetto all’azione di contrasto del governo, Gratteri ha sottolineato che “Draghi non ha pronunciato la parola ‘mafia’ per un anno e due mesi. Una sera sono andato da Lilli Gruber a ‘Otto e Mezzo’ e l’ho detto, specificando peraltro che Draghi si intende di finanza, ma non di contrasto alle mafie. Qualche giorno dopo, Draghi è andato alla dodicesima presentazione delle tavole della DDA a Milano e ha letto due pagine di relazione della DIA sullo stato dell’arte della mafia in Italia. Ma noi dal Presidente del Consiglio vogliamo sapere cosa intende fare per contrastare le mafie, non lo stato dell’arte, che conosciamo già bene! Io non parlerei mai di economia e banche, perché non me ne intendo, ma siccome mi occupo di mafia dal 1986, forse qualcosa la posso dire. Si perdono gli anni e, anziché andare avanti, si approvano norme peggiorative, quindi non posso stare zitto, perché è una questione di coscienza. Altrimenti non avrebbe senso fare questa vita”.
Gratteri: "La polizia giudiziaria italiana è al top nel mondo, ma non contiamo nulla"
Nel corso del tempo la criminalità ha modificato la propria strategia. “Oggi le mafie non uccidono più, perché non ne hanno bisogno. Oggi non c’è più contrapposizione tra famiglie di mafia. C’è spazio per tutti, si può andare in Europa a riciclare, perché il sistema giudiziario è a maglie molto larghe. Non c’è nemmeno una vaga idea di quanta mafia ci sia in Germania: è il paese a più alta densità mafiosa, dopo l’Italia. Le mafie vanno dove c’è il denaro e la Germania è il paese più ricco d’Europa. I grandi cartelli colombiani preferiscono essere pagati in Europa, quindi i soldi rimangono qui. Al problema delle nostre mafie, si aggiunge quello delle mafie sudamericane, che puntano a riciclare qui”.
Contrastare la criminalità a livello internazionale è complesso, per mancanza di omologazione di cultura e procedure. Secondo Gratteri, “in Italia abbiamo una delle polizie giudiziarie migliori del mondo, anche se con meno mezzi rispetto a USA, Germania, Regno Unito e Olanda. Ma sulla capacità intuitiva e la tecnica di indagine, posso affermare con tranquillità che siamo tra i primi due/tre al mondo. Dal punto di vista normativo, però, l’Europa è quasi all’anno zero. È stata istituita di recente la quasi inutile procura europea, che si interessa di truffe all’UE superiori a 10 milioni di euro. Pensate che la sezione di Catanzaro, che ha competenza per Calabria e Basilicata, non ha ancora aperto un fascicolo”.
“In Italia abbiamo tanto know-how, ma nessuna sede di agenzie internazionali come Euro Just, il che’ fa capire che l’Italia conta poco” – ha aggiunto amaramente Gratteri – “Quando ci siamo candidati per ospitare l’EMA, al posto dell’Inghilterra che era uscita dall’Europa, non ci hanno nemmeno risposto: hanno aspettato sei mesi che l’Olanda costruisse un palazzo apposito, mentre noi avevamo il grattacielo Pirelli già pronto a Milano. Un anno e mezzo fa è stata costituita un’agenzia per contrastare la ndrangheta nel mondo: la sede pensate che sia in Italia? No, è a Lione, in Francia. Di queste cose però non parla nessuno, perché si dispiace il manovratore. Io però non ho questi problemi. Vorrei, anzi, che sempre più persone chiedessero conto del perché la mafia sia sempre più forte. Del perché tutti i governi - ma soprattutto l’ultimo, dove c’erano dentro tutti – abbiano varato norme inutili, che non daranno nessun beneficio nella lotta alle mafie. Questo vale anche sul piano dei reati ‘bagatellari’, che incidono sulla qualità della vita quotidiana dei cittadini. In questo momento mancano circa 1.800 magistrati e ne abbiamo 250 fuori ruolo, ma vi sembra normale?! È normale che dei magistrati stiano lavorando come consulenti al Ministero degli Esteri e del Lavoro? Se servono dei consulenti, si prendano dei professori, che costano meno, e si lasci che i magistrati si occupino di scrivere sentenze”.
Nel prendere le distanze dalla politica, Gratteri si descrive come “un decisionista”. Dal suo punto di vista, la mediazione è un’arma a doppio taglio: “Serve, certo, se è per trovare la soluzione migliore. Oggi, però, la mediazione è sempre al ribasso e così non si fanno le rivoluzioni, non si risolvono i problemi degli italiani. Io sono allenato a comandare oltre 3.000 uomini e ho un ufficio come una catena di montaggio. Ogni settimana faccio ricevimento degli ‘ultimi’, quelli che nessuno ascolta, anche 30/40 in un pomeriggio. Di questi, almeno tre da trattamento sanitario obbligatorio ci sono, ma parlo anche con loro. Io che faccio questa vita, che c’entro con la mediazione al ribasso? Ho accettato di fare il consulente gratuito, ma nel contempo facendo il mio mestiere. Per questo tipo di aiuto, sono disponibile, per tutti: sa quanti parlamentari, di ogni orientamento, mi chiamano ogni giorno?”.
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Gratteri: "Così le mafie hanno approfittato del Covid"
Gratteri ha affrontato anche le specifiche problematiche verificatesi durante il Covid, una situazione della quale la criminalità non ha esitato ad approfittava. “Chi lavorava in nero, magari da generazioni, è rimasto senza introiti. Mentre la politica discuteva sul da farsi, il capomafia mandava buste della spesa in queste case. Le associazioni di volontariato hanno fatto tanto per chi aveva bisogno, però c’erano anche imprenditori che, con l’attività chiusa, non riuscivano ad andare avanti e quindi hanno cominciato a svendere ristoranti e alberghi. È successo qualcosa di più sofisticato: talvolta non c’è stato un effettivo passaggio di proprietà tra l’imprenditore in crisi e il nuovo possessore. Il titolare è rimasto lo stesso, rendendo ancora più difficili le indagini sul riciclaggio. Questo però non è una novità assoluta. Quasi sempre, quando vediamo il cartello ‘nuova gestione’ fuori da un locale e dentro c’è l’ex proprietario che ora lavora come dipendente, c’è dietro una storia di usura”.
Infine, Gratteri ha anche parlato della sua vita da magistrato sotto scorta dal 1989, con una media di tre segnalazioni di minacce al mese e possibili attentati anche dall’estero, dei quali si è recentemente occupata l’FBI. Il procuratore non si pente di nulla. “No, non mi sono mai chiesto ‘Chi me l’ha fatto fare?’. Ho fatto il lavoro che più mi piaceva. Il lavoro di magistrato è bellissimo perché sopra la mia testa non c’è nessuno che mi possa comandare. Non riesco a capire i colleghi che corrono a trovare una corrente, un qualcosa, un protettore… Sono molto contento del lavoro che ho fatto. Tornando indietro, forse ci metterei più energia, più attenzione: farei di più, se possibile. Non mi sono mai sentito solo, perché ho l’affetto della mia famiglia e di migliaia e migliaia di persone che credono in me. E io non posso assolutamente pensare di fermarmi, perché per tantissimi sono l’ultima spiaggia. Non potrei tradire la gente”.