Marina Berlusconi: "Giudici senza pudore. Papà perseguitato anche post mortem"

La figlia di Silvio: "Qualcuno crede davvero che abbia ordinato a Cosa Nostra di scatenare morte e distruzione per agevolare la sua discesa in campo?"

Di Redazione Cronache
Marina Berlusconi. Foto Lapresse
Cronache

Marina Berlusconi: "Per mio padre è una condanna a un fine pena mai"

Marina Berlusconi rompe il silenzio e attacca la magistratura per l'ennesima inchiesta su suo padre e il presunto coinvolgimento con la mafia per le stragi del 1993, il nuovo filone di indagine aperto dalla Procura di Firenze e che vede indagato Marcello Dell'Utri. "Ma davvero - si sfoga la primogenita in una lettera a Il Giornale - qualcuno può credere che Silvio Berlusconi abbia ordinato a Cosa Nostra di scatenare morte e distruzione per agevolare la sua discesa in campo del gennaio 1994?". Marina dice che il padre è "perseguitato anche dopo la morte. Non hanno nemmeno il pudore di fermarsi davanti alla sua scomparsa, credo che questo contenga in sé molte delle patologie e delle aberrazioni da cui la nostra giustizia è afflitta". Aggiunge che quello su cui indagano i pm fiorentini è un "teorema strampalato". Che non sopravvivrà, come gli altri, al vaglio dei giudici.

Ma intanto, sostiene, le carte dell'accusa saranno state pubblicate con l’effetto di macchiare la reputazione degli indagati. Secondo Marina così "l’avviso di garanzia serve così solo a garantire che l’indagato venga subito messo alla gogna: seguiranno le canoniche intercettazioni, anche le più lontane dal tema dell'inchiesta".

Leggi anche: Berlusconi, a Dell'Utri cinque bonifici da 90mila euro tra il 2021 e il 2022

Leggi anche: Testamento Berlusconi, è guerra. Da Fascina alla busta non sigillata: i nodi

 

Si tratta - prosegue Marina a Il Giornale - di "un meccanismo diabolico, questa tenaglia pm-giornalisti complici, che rovina la vita ai diretti interessati ma anche condiziona, e nel caso di mio padre si è visto quanto, la vita democratica del Paese, avvelena il clima, calpesta i più sacri principi costituzionali". Marina aggiunge che questa è "una condanna a un fine pena mai" anche senza una prova, anche senza una sentenza, anche dopo la vita stessa. La scomparsa di mio padre non ha mutato nulla". La tesi dei magistrati è che le stragi del 1993, concepite e realizzare quando Totò Riina era in galera, siano servite a "preparare il campo" alla discesa in politica di Berlusconi. Per Marina invece sono la dimostrazione che la "Guerra dei Trent’anni" dei giudici non si è fermata con la morte del padre.

Infine, l’appello: "Perché un Paese in cui la giustizia non funziona è un Paese che non può funzionare. Non m'illudo che, dopo tanti guasti, una riforma basti a restituirci alla piena civiltà giuridica. Ma penso, e spero, che chi ha davvero il senso dello Stato debba fare qualche passo importante. Non dobbiamo, non possiamo rassegnarci. Abbiamo diritto a una giustizia che, come si legge nelle aule di tribunale, sia "uguale per tutti". Per tutti, senza che siano certe Procure a decidere chi sì e chi no".

Tags:
marina berlusconi